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Lampedusa – Tra detenzione ed accoglienza i conti non tornano

15 mila migranti sbarcati, 5 mila stipati a Lampedusa. 10.000 svaniti nel nulla. Annunciate tendopoli in Sicilia e Puglia sementite da Vendola

Ci sono i profughi e ci sono i clandestini. Ci sono quelli da “accogliere” e quelli da trattenere nell’isola di Lampedusa trasformata in prigione.
Poi ci sono invece quelli da nascondere, quelli scomodi, quelli di cui non si può dire ma che servono ad alimentare l’allarme.

Eppure i profughi vanno accolti, sono 50 mila, li accoglieranno le Regioni, anche se ancora nessuno gli ha visti, o meglio, per tutti ancora non esistono, devono ancora arrivare, sono la minaccia che si sta per abbattere sull’Italia, ancora, dopo quindici anni, a raccontare a se stessa di una invasione permanenente che la perseguita.
I clandestini invece sarebbero lì, sarebbero a Lampedusa, sarebbero anche così tanto vili da dichiararsi libici per trovare protezione, sarebbero così incivili da aver trasformato Lampedusa in un bivacco, mentre è Lampedusa intera ad essere diventata una galera di disperazione per loro e per gli stessi abitanti.

Ma a seconda delle necessità del governo puoi sempre da profugo ritrovarti ad essere clandestino o viceversa: è un gioco di numeri.

Sarebbero 15.000 i migranti approdati dalla frontiera Sud, sono ormai sulla soglia dei 6.000 quelli a Lampedusa, non più di 2.000 sono quelli trasferiti nei CARA (veramente pochi) e nei CIE (già precedentemente saturi e con capienza ridotta per le devastazioni delle rivolte). Sono invece 4 al giorno quelli rimpatriati (per un totale di circa 300)

Dal canto suo il Governo, dopo questo gioco di numeri sugli arrivi, ha iniziato a giocare anche con i numeri dell’accoglienza: 50.000 posti disponibili ma tutti dedicati ai profughi libici (ed assolutamente inarrivabili per i migranti oggi a Lampedusa), tendopoli per circa un migliaio di posti messe a disposizione in strutture della Difesa in Sicilia e Puglia per decongestionare Lampedusa (semntite da Vendola), la nave San Marco (700 posti massimi) sempre per diminuire la pressione sull’isola, circa 2.000 posti a Mineo, nel residence degli aranci, ma dedicati ai richiedenti asilo già presenti nei CARA italiani che, interrompendo percorsi legali e socio-assisitenziali faranno posto ad altri.

Da qualsiasi parte la si prenda l’aritmetica del Ministero ha però un ché di creativo. Così, a seconda delle esigenze ci troveremo di fronte a tunisini già a Lampedusa che si trasformeranno in richiedenti asilo, o sempre gli stessi migranti presenti sull’isola che diventeranno temibili criminali da richiudere nei CIE, oppure semplicemente da mettere lì, in attesa, dentro una tendopoli o un centro improvvisato per poi ricevero un invito ad andarsene possibilmente senza lasciare traccia.

Non ci dispiace certo. Non ci dispiace l’idea che chi rischia di essere espulso o ingabbiato, venga invece messo in libertà, anche se sappiamo che libero non sarà: non di circolare liberamente, non di non doversi nascondere, non di non dover passare per lo sfruttamento per ricavarsi da vivere, non di girare l’Europa delle frontiere.
Ci piace invece l’idea di un diritto d’asilo europeo, non diella distribuzione dei pacchi migranti ma del diritto di chi ha sfidato la frontiera di scegliere dove stare e dove andare.
Eppure questa è la storia di tanti, anzi, forse della maggior parte di quei 5-7 mila che mancano all’appello, la storia di chi attraverso ventimiglia ha cercato di raggiungere la Francia o attraverso il Brennero è fuggito in Germania, con più o meno fortuna. La storia di una ipocrisia che, tra detenzione mascherata da accoglienza e violazione dei diritti mascherata da legalità, si consuma ogni giorno in questo Paese ed ha trasformato l’isola di Lampedusa, nonostante la dignità dei Lampedusani, in un vergognoso scenario di disperazione.

Fermiamoli.