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Cosenza e il diritto di voto

Intervista con l'Assessore Franco Piperno

Al sud anche l’amministrazione di Cosenza stava già lavorando alla proposta di diritto di voto, assumendo il progetto di Genova. Ne abbiamo parlato con Franco Piperno, Assessore alla scienza, conoscenza, identità e comunicazione.

Vi proponiamo la prima parte dell’intervista scritta e l’audio completo.

Domanda: Anche a lei chiediamo un commento sulla proposta di Fini in merito al voto amministrativo ai cittadini non comunitari.

Risposta: La ragione per cui è uscita adesso è legata a delle contingenze della politica, nel senso alla rivalità che si è creata, per non dire alla rissa che si è creata fra Alleanza Nazionale e la Lega, o anche tra i cattolici centristi e la Lega, quindi da questo punto di vista ha un aspetto certamente strumentale.
Ma un mio parere che non bisogna assolutamente scordare è tuttavia che la destra italiana, che è una destra particolare, nel senso che viene dal fascismo ed è stata influenzata e plasmata dal fascismo, non è più la destra,diciamo, risorgimentale, e quindi ha, ha sempre avuto una caratteristica sociale perchè è una sorta di deriva reazionaria del movimento socialista il fascismo,quindi secondo me non c’è per niente da meravigliarsi che possano avere nel loro bagaglio il fatto di permettere a degli immigrati di diventare cittadini, tutto il problema è giusto quello, cioè nel semso che la destra italiana, avendo origini fasciste è caratterizzata da certamente un’attenzione al sociale in chiave ovviamente nazionalistica.
Quindi da questo punto di vista per la destra è rendere i cittadini italiani col tempo, con la selezione, con quello che si vuole, in nove anni, ma renderli cittadini italiani.
Quindi ha una caratteristica che è coerente, a mio parere, con le loro radici, anche se poi l’occasione per cui si dà la proposta, è dettata da motivi contingenti e strumentali di lotta con Alleanza Nazionale.
Ma per me è importante che i compagni non si facciano illusioni sul fatto che l’attenzione al sociale, al disagio sociale sia una specie di monopolio della sinistra perché non è così e sarebbe sbagliato e non ci permetterebbe neanche di capire la storia del paese e tutti gli interventi sul sociale che il fascismo ha fatto.

D: Le amministrazioni comunali che da tempo hanno intrapreso un percorso locale anche sul diritto di voto secondo te come si devono porre rispetto alla proposta nazionale?

R: Ma i percorsi locali sono interessanti perché è fatto proprio nei luoghi dove poi l’immigrazione si esercita, si effettua. Luoghi che sono le città, non sono i paesi, sono concretamente le città e quindi i comuni. inoltre mi sembra di capire, almeno nell’impostazione nostra come Comune di Cosenza – come in quella di Genova – che abbiamo un altro atteggiamento, pensiamo che queste persone abbiano il diritto di intervenire nella vita amministrativa delle città dove vivono senza che questo voglia dire che debbano per forza diventare cittadini italiani. La differenza sta tutta qua.
Noi crediamo che uno non voglia diventare per forza cittadino italiano ma avere il diritto nella città in cui vive di partecipare – seppur attraverso la rappresentanza quindi in un modo mediato – alla vita pubblica, se ne ha voglia; non è che puntiamo a farli cittadini italiani o a omogeneizzarli a noi, a dargli i nostri valori, la nostra costituzione, i nostri difetti e vizi. Abbiamo un atteggiamento che è più legato al cosmopolitismo piuttosto che alla nazione.

D: Insomma uno può decidere se votare o meno, l’importante è che abbia questa facoltà, questo diritto…

R: esatto, e lo deve avere in fretta, non dopo nove anni come inizialmente aveva proposto An.
In realtà, se andiamo a vedere il concetto è legato anche al fatto che la destra italiana pensa di farli diventare cittadini italiani.