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A cura della redazione del Progetto Melting Pot Europa

Intervista a Daniela Carboni, responsabile dell’unità di crisi sull’Iraq di Amnesty International

Con l’ "Appello per la protezione umanitaria alle vittime della guerra" sono state presentate al Governo quattro proposte

“La guerra scatenata contro l’Iraq è in grado di provocare una “catastrofe umanitaria”, con una previsione di sfollati e profughi pari a centinaia di migliaia di persone in fuga dal solo territorio iracheno, senza dimenticare gli effetti a catena che si scateneranno nell’intera area.
Anche se la maggior parte dell’esodo dall’Iraq si riverserà sui Paesi vicini, e segnatamente Iran, Turchia e Giordania, è prevedibile che parte di tale esodo si dirigerà verso l’Europa, quindi anche verso l’Italia. Il nostro paese, anzi, potrebbe rappresentare per la sua posizione geografica il principale punto di ingresso, insieme alla Grecia, nell’Unione europea. La gravità complessiva dell’esodo verso Occidente potrebbe aggravarsi, coinvolgendo anche i kurdi della Turchia.

Amnesty International, ICS-Consorzio Italiano di Solidarietà e Medici Senza Frontiere, promotori della campagna “Diritto d’Asilo: una questione di civiltà”, richiamano l’attenzione sul fatto che non necessariamente l’esodo verso l’Europa e l’Italia avverrà in tempi brevi. La situazione di guerra aperta e le distanze geografiche potrebbero, in una prima fase, rallentare gli spostamenti di popolazione. Il che vorrebbe dire che la fuga dei profughi e dei rifugiati potrebbe dilatarsi nel tempo e investire i nostri paesi con un flusso continuo anche se non subito drammaticamente visibile. Che un esodo verso Occidente sia già in atto è comprovato dal forte aumento di arrivi in Europa e in Italia, registrato negli ultimi mesi, di cittadini iracheni e di kurdi provenienti sia dalla Turchia che dall’Iraq”.

Questa è l’introduzione dell’Appello per la protezione umanitaria alle vittime della guerra.
Daniela Carboni, responsabile dell’unità di crisi sull’Iraq di Amnesty International ci spiega quali sono le 4 proposte che le ONG hanno presentato a Governo e Parlamento Italiano.

Risposta: Il primo punto è che vengano emessi degli atti legislativi e amministrativi previsti dalla legislazione vigente, affinché per tutta la durata del conflitto e del dopoguerra in Iraq sia attribuito a tutti i cittadini iracheni in fuga dal Paese un permesso di soggiorno temporaneo e rinnovabile per motivi di protezione umanitaria, abilitante al lavoro e al ricongiungimento familiare, senza pregiudizio per l’eventuale richiesta di asilo politico in Italia o in altri paesi.
Il secondo punto è che un analogo permesso sia riconosciuto ai cittadini di etnia kurda provenienti da altri paesi dell’area, ed in particolare dalla Turchia, nonché a coloro che, venendo dai paesi coinvolti nel teatro di guerra, si dichiarino obiettori o renitenti alla leva.
Come terzo punto, che vengano impartite istruzioni alle autorità consolari italiane in Iran, Giordania, Siria e Turchia, affinché in via eccezionale si prendano in esame “in loco” con procedura d’urgenza eventuali richieste di protezione umanitaria e/o di asilo politico, nonché di ricongiungimento familiare, con persone che abbiano richiesto o ottenuto in Italia l’asilo politico, attribuendo agli interessati, se del caso, un visto temporaneo per l’ingresso in Italia.
Quarta ed ultima richiesta, che venga attuato immediatamente un piano nazionale di emergenza per l’accoglienza dei profughi dalla guerra e sia istituito un tavolo di coordinamento tra le istituzioni, enti e organismi umanitari.
L’Italia deve fare la sua parte per garantire la massima assistenza umanitaria alla popolazione civile irachena, stremata da trent’anni di repressione brutale e da dodici anni di sanzioni economiche, vittima di un conflitto che non ha in alcun modo contribuito a provocare”.