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Pozzallo – La nuova Lampedusa?

di Fabrizio Vitagliano

Pozzallo 22.04.2014
Cielo chiuso e aria pesante. Aria di scirocco, vento da sud. Un’aria che dà fastidio alle vie respiratorie, non solo a chi non è abituato. Al Centro di Primo Soccorso ed Accoglienza di Pozzallo i migranti sbarcati nei giorni scorsi sono ancora parecchi. I trasferimenti vanno a rilento e il centro si riempie. All’esterno del centro un uomo ferma la propria auto, parla con qualche ragazzo e gli lancia un sacchetto, mi avvicino e mi gli chiedo cosa contenesse. La risposta: qualche vecchio indumento non utilizzato, scarpe, merendine e succhi di frutta. Perché lo ha fatto, è la mia domanda. La risposta è di quelle che ti aprono il cuore. Ma come? Non lo vedi che sono disperati? Se non ci pensiamo noi che siamo fortunati, chi ci pensa a loro?
Sono le 9.30 e solo pochi migranti sono fuori dal centro, si riparano da una leggera pioggia di fango sotto la tettoia dell’ingresso della zona cargo del porto. Mi avvicino per scambiare due parole, senza insistenza, ma non parlano inglese.

Mi avvicino ad un uomo sulla quarantina, appoggiato alla ringhiera del centro. Ha il viso scavato e numerose cicatrici. Gli chiedo se parla inglese e con un cenno della testa mi fa capire di sì. Gli chiedo quando fosse arrivato, mi risponde sabato scorso (19 aprile ’14 n.d.r.). Dice di essere stato trattato bene, ma vuole sapere solo quando potrà andarsene. La mia risposta non può che essere “I dont’ know”. Gli spiego che in teoria dovrebbero rimanere a Pozzallo al massimo 48 ore, ma non vengono mai rispettate. “Why?” Mi chiede. Rispondo nuovamente “I dont’ know”. In realtà lo so benissimo il perché, ma preferisco non gettare benzina sul fuoco e far aumentare la frustrazione di uomo il cui viso dice più di mille parole. Prima di salutarlo gli chiedo se all’interno ci sono donne con bambini e minori non accompagnati. La risposta è positiva, ma parecchi sono stati già portati altrove. Lo saluto e gli auguro buona fortuna, lui mi ringrazia e mi saluta con un sorriso.

Pozzallo 23.04.2014
La primavera non sembra voler arrivare a Pozzallo. Cielo grigio e pioggia a tratti. Al Centro di Primo Soccorso e Accoglienza gli operatori di Medici Senza Frontiere, l’unica ONG di stanza a Pozzallo, stanno andando in pausa pranzo e decido di fermarli per fare due chiacchere. Gentilissimi, accettano di buon grado.
La prima domanda riguarda gli ultimi sbarchi e mi confermano che verso le 21 di ieri (giorno 22.04.2014 n.d.r.) è avvenuto l’ennesimo sbarco. Il flusso è continuo, nonostante le condizioni meteo avverse. Tuttavia non si tratta del solito sbarco in quanto, contrariamente agli ultimi salvataggi, il barcone con circa 200 migranti è stato intercettato a pochissime miglia dal porto di Pozzallo. Come è possibile che un barcone con 200 persone riesca ad attraversare il cordone fatto di pattugliatori della guardia costiera e mezzi militari? La domanda la porgo a me stesso e agli operati di Medici Senza Frontiere. Il silenzio è stata la miglior risposta.

E riguardo gli sbarchi dei giorni scorsi? Mi confermano che in parte sono stati trasferiti a Comiso e in altre strutture del ragusano di nuova apertura e in parte sono scappati. Nel Centro rimangono circa 80 migranti e i 200 sbarcati ieri sera che al momento non possono uscire dal Centro in quanto non ancora sottoposti alle procedure d’identificazione. La gran parte dei minori stranieri non accompagnati, numerosi secondo le informazioni raccolte, sono scappati. Nessuno sa dove.
I duecento sbarcati ieri sono quasi tutti eritrei, sono presenti numerose donne con bambini e qualche minore non accompagnato.

Nonostante rimangano a Pozzallo circa 80 migranti sbarcati nei giorni scorsi, mi confermano che le procedure di identificazione sono state velocizzate, e che la permanenza dei migranti a Pozzallo è drasticamente diminuita nelle ultime settimane, proprio per l’apertura di numerose strutture nella provincia ragusana.
Li saluto augurandogli buon lavoro.

Nel pomeriggio il cielo si apre, presto riprenderanno gli sbarchi.