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Rubrica: Campagna #overthefortress

Isola di Lesbo: quando salvare vite umane diventa un crimine

Cinque soccorritori volontari arrestati sull’isola greca

Autore: Redazione
Il presidio sotto il Tribunale durante il processo. Foto: Egeocalling

Arrestati per aver soccorso in mare un’imbarcazione in avaria che arrivava dalle coste turche. Sembra incredibile ma succede anche questo sull’isola greca di Lesbo.

Il fatto, gravissimo, è accaduto il 14 gennaio scorso quando tre vigili del fuoco dell’associazione spagnola PROEM-AID (specializzata in situazioni di emergenza con vigili del fuoco, sommozzatori e bagnini di salvataggio) e due soccorritori dell’organizzazione danese TEAM HUMANITY, sono stati arrestati dalla Guardia costiera greca con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
Il processo per direttissima si è svolto il 17 gennaio. Manuel, Julio e Kike di Proem-Aid e uno dei due attivisti danese sono stati rilasciati senza accuse, ma le autorità greche continueranno a indagare sul caso e hanno richiesto 5mila euro a testa come cauzione.
Uno dei volontari danesi, Salam, il proprietario dell’imbarcazione che tentava il salvataggio, dovrà pagare un deposito cauzionale di € 10.000 e non potrà lasciare il paese fino alla sentenza finale che potrà arrivare entro 18 mesi. Salam dovrà recarsi una volta alla settimana alla stazione di polizia.
"L’unica ragione per cui siamo venuti qui, sull’isola di Lesbo, è stata quella di dare una mano. Noi siamo funzionari pubblici, siamo vigili del fuoco, il nostro compito è quello di fornire aiuto alle persone che sono in difficoltà. Dal momento in cui siamo arrivati, ci siamo coordinati con il governo greco e li abbiamo informati di quello che stavamo facendo", ha dichiarato Manuel, uno dei pompieri di Siviglia.
Moltissimi i messaggi di solidarietà che sono arrivati sui social network ai cinque volontari e alle loro associazioni, che dichiarano di voler continuare a svolgere le proprie attività sull’isola.
Qui sotto i links utili e l’articolo pubblicato, prima del processo, sul blog Egeocalling A Lesbo.
- PROEM - AID - Facebook
- Team Humanity

Subito liberi i volontari arrestati a Lesbo

Negli ultimi giorni il Governo Greco ha avviato una manovra repressiva contro i volontari presenti sull’isola di Lesbo. Un’operazione che era nell’aria da tempo. Sono ormai settimane che si susseguono minacce di sgombero ai presidi autogestiti dell’isola, di identificazione e limitazione dell’attività dei volontari indipendenti a Lesbo. Il fatto più grave è accaduto ieri con l’arresto di tre pompieri sivigliani appartenenti al gruppo di volontari spagnolo PROEM-AID e due volontari dell’organizzazione danese TEAM HUMANITY. Tutti accusati di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, saranno processati oggi e rischiano pene fino a 4 anni.

Si tratta di gruppi di soccorritori volontari, dotati di imbarcazioni proprie, arrivati nell’isola negli ultimi mesi per prevenire le centinaia di morti che da mesi si verificano nel silenzio generale in quell’esiguo braccio di Mar Egeo che divide la costa turca dall’isola di Lesbo. Morti e incidenti molto spesso evitabili.

Sono centinaia le persone tratte in salvo dai gruppi di volontari presenti sull’isola, uno sforzo titanico di pura solidarietà purtroppo non sempre sufficiente. 40 le vittime accertate nelle prime due settimane dell’anno. Un’attività portata avanti spesso anche in collaborazione con la guardia costiera e le autorità locali che seppur mal sopportano la presenza dei volontari, negli ultimi mesi non hanno potuto che prendere atto che essi sono la risposta principale e più efficace all’attuale crisi umanitaria. Sono infatti diversi i problemi di ordine politico che rendono le istituzioni locali e internazionali inefficaci di fronte a un fenomeno di proporzioni epiche a cominciare dall’assenza di un mandato dell’ACNUR in territorio greco.

Il presidio sotto il Tribunale durante il processo. Foto: Egeocalling

Ma negli ultimi giorni sembra essere cambiato qualcosa. Oltre agli arresti, un gruppo di volontari è stato fermato perché raccoglieva da una discarica giubbetti di salvataggio per riciclarli in materiale utile alle attività di accoglienza. Altri sono stati identificati sulle spiagge mentre segnalavano alle barche in arrivo un approdo sicuro. Anche a Chios un gruppo di volontari che aveva allestito una cucina autogestita è stato fermato dalla polizia.

La stessa attenzione delle forze dell’ordine non sembra essere riservata ai traffici e i trafficanti della mafia turca, che ogni giorno guadagna milioni di euro mettendo migliaia di vite in pericolo su barche precarie con motori non funzionanti e in condizioni meteorologiche avverse.

Noi a Lesbo ci siamo stati de abbiamo visto che è grazie alla miriade di volontari e piccoli gruppi organizzati che si riesce a rendere questa tragedia umana meno insidiosa e miserabile. Oltre ai gruppi soccorritori che in questi mesi hanno strutturato un sistema tempestivo di intervento di emergenza, i volontari si occupano 24 ore al giorno della distribuzione di coperte di emergenza, acqua e vestiti sulle spiagge, della preparazione di pasti e bevande calde, della distribuzione dei vestiti nei campi di Pikpa, Moria, Kara Tepe e Skala.

La maggior parte sono volontari indipendenti che autofinanziano il proprio viaggio e la permanenza sull’isola attraverso il crwodfunding e talvolta lasciano contributi e donazioni laddove necessario. Altre volte sono sostenuti da piccoli gruppi, collettivi e associazioni.

Una babele di persone libere di paesi, religioni, orientamenti politici diversi che hanno come obiettivo comune prevenire morti evitabili e restituire un po’ di dignità a chi fugge dalla guerra. E rendere questo viaggio assurdo un po’ più umano.

Una solidarietà che evidentemente fa paura, perché è dilagante, contagiosa e libera.

Solidarietà coi pompieri sivigliani e Team Humanity

Subito liberi i volontari arrestati a Lesbo

I volontari e le volontarie italiane tornate da Lesbo.

Caterina Amicucci, Adriana Rosasco, Giacomo Capriotti, Marta Peradotto, Giorgio Lentini, Gaia di Gioacchino, Walesa Porcellato, Roberto Casi

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Galleria fotografica

Il presidio sotto il Tribunale durante il processo. Foto: Egeocalling Il presidio sotto il Tribunale durante il processo. Foto: Egeocalling Il presidio sotto il Tribunale durante il processo. Foto: Egeocalling Il presidio sotto il Tribunale durante il processo. Foto: Egeocalling Il presidio sotto il Tribunale durante il processo. Foto: Egeocalling Il presidio sotto il Tribunale durante il processo. Foto: Egeocalling Il presidio sotto il Tribunale durante il processo. Foto: Egeocalling Il presidio sotto il Tribunale durante il processo. Foto: Egeocalling
[ 19 gennaio 2016 ]
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Europa, Grecia e immigrazione, Immagini, Lesbo, Video
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