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Semplificate procedure di ingresso dalla Moldavia – Vero solo in parte

a cura dell' Avv. Marco Paggi

Una recente news d’agenzia titolava “visti più facili per i cittadini moldavi”.
Leggendo però il testo della nota si evince che questo titolo ottimistico non ha ragione alcuna di essere.
In effetti la notizia vera è che Unione Europea e Moldavia, in data 10 ottobre 2007, hanno firmato un accordo a Bruxelles che di fatto renderà più facile l’esecuzione dei provvedimenti di espulsione verso la Moldavia. L’accordo regola infatti la collaborazione tra autorità moldave e paesi membri dell’Unione Europea nell’ambito della procedura di espulsione e di riammissione.
Si parla di accordo di riammissione perché quello siglato non riguarda soltanto i cittadini della Moldavia ma riguarda anche l’eventuale riammissione nel territorio della Moldavia, e quindi, l’impegno delle autorità di questo paese a garantire cooperazione in relazione anche a cittadini di altri paesi che posseggano documenti di soggiorno della Moldavia, o che si possa verificare abbiano risieduto legalmente in quel paese.
L’accordo riguarda quindi i cittadini di quel paese e non, che possono più agevolmente essere espulsi verso la Moldavia in base alla cooperazione garantita dalle autorità.

Questo è il contenuto concreto ed effettivo dell’accordo, che parla anche di visti di ingresso e di facilitazione nel loro rilascio per i cittadini della Moldavia. Non si parla però dei visti di ingresso per lavoro, dei visti di ingresso per ricongiunzione familiare, o per attività duratura di studio, quindi di quelli che interessano la quasi totalità degli immigrati.
Si fa riferimento invece, questo è quanto regolamentato dall’accordo tra Unione Europea e Moldavia, firmato il 10 ottobre scorso, di visti di breve periodo: per turismo o per attività assimilate come visita, partecipazione a brevi manifestazioni sportive o a brevi stage o periodi di studio.
Se facciamo eccezione per i visti di breve durata, che interessano una categoria molto rarefatta di persone, la questione principale, cioè quella della lunghezza dei tempi per i cittadini della Moldavia nell’ottenimento di visti di ingresso, quelli che servono a chi emigra per lavorare o per farsi raggiungere dai familiari o raggiungerli in Italia, la situazione rimane inalterata.

Il motivo per il quale l’accordo riguarda solo la riammissione degli espulsi e i visti di ingresso per breve periodo è molto semplice: le norme comunitarie consentono alle istituzioni comunitarie, per il momento, di occuparsi solo dei cosiddetti visti Schengen, ovvero dei visti di breve periodo, mentre invece per i visti ordinari, finalizzati al rilascio di un permesso di soggiorno duraturo, permane la competenza esclusiva delle legislazioni di ogni singolo Stato membro, e quindi l’Unione Europea non avrebbe, nemmeno volendo, la possibilità di negoziare alcunché.

In effetti il problema relativo ai visti di ingresso dei cittadini della Moldavia è un problema che non dipende dall’autorità e dalle istituzioni di Bruxelles, quanto dalle singole autorità nazionali.
In particolare è giusto far notare che il problema, per i cittadini moldavi, si è notevolmente aggravato a seguito dell’ingresso della Romania nell’Unione Europea, e non certo per colpa delle autorità rumene, ma semplicemente per il fatto che con l’ingresso della Romania si è assestata al confine con la Moldavia una frontiera dell’Unione Europea.
I cittadini della Moldavia, abituati ad andare a richiedere e a ritirare, dopo molto tempo, il visto di ingresso presso il consolato di Bucarest, ora hanno un ulteriore problema da affrontare, cioè, la richiesta di visto per poter entrare in Romania, con pagamento dei diritti relativi, per poter, accedere fisicamente al consolato italiano di Bucarest.
La soluzione più semplice sarebbe quella di istituire un consolato italiano a Kisinau, la capitale della Moldavia, e quindi di consentire ai cittadini della moldavi di espletare le pratiche per il visto di ingresso per lavoro o per ricongiunzione familiare direttamente nel proprio paese, come si considera normale. Tutti siamo più o meno abituati a rivolgerci a un consolato di un paese straniero all’interno nel nostro paese. Per i cittadini moldavi non è così perché è sempre stato necessario recarsi in Romania. Questo comportava comunque un disagio: i tempi di viaggio e la permanenza durante il tempo di attesa nelle adiacenze della sede consolare di Bucarest e quindi con spese a carico degli interessati facilmente intuibili, oltre che tempi di attesa comunque lunghi e difficilmente giustificabili di per sé.
A questo si aggiunge l’ulteriore adempimento necessario per la richiesta del visto per poter entrare in Romania, per richiedere poi un visto per l’ingresso in Italia.
Rispetto a quella che è una carenza non soltanto italiana, infatti, sono solo due i paesi che hanno le proprie sedi consolari a Kisinau.
La soluzione più sensata, che consisterebbe nell’aprire una sede consolare nella capitale moldava, non ha ancora una prospettiva di breve periodo.
Un’altra news d’ agenzia commenta l’intenzione dichiarata dal sottosegretario agli Esteri Bobo Craxi, di aprire una sede consolare, ma sembra che questo non avvenga nell’immediato futuro, si parla di “dotarsi delle misure organizzative di ristrutturazione della rete diplomatico consolare nel corso del 2008”, poi rimane da vedere quando si passerà ai fatti concreti. Nel frattempo il sottosegretario agli esteri Bobo Craxi annuncia la possibilità di utilizzare un common application center, una struttura attiva a Kisinau di cui fanno già parte attiva l’Ungheria, l’Austria e la Slovenia e, dal gennaio 2008, quando l’Ungheria comincerà ad applicare totalmente il trattato di Schengen, si potrà stipulare un’intesa bilaterale per affidare la competenza sui visti per l’Italia al consolato ungherese a Kisinau.

Non è facile comprendere se anche questa operazione potrà svolgersi agevolmente in tempi brevi.
Per il momento i cittadini moldavi subiscono un ingiustificato disagio dovendosi recare in un altro paese per chiedere un visto di ingresso per l’Italia, e quindi, dovendo chiedere due visti anziché uno solo, con costi di viaggio e di permanenza all’estero.
Purtroppo non abbiamo la possibilità di prospettare a breve una soluzione migliore se non quella di attendere che la rete consolare venga ristrutturata e che si destinino risorse all’apertura di un consolato a Kisinau.
Certo è che, se è vero che l’ingresso nell’Unione Europea della Romania ha complicato le cose per i cittadini moldavi, le ha invece semplificate per i cittadini rumeni.
A questo proposito auspichiamo una soluzione più breve per la vicenda che potrebbe ragionevolmente consistere nell’impiego del personale che svolgeva attività presso l’ambasciata rumena e che oggi, a fronte dell’ingresso della Romania nell’UE, potrebbe essere impiegato nell’apertura di una rappresentanza consolare in Moldavia.

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