Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

La Open Arms sceglie di dirigersi verso le coste spagnole

La scelta dell'ONG dettata dalle minacce di Salvini: «la donna sopravvissuta deve avere piena libertà di rendere testimonianza in condizioni di tranquillità e di sicurezza»

Foto Oscar Camps - Proactiva Open Arms

La Open Arms chiede alla MRCC spagnola di assumere il coordinamento dell’operazione SAR che ieri mattina ha portato al recupero dei corpi senza vita di una donna e di un bambino di pochi anni; e al salvataggio di una superstite del naufragio di lunedì sera.

La richiesta, secondo la nota dell’Ong spagnola, nasce dalla considerazione che l’ipotesi di approdare in un porto italiano (la possibilità di Catania è stata comunicata solo alle ore 23:04 di martedì) presenta comunque molteplici fattori critici. Il primo è costituito dalle dichiarazioni del Ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, che ha definito “bugie e insulti” la documentazione offerta dall’ONG attraverso la pubblicazione delle tragiche immagini dell’area di mare dove è avvenuta l’operazione condotta dalla Guardia Costiera libica.

Risulta incomprensibile, poi, perché la disponibilità iniziale ad accogliere la donna in stato di grave ipotermia non sia stata accompagnata dalla stessa disponibilità per i due cadaveri ritrovati.

Ancora, il reiterato annuncio di una sorta di contro inchiesta o contro versione rispetto alla probabile dinamica dei fatti accaduti lunedì sera, inducono preoccupazione rispetto alla tutela della donna sopravvissuta e della sua piena libertà di rendere testimonianza in condizioni di tranquillità e di sicurezza.

Tutto ciò – aggiunge Open Arms – mentre la Commissione Europea, l’ONU, la Corte Europea dei Diritti Umani e l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri, ribadiscono che la Libia non è in alcun modo un paese sicuro 1.

Per tutte queste ragioni Procativa Open Arms ha deciso di indirizzare le due navi verso le coste spagnole.

Oscar Camps, direttore e fondatore della ONG, a bordo della Open Arms e testimone di quanto accaduto ieri, dichiara: “la guardia costiera libica ha annunciato di aver intercettato una barca con 158 persone a bordo e di aver prestato loro assistenza medica e umanitaria. Quello che non ha dichiarato è di aver abbandonato due donne e un bambino a bordo dell’imbarcazione perché rifiutavano di salire sulla motovedetta. Questa mattina, quando siamo arrivati, ci siamo accorti che una delle due donne era ancora viva, mentre non c’era più nulla da fare per l’altra donna e il bambino, deceduti a quanto pare, poche ore prima del nostro arrivo. Per quanto ancora dovremo combattere con assassini assoldati dal governo italiano per uccidere e torturare le persone che tentano di attraversare il Mediterraneo? Di questo crimine è responsabile la politica di Matteo Salvini

”.

Quello che l’equipaggio dell’Open Arms ha vissuto ieri, così come il tragico aumento delle morti in mare degli ultimi mesi, è senza dubbio la conseguenza diretta della guerra dichiarata alle ONG che si occupano di soccorso in mare nel Mediterraneo, che ha come obiettivo chiaro quello di legittimare le milizie libiche finanziate e addestrate dall’Italia e dalla UE per frenare l’arrivo delle persone che tentano di fuggire in Europa.
Una guerra che nega la difesa dei diritti più elementari delle persone scampate all’inferno della Libia, paese senza un governo stabile e nel quale si perseguita, si incarcera, si ricatta, si stupra, si schiavizza e si uccide con assoluta impunità.

Leggi anche:
I libici ci hanno picchiato, parla la donna sopravvissuta – Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale
Omissione di soccorso o naufragio? Sopravvive solo una donna – Annalisa Camilli, giornalista di Internazionale

* POA è un’organizzazione non governativa che sovrintende ai diritti umani in mare, ha iniziato i suoi lavori di salvataggio a Lesbo (Grecia) nel settembre 2015, dove ha salvato migliaia di persone nel Mar Egeo. Nell’estate 2016 ha ampliato la sua missione nel Mediterraneo centrale, dove ha salvato 15.000 vite a bordo della barca a vela Astral in 4 mesi. Da quando è iniziata la missione nel Mediterraneo centrale, sono state salvate 26.500 persone, 5.000 a bordo dell’Open Arms. Tutto grazie alle donazioni della società civile.

  1. http://www.repubblica.it/cronaca/2018/07/15/news/_migranti_autorizzato_sbarco_a_pozzallo_per_tutti_i_450_salvini_vittoria_politica_-201873536/?refresh_ce