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Rubrica: Confini e frontiere

Messico, un paese insicuro per migliaia di migranti e rifugiati che fuggono dalle violenze in America centrale

Comunicato stampa di Medici senza frontiere

20 giugno 2018 - Migranti e rifugiati in fuga dai soprusi in Honduras, Guatemala ed El Salvador sono intrappolati e soggetti a numerose violenze in Messico a causa delle sempre più severe e spietate politiche di controllo delle frontiere statunitensi volte a dissuadere le richieste d’asilo, è l’allarme lanciato da Medici Senza Frontiere (MSF) in occasione della Giornata mondiale del rifugiato.

“Reclutamento forzato in bande criminali, minacce di morte, familiari uccisi o torturati ed estorsioni sono tra i principali motivi che spingono le persone a fuggire” dichiara Madeleine Walder, coordinatrice dei progetti per i migranti e rifugiati di MSF in Messico.

La scorsa settimana, il procuratore generale degli Stati Uniti Jeff Sessions ha escluso la possibilità di asilo per le vittime di violenze domestiche o di bande criminali, una decisione che chiude di fatto la porta a molti centro-americani in fuga per la propria vita. Nelle ultime settimane, le autorità statunitensi hanno intensificato i procedimenti penali contro chi tenta di attraversare il confine, spingendosi fino al punto di separare forzatamente i bambini dalle loro famiglie.

Di fatto il Messico sta diventando la destinazione finale per migliaia di rifugiati e migranti vulnerabili, esposti a ulteriori violenze da parte di bande criminali che si approfittano di loro.

“Stiamo vedendo una popolazione sempre più intrappolata in Messico. Non può tornare nei Paesi da cui è fuggita per paura della violenza e non riesce a trovare sicurezza negli Stati Uniti poiché l’amministrazione punisce chi cerca di attraversare il confine con misure sempre più dure e crudeli” dichiara Marc Bosch, responsabile per le operazioni di MSF in America Latina. “Siamo allarmati dalla terribile politica di separazione dei bambini dai loro genitori, aggravata dalla recente decisione statunitense di non accettare la violenza di bande criminali e quella sessuale come motivazione della richiesta di asilo”.

I colloqui iniziali dello scorso maggio tra il governo statunitense e quello messicano hanno preso in considerazione la possibilità di far diventare il Messico un “paese terzo sicuro”. Questa misura costringerebbe le persone in fuga a richiedere asilo in Messico, negando loro la possibilità di fare domanda negli Stati Uniti.

Il Messico non è un paese sicuro per le persone in fuga dalla violenza nel Triangolo Nord del Centroamerica

Più di 20.000 migranti o rifugiati vengono rapiti ogni anno nel Triangolo Nord del Centroamerica (NTCA), secondo fonti ufficiali (CNDH). Il 68% dei migranti e dei rifugiati intervistati da MSF nei luoghi di transito in Messico sono stati vittime di violenza. Quasi un terzo delle donne intervistate sono state vittime di abusi sessuali. Le bande criminali centroamericane operano nel sud del Messico e sono responsabili di alcuni degli attacchi contro i migranti.

Un quarto delle consultazioni mediche effettuate da MSF a migranti e rifugiati in Messico sono dovute a lesioni causate da violenza intenzionale. Il 90% delle consultazioni psicologiche di MSF sono legate alla violenza. I nostri pazienti soffrono in particolare di ansia, depressione e disturbo da stress, tutte condizioni che hanno gravi conseguenze sulla salute. Le donne, i bambini e i membri della comunità LGBTQ sono i più vulnerabili a certi tipi di violenza e richiedono misure di protezione specifiche che non sono di fatto in vigore in Messico.

“La grande maggioranza dei migranti che incontriamo sono maschi tra i 15 ei 40 anni, la maggior parte proviene dall’Honduras, poi da El Salvador e Guatemala. Di recente, tuttavia, abbiamo assistito a un notevole aumento, di circa il 20%, di donne, bambini, minori non accompagnati e intere famiglie” afferma Madeleine Walder si MSF.

Gli Stati Uniti d’America e il Messico devono affrontare le loro responsabilità nei confronti delle persone in fuga dalle violenze

Nel 2017, secondo i dati ufficiali dell’Agenzia per i rifugiati delle Nazioni Unite, 108.500 persone nel NTCA hanno fatto richiesta di asilo negli Stati Uniti, mentre solamente 8.700 hanno scelto di intraprendere lo stesso percorso in Messico. Rimanere in Messico non è una via percorribile per molte persone che hanno paura della violenza delle organizzazioni criminali. Lo stallo è particolarmente crudele per i minori, che viaggino da soli o accompagnati.

“Il Messico dovrebbe essere in grado di garantire protezione, assistenza sanitaria e un passaggio sicuro ai migranti e ai rifugiati. Gli Stati Uniti, a loro volta, devono adempiere alle loro responsabilità internazionali e riconoscere a queste persone lo stato di richiedenti asilo e rifugiati”, afferma Marc Bosch di MSF.

Nel 2017, l’entità della crisi ha portato MSF a pubblicare il report “Costretti a fuggire dal Triangolo Nord del Centroamerica: una crisi umanitaria dimenticata”. La situazione oggi si sta purtroppo aggravando, causando ancor più sofferenze su una popolazione già soggetta a orribili violenze nei loro paesi d’origine e nel loro viaggio attraverso il Messico. Inoltre, oggi devono anche sopportare un livello di violenza senza precedenti da parte degli Stati Uniti, dove non solo sono esclusi dalla possibilità di chiedere protezione internazionale, ma stanno anche subendo ulteriori minacce. Le persone in cerca di sicurezza, insieme con i loro figli, vengono detenute in condizioni disumane e rischiano di essere deportate, in completa violazione del principio di non respingimento.

MSF fornisce assistenza medica e psicologica a migranti e rifugiati provenienti da Honduras, Guatemala ed El Salvador che si spostano lungo le rotte migratorie del Messico. Lavoriamo in insediamenti per migranti e gestiamo cliniche mobili lungo le linee ferroviarie e in tre località situate lungo le rotte dei migranti (Tenosique, Coatzacoalcos e Reynosa). Gestiamo anche un centro di assistenza per le vittime di violenze estreme a Città del Messico. Questo centro ha aperto nel 2016 in risposta ai bisogni medico-umanitari delle persone in transito.

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[ 22 giugno 2018 ]
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Photo credit: Anna Surinyach / MSF

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