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Estamos en marcha: il crocevia delle Canarie

E’ strano osservare le Canarie dalla terrazza del porto turistico della spiaggia di Los Cristianos (Tenerife), luogo scelto per far approdare i cayucos.

Sei invitata a un calcolato spettacolo mediatico.. Non devi strappare informazioni, non devi nasconderti per fotografare..la polizia locale ti apre i cancelli, ti suggerisce l’angolatura migliore per immortalare la sofferenza dei volti. Tutto quello che serve, che devi sapere è lì comodamente servito. La stampa si ferma agli sbarchi o meglio “al messaggio strategico” da comunicare al mondo.

di Ilaria Scovazzi, Arci

In principio è disorientante, soprattutto se sei abituata al “segreto di Stato” con cui devi confrontarti in Italia quando si parla di CPT e delle relative politiche, poi, lentamente, addentrandoti nel crocevia del dopo sbarco, il senso di quello che vedi si chiarisce e il disorientamento si trasforma in oggetto politico di ragionamento.

La lettura dell’organizzazione della detenzione spagnola e dell’espulsione rende più esplicita la politica che la Spagna e UE stanno conducendo intorno ai 9.000 sbarchi, reclamizzati così dettagliatamente e insistentemente.

La versione spagnola della detenzione si basa su pochi ma chiari capisaldi: 40 giorni di detenzione, utilizzo di luoghi e strutture militari (caserme, ex carceri, o tende in zone militari: totali posti 4.950), gestione esclusiva dell’esercito e della polizia, trattenimento per 72 ore alla questura de Playa Las Americas a Tenerife (posti totale 700- 800) per l’organizzazione del piano di smistamento e dell’identificazione, ruolo della Croce Rossa “limitato” alla schedatura dei detenuti con “la nobile scusa” di tranquillizzare le famiglie nei paesi di provenienza, ma con l’obbligo dato dalla convenzione con il Governo Centrale di consegnare le informazioni, ritenute “più veritiere “ al data-base centrale di Madrid per l’incrocio e la verifica delle identificazioni compiute dalla Gurdia civile.

Lo scacchiere della detenzione si completa con voli quotidiani verso la Penisola ( 5000 deportazioni in 3 mesi, alla volta di altri CEI spagnoli); voli interni alle isole, voli di rimpatri in Marocco e a Dakar (700 persone il 30 maggio) e Guinea ( 36 persone il 31 maggio).

Proprio i due voli verso Dakar con a bordo circa 700 immigrati, operazione abilmente preparata dalla stampa locale con l’affermazione di Consuelo Ruimi (ministero dell’immigrazione di Madrid) che l’80% degli immigrati approdati alla Canarie provengono dal Senegal, sono i primi segni tangibili della grande marcia” della Spagna e dell’Unione Europea verso l’Africa in nome della lotta contro l’immigrazione clandestina e del terrorismo. Seguire le traccia della marcia della Spagna con l’appoggio economico e logistico del Unione Europea è meno complicato, se si paragona al silenzio stampa sugli accordi con la Libia, l’Albania e con altri paesi del Nord Africa ed est europeo che l’Italia ha siglato negli anni..

La cornice della marcia si chiama Piano Africa presentato il 25 maggio 2006 a Madrid in un tavola rotonda con i ministri degli Esteri di 8 paesi dell’Africa centrale e occidentale sulla lotta contro il terrorismo.( le dichiarazioni della tavola rotonda sono significativi: “dal crogiolo dei terroristi nasce la mafia del traffico degli essere umani”).
Il piano africa significa apertura di 10 ambasciate spagnole con partenza Dakar e il coinvolgimento progressivo di sei zone interessate al transito dei migranti verso le nuove rotte dell’immigrazione, (Senegal, Capo Verde, Gambia, Guinea-Bissau, Guinea e Niger), visto che la militarizzazione mista delle spiagge e coste marocchine, l’attività del centro di detenzione, riammissione e di “ridistribuzione” dei migranti a El Ayoun, gli accordi bilaterali ed economici e, infine, i 120 milioni di euro investiti nel 2001 da Ue per il potenziamento del Sive hanno reso più “complicata” la vecchia rotta dal Marocco.

L’obiettivo del piano Africa è sottoscrivere con i paesi elencati degli accordi di riammissione, definiti di seconda generazione, degli immigrati come quelli già conclusi con Marocco, Algeria, Mauritania e Nigeria. Accanto al piano Africa Madrid lancia e realizza il MAP, una struttura di rappresentanza stabile spagnola a Bamako con l’obiettivo di allargarsi in Niger e dintorni (nella presentazione del Map si legge che il Mali e il Niger hanno così forti somiglianze e similitudini che non si prevede la necessità di una doppia sede di rappresentanza…).

L’operazione dell’infrastruttura della presenza spagnola in loco sembra una mossa preventiva (per portarsi avanti con i lavori… visto che Consuelo Rumi afferma che il traffico degli esseri umani non si fermerà certamente e che l’area di preoccupazione della spagna arriva fino a Capo di Buona Speranza) in attesa che l’Unione Europea organizzi e traduca in operatività la sua partecipazione alla Marcia (prevista per giugno 2006).
Il 24 maggio 2006, sotto sollecitazione di Madrid, il commissario per la giustizia e la sicurezza Franco Frattini ha sottolineato che l’immigrazione illegale “non riguarda solo la Spagna ma è un problema che coinvolge l’Europa”. La Commissione, quindi, per risolvere il problema e offrire assistenza alla Spagna, ha elencato 15 misure d’intervento sostenute dai 25 Stati membri, alcune delle quali già applicate in altri paesi come l’Italia e Malta.

La Commissione stanzierà fondi per permettere la sperimentazione di un sistema di sorveglianza marittima elettronica per migliorare il controllo delle coste ( tradotto ampliamento del SIVE in altri tre punti della costa di Fuerteventura, che un simpatico capitano della guardia costiera ci indica sul computer di bordo dell’imbarcazione di salvataggio marittimo), già durante le prime settimana di giugno; la sperimentazione in due fasi di un pattugliamento aeree e navale misto in acque territoriali della Mauritania. Inoltre i 25 hanno deciso di finanziare dei centri di accoglienza ( così li chiamano loro… non mi sentirei falsa e tendenziosa se li ribattezzo centri di detenzione, visto anche che l’esercito spagnolo oltre che a costruirli fa la formazione per la gestione) in Mauritania ( Naudibou) e in Senegal ( Dakar) per i immigrati fermati ( per mettere un po’ di ordine nell’uso del linguaggio della Commissione.. utilizzerei la parola respingimento) in mare e rimpatriati prima del loro arrivo alle Canarie.
Prima di andare a indagare gli strumenti tecnici che l’UE vuole mettere in campo per sperimentare il respingimento in mare, sempre in nome della sicurezza, mi sono chiesta quali fondi stanziati? La risposata si trova sempre il 24 maggio in una proposta approvata a Bruxelles di modifica della ridistribuzione e destinazione dei fondi del FER ( fondo europeo per i rifugiati).
Leggere le dichiarazioni di Frattini, con la memoria e il pensiero politico ancora legata alla vicenda di via Lecco a Milano, ti inquieta. “ I fatti del mese (maggio) avvenuti alle Canarie, Malta e Lampedusa, ossia l’arrivo massiccio di sudanesi richiedenti asilo politico, hanno messo in grave difficoltà la capacità di accoglienza e di risposta degli Stati Membri, L’Ue ha l’obbligo di offrire a questi stati membri una assistenza rapida e facile per la messa in opera delle misure d’urgenza. La proposta di modifica si avvale anche di un supporto finanziario di un programma di attività per la cooperazione, presentata il 17 febbraio 2006, fra gli Stati europei in materia di asilo. Questa nuova frontiera dell’utilizzo del fondo FER nel 2008- 2011 sarà di 628 milioni di euri
Mentre leggevo le dichiarazioni, mi sono venute in mente tre cose: una banale e anche stupida ma l’80% dell’immigrazione alla Canarie non era senegalese? La seconda: la risposta della Croce Rossa provinciale di Tenerife e Fuertaventura alla nostra domanda specifica sulle richieste di asilo politico: nessuno fa domanda e poi, a registratore spento, nessuno da l’informazione della procedura… La terza: i ricordi degli sbarchi di Lampedusa e i dati sulle richieste di asilo politico che vengono fatte e analizzata e concesse in Italia…percentuali tragicamente ridicole… Ancora una volta le politiche dell’immigrazione , o meglio il teatrino dell’assurdo, si colora della retorica e della demagogia buonista.
Comunque sia, con una copertura del 50% dei costi ( circa 10 milioni di euri per la prima fase), lo strumento che l’UE affiancherà al piano Africa è l’Armada, come la chiamano ii giornali spagnoli. Dicesi Armada 5 navi, 5 elicotteri e 1 aereo d’appoggio, che coinvolgerà operativamente Italia, Francia, Grecia, Germania, Danimarca, Inghiliterra, Olanda, coordinata da Frontex ( agenzia di controllo delle frontiere esterne) con base logistica alle Canarie.
L’armada farà le prove generali da giugno a settembre nelle acque territoriali del Marocco, Mauritania, Senegal, Capo Verde e poi nel 2007 fino in Gambia, Guinea Bissau. Obiettivo, a questo punto, sostenere e implementare il lavoro dei respingimenti in mare…, con buona pace della massiccia invasione dei famosi sudanesi e in memoria della Cap Anamur ( 2004)
Dunque Piano Africa, Armada, e infine gli accordi bilaterali di seconda generazione ( articolati in tre capitoli strettamente congiunti 1) riammissione e quote fissate annuali, 2) formazione per la vigilanza delle frontiere e possibilità di costruzione di centri, 3) cooperazione di sviluppo). E allora …mi sono detta leggiamoci questi accordi di seconda generazione, visto che significativi stralci vengono riportati sui giornali spagnoli. 31 maggio incontro con Teyan Kabbah ( presidente della Sierrra Leone) in cui si definiscono i aaa2paletti della negoziazione”: controllo frontiere in cambio di 250,000 euro per il Tribunale Internzionale per i crimini di guerra politici e 750.000 per l’avvio del programma di distruzione di armi leggere sequestrate; 30 maggio firma accordo con Senegal, sospeso dal presidente Abddoulaye Wade, come noto, il 1 giugno dopo i primi voli di riammissione dalla canarie: 20 milioni di euro per laghi artificiali per sostenere il programma REVA ( retour vers l’agriculture), l’entrata nel mercato europeo dei prodotti commerciali e agricoli e gestione del centro di Dakar. Nell’ottica dell’entata nei mari e nel soccorso marittimo altre informazioni interessanti si trovano nel rinnovo degli accordi di pesca con il Marocco e con la Mauritania siglati con l’UE.
In questo scenario è stategico l’incontro fra UE e Africa a Rabat in programma a giugno e la forza che i Governi africani riusciranno a giocare. I 9000 sbarchi delle Canarie, in fondo, senza cinismo, fanno gioco anche all’altra sponda del mercato di Nostra Signora Africa ( tanto più se si legge che i rimaptri dei senegalesi sono stati firmati dal Ministro dell’Agricoltura senegalese..).
E noi? Alla conferenza non governativa di Rabat il 30 – 1 luglio possiamo ancora schiacciare i nostri ragionamenti e pratiche sulla Fortezza Europa, l’esternalizzazione dei centri, i morti in mare , la Libia , Ceuta? E in Italia possiamo valutare come un passsaggio importante il tavolo che il Ministro degli Interni ha aperto per la chiacchera sul superamento tecnico dei CPT? Qualcuno mi dirà mas que nada, da qui bisogna riprendere la nostra marcia, ne sono convita …ma, da quando sono ritornata dalle Canarie ho un dubbio :l’oggetto reale di lotta serrata sono i cpt o gli accordi bilaterali e le politiche europee sui rimprati ?( per curiosità leggete la proposta per i rimpatri che andrà in discussione il 25 settembre a Bruxelles). Lasciando, ovviamente, sullo sfondo, il ragionamento politico sulla democrazia economica e la libera circolazione delle persone.. La domanda che dovremmo porre con forza al Governo, oltre alla chiusura dei centri, come simboli dell’obberrazione giuridica della detenzione amministrativa, non è anche , forse, che politica sugli accordi bilaterali si intende sviluppare? e ancora quale posizione nella specifica materia abbiamo intenzione di tenere nei tavoli con l’Unione Europea ? Oltre il ritiro immediato della nostra nave dall’Armada….

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* Note
Il circuito detentivo per adulti, donne e nuclei familiari di Fuerteventura, Tenerife, Gran Canarie, sostenuto dal Governo centrale spagnolo con 25 euro a persona, è composto da 3 CIE (centro de internamiento de extranjreros ubicati in caserme, ex carceri e gestite dalla polizia): Hoya Frìa (Tenerife), Barranco Seco ( Gran Canaria) ed el Matorral ( fuertaventura), 2 CETI (centro temporaneo di trattenimento gestiti dall’esercito in zona militare): Las Raices (Tenerife) e La Isleta (Gran Canaria). Nomi diversi, gestioni differenti ma funzione identica.

Per i minori non accompagnati la detenzione- accoglienza è di responsabilità esclusiva organizzative ed economica del Governo canario, e si articola in un complesso dispositivo di emergenza per minori (DEMENAC) strutturato in 18 CAME ( centri per minori non accompagnati) gestiti da 3 associazioni e in 6 CAI ( centri di attenzione immediata) con la semplice funzione di prima accoglienza e smistamento nei CAME.

Nella legge spagnola, oggetto in questo periodo di una accesa polemica fra Zapatero e il presidente della CC (colazione canaria), è prevista la possibilità per i minori del rilascio di un permesso di soggiorno con la semplice dichiarazione di aver usufruito per 9 mesi di accoglienza documentata (il simbolismo dei 9 mesi fa pensare alla cultura politica sui temi dell’immigrazione). La Spagna con l’appoggio politico dell’UE stanno ultimando la costruzione di 2 centri per minori in Marocco (nel 2006 a Tangeri e nel 2007 in un sito non ancora identificato, almeno dalle mie informazioni).