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da Metropoli

Niente più quote per bulgari e romeni

di Gabriela Preda

BUCAREST – “Bentornata a casa cara Europa”. Parola di Bucarest dove si respira aria di festa in ogni angolo, poiché dal primo gennaio 2007 la Romania, assieme alla Bulgaria, è diventata membro dell’Unione Europea, dopo 17 anni di transizione che hanno fatto seguito a cinque decenni di comunismo e di isolamento. E’ un momento storico, considerato dai romeni il più importante dopo quello del primo dicembre 1918 che segnò la costituzione dello stato unitario romeno. Nelle grandi città del paese ma soprattutto a Bucarest le autorità hanno organizzato spettacoli e festeggiamenti speciali. Il momento più solenne è stato l’alzabandiera Ue nelle sedi istituzionali di tutto il paese.

Ma cosa rappresenterà il primo anno europeo? Nessuno può dirlo con certezza – scrive la stampa romena – ma visto l’euroentusiasmo del popolo (il 68% ha desiderato l’adesione), l’integrazione è paragonabile ad “un arrivo in porto”. Per il premier Calin Popescu Tariceanu, l’integrazione della Romania nella famiglia europea presuppone diritti e obblighi. La maggior parte dei politici si concentra sul valore simbolico dell’evento, considerato doveroso per la “dignità europea del cittadino romeno” messo a “dura prova” negli ultimi anni. Insomma, qualunque cosa succederà d’ora in poi – aggiungono i giornali romeni – a prescindere dalle dispute politiche, una cosa è certa: nessuno può imporre alla Romania una nuova dittattura, i diritti dell’uomo saranno sicuramente rispettati, e la prosperità, tra alti e bassi, sarà sempre più evidente. Prosperità già evidente in alcune regioni della Romania, come quella della capitale Bucarest, dove c’è un ritmo annuo di crescita di oltre il 20%, ma anche nelle zone circostanti le città di Cluj, Timisoara o persino quella di Iasi, capoluogo della Moldavia, la regione che registra comunque il tasso più basso di crescita.

Per il presidente romeno Traian Basescu “il successo è stato possibile perché i 22 milioni di romeni hanno accettato i duri sacrifici della transizione”. L’anticamera dell’integrazione è stata infatti lunga e spesso umiliante per il suo paese ed è durata più di 11 anni. I funzionari europei hanno riconosciuto gli sforzi di Bucarest, soprattutto nella lotta alla corruzione e nella riforma del sistema giudiziario. Il paese ha registrato inoltre buoni risultati nel garantire una stabilità e crescita economica. Gli investimenti sono sempre maggiori e c’è molta gente che vive bene, anche se in tanti guadagnano ancora somme che si aggirano intorno ai 350 euro.

Una particolarità: proprio in questi giorni la Romania è diventato il primo paese dell’ex blocco sovietico a condannare esplicitamente il comunismo. Il capo dello stato ha presentato infatti un rapporto che rende omaggio alla memoria delle vittime e punta il dito contro le persone che hanno ricoperto o ricoprono ancora cariche importanti. Il rapporto non chiede alcun rinvio a giudizio, ma “si tratta di principi di giustizia morale, poiché durante il comunismo fino a 2 milioni di romeni sono stati assassinati o deportati in campi”.

Intanto, come è noto, dal primo gennaio per tutti i romeni e i bulgari che vivono all’estero è in vigore il principio di libera circolazione negli stati dell’Unione europea. Inoltre, in quanto comunitari, i cittadini di questi due paesi non possono essere espulsi se non per motivi di sicurezza. Per quanto riguarda l’accesso al mercato del lavoro, il governo italiano ha deciso di avvalersi, per un anno, di un regime transitorio: questo però non vale per i lavoratori domestici e di assistenza alla persona; per gli edili, i metalmeccanici, agricoli e albergheri; per il lavoro dirigenziale e altamente qualificato; per i lavoratori stagionali. Per tutti questi settori è prevista l’assunzione diretta.

Per tutti gli altri settori produttivi, una circolare congiunta dei ministeri dell’Interno e della Solidarietà sociale spiega la nuova procedura. Non sono previste quote e decreti flussi: il datore di lavoro dovrà spedire allo Sportello unico, tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, una richiesta di nulla osta su un apposito modulo disponibile sul sito del ministero dell’Interno e su quello della Solidarietà sociale.