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da La Voce di Rimini del 26 settembre 2003

Rimini – Centinaia di rumeni taglieggiati

Rimini – Centinaia di rumeni portati in Italia per lavorare e costretti a pagare i loro intermediari per poter rimanere negli alberghi di Rimini e Riccione, e magari sperare in una chiamata per l’anno successivo.
Centinaia di rumeni contattati nel loro Paese attraverso amicizie e inserzioni sui giornali, tenuti “buoni” con la minaccia dell’immediato rimpatrio oppure con intimidazioni alle famiglie. Rimini mostra il suo volto più agghiacciante, il lerciume da spazzare sotto il tappetino alberghiero con su scritto “Welcome, siete entrati nel divertimentificio d’Europa”. Ma sotto quel tappetino, qualcuno, ha voluto curiosare.
I carabinieri dell’ispettorato del lavoro da due mesi segnano date, nomi, luoghi e passaggi di denaro. Da due mesi hanno scoperchiato il pentolone arrivando a disegnare la mappa del traffico di lavoratori che settimanalmente partiva coi pulmini dalla Romania e arrivava a Rimini, in via Tripoli, dove gli albergatori andavano a recuperare la “merce” ordinata. In procura ormai si accumulano le carte di quello che sembra via via diventare un affare internazionale con cifre a sei zeri che vede coinvolti in maniera pesante, per ora, il promotore finanziario di un noto istituto di credito e un negoziante che negli ultimi mesi ha allacciato più rapporti del Pr di una discoteca. Oltre ad un’associazione di categoria e numerosi albergatori.
L’affare dei rumeni comincia in Romania, dove ha sede una società che si occupa di formazione e lavoro. La società è un’idea del promotore finanziario, un faccendiere che ha rapporti di un certo livello. I rumeni, per seguire un corso, sono costretti a pagare 100 euro. Ma sono ben spesi visti i canali che può aprire l’azienda. Alla fine del 2002, infatti, il promotore finanziario ha già dato corso alla fase italiana dell’operazione. Ha contattato un’associazione di categoria. All’incontro partecipano i vertici dell’associazione, il suo consulente del lavoro (un uomo dalla carriera brillante e con contatti ad alto livello), il promotore finanziario e il commerciante.
La proposta è semplice: i due faccendieri si occupano di reclutare il personale in Romania e di contattare gli alberghi che hanno bisogno di manodopera, l’associazione ha invece il compito di seguire le pratiche di regolarizzazione dei lavoratori stranieri per conto degli albergatori. Prima dell’estate tutto è pronto. Il commerciante ha fatto il giro degli alberghi e ha proposto l’affare: i rumeni non daranno fastidio e se non dovessero lavorare bene ci sarà prima il trasferimento in un altro albergo e poi il rimpatrio in caso di atteggiamento recidivo.
Gli albergatori fanno le loro richieste: cameriere giovani, belle, solo in ultima analisi è richiesta la conoscenza dell’italiano. I faccendieri volano da una parte all’altra dell’Europa, scelgono il personale, prendono i nomi e li consegnano agli albergatori che poi avviano la pratica.
L’associazione di categoria segue le pratiche: richiesta nominativa del lavoratore, permessi di soggiorno, libretti di lavoro… Per ogni pratica l’associazione incassa 50 euro, regolarmente fatturati. Altri 100 li deve sborsare l’albergatore per i due faccendieri. Ma ai due, evidentemente, non basta. Vengono taglieggiati anche gli stessi rumeni, costretti a consegnare ai due ideatori del meccanismo 100 euro ogni mese. Come esattore, i due, si avvalgono dei preziosi servigi di un rumeno. Il giro, tra estorsioni e intermediazione di manodopera, è milionario.
Si calcola che siano circa 400 i rumeni arrivati quest’estate in Riviera con questo meccanismo. La procura ha già interrogato decine e decine di lavoratori e ormai la voce si è sparsa. Albergatori e associazione di categoria fanno domande in giro. E’ un gioco che sembra non avere confini. Dall’associazione di categoria spiegano: “Non sapevamo, avevamo chiesto in giro. Altre nostre associazioni avevano già lavorato con le stesse metodologie con il promotore finanziario”.