Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da "Ravenna&dintorni" del 14 febbraio 2008

Ravenna – Il consiglio comunale si allarga

Approvata la modifica allo Statuto per eleggere i due consiglieri aggiunti

Dal punto di vista politico, per chi ricorda come andarono le cose nel 2003, quando fu approvata la prima Rappresentanza (un organismo più “soft”, che non implicò modifiche allo Statuto), balza agli occhi innanzitutto la posizione dell’opposizione. Se allora ci furono divisioni interne alla Cdl e alcuni consiglieri di minoranza lasciarono addirittura l’aula, nel 2008 il panorama è assolutamente mutato. Innanzitutto, benché siano intervenuti tutti i capigruppi (la seduta del consiglio è durata quasi sei ore), dai banchi dell’opposizione è giunta una voce univoca. Come dice la convenzione di Strasburgo, tutto il consiglio comunale considera giusto che i cittadini stranieri abbiano una rappresentanza. Il problema riguarda quindi la forma scelta dalla giunta. La minoranza avrebbe preferito una consulta i cui membri fossero nominati dalle associazioni presenti sul territorio che facesse da tramite tra istituzioni e residenti e non una nuova istituzione, come di fatto sono i consiglieri aggiunti. La maggioranza ha invece optato con convinzione per un organo eletto “universalmente” da tutti gli aventi diritto e che non possa in alcun modo rappresentare un legame con i governi dei paesi di provenienza dei migranti (considerando che non sempre si tratta di governi democratici).

Un progetto, quello dei consiglieri aggiunti, nato in stretta collaborazione, del resto, con gli attuali membri della Rappresentanza, come è emerso chiaramente dal discorso dell’attuale vicepresidente della Rappresentanza, Sokol Palushaj a Palazzo Merlato. Ciò che invece è stato accolto delle richieste dell’opposizione e di LpR in particolare è la presenza di alcuni membri delle associazioni accanto agli eletti per garantire anche ai cittadini comunitari una forma di partecipazione alla Rappresentanza.

Rispetto al testo originale della delibera e a quanto adottato in molte altre città (Roma, per esempio), a Ravenna i consiglieri aggiunti non costituiranno un gruppo consiliare e non godranno di tutti i privilegi a esso connesso (sede, segretaria, fondo spese). Non avranno accesso a tutti gli atti, non potranno presentare odg o delibere a titolo personale, ma solo tramite l’intera Rappresentanza. Inoltre, non riceveranno l’intero gettone di presenza quando parteciperanno ai consigli, ma il 70 percento di quanto percepito da un consigliere ordinario. Insomma, quella uscita dal consiglio di giovedì 7 febbraio è una delibera molto “ammorbidita” rispetto a quella originaria. Non a caso all’assessore Ilario Farabegoli è stata da più parti riconosciuta la disponibilità al dialogo. Soprattutto, quello che ha voluto evitare l’assessore all’immigrazione, è stata una strumentalizzazione che mettesse a repentaglio l’intero progetto viste forse anche le recenti polemiche in tema di moschea. I migranti sono un tema politicamente “sensibile”. Che nei mesi ha creato più di una fibrillazione anche all’interno della maggioranza (non si spiega altrimenti lo “sconto” sul gettone di presenza) che di fatto si è divisa al momento del voto. Se alla fine, in seno al Pd o Ulivo si sono riappianate tutte le divergenze, il Pri ha optato per l’astensione e ha addirittura votato insieme all’opposizione l’emendamento di Ancisi che chiedeva di eliminare completamente il gettone di presenza, ritenuto illeggittimo. A convincere l’edera non è bastato nemmeno il tentativo in extremis del Sindaco che ha introdotto un emendamento (approvato) in cui si smorzano i toni degli articoli relativi all’elargizione del contributo, che di fatto diventa una “possibilità” e non un obbligo. E non poteva bastare, se si pensa a ciò che ha dichiarato il capogruppo del Pri. Paolo Gambi ha infatti lamentato la mancanza di un vero dibattito politico sulle modalità e il modello di integrazione e ha comunque ribadito come su temi come questi bisognerebbe aspettare una legislazione nazionale per evitare situazioni di ulteriore discriminazione all’interno dello stesso Paese.

Federica Angelini