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da Il Gazzettino di Padova del 12 ottobre 2003

Occupate le vecchie case minime di via San Giacomo. Verranno sistemati alcuni immigrati e un senzatetto

Monselice

La questione-spazi, all’ombra dela Rocca, riparte… dalla casa. “Troppa gente senza casa, tante case senza gente” è lo slogan che ieri, intorno a mezzogiorno, ha scandito l’occupazione da parte di un gruppo di giovani del “Laboratorio sociale No War” delle vecchie “case minime” di via San Giacomo, un tempo di proprietà dello Iacp e ora passate nelle mani di un’impresa privata.

«A Monselice la mancanza di spazi non riguarda solo alcune realtà associative e l’aggregazione giovanile, ma intere famiglie che si trovano private di un bene primario ed essenziale come la casa», hanno fatto presente gli occupanti qualche minuto prima di indossare la tuta e, muniti di scope, stracci e detersivo, dare inizio all’opera di “autorecupero” di tre dei quattro alloggi a schiera, abbandonati dalla metà degli anni ’90 (in uno è attualmente ospite una famiglia di immigrati romeni). Uno degli alloggi occupati verrà affidato ad una coppia di lavoratori precari, il terzo ad un senzatetto originario di Monselice che, non avendo una casa, non riesce ad avere la residenza e quindi la possibilità di accesso alle graduatorie per gli alloggi pubblici. «Nella terza abitazione, invece, verrà inaugurato un ufficio – hanno spiegato ieri mattina gli occupanti di via San Giacomo – Quì troverà sede l’Agenzia sociale per la casa, un punto di riferimento e di consulenza a disposizione di tutti coloro che sono colpiti dall’emergenza abitativa». Un servizio, si precisa, pensato soprattutto in favore di coloro che non riescono a far fronte ai canoni di locazione presenti sul libero mercato, agli stranieri, alle giovani coppie e ai lavoratori precari.

«A Monselice proprio di recente sono state bruciate delle rolulotte che facevano da casa per alcune famiglie – hanno ricordato ieri i protagonisti dell’occupazione di via San Giacomo – Alla richiesta di un’abitazione da parte di questi senza tetto la proposta del Comune è stata quella di portare i figli in qualche istituto».

L’iniziativa di ieri, oltre che dai giovani del “Laboratorio sociale No War” che da alcune settimane ha fissato la propria sede nel’ex cinema Astoria di Piazza Mazzini, ha avuto il sostegno dell’Associazione Invisibili, dell’Associazione Difesa Lavoratori e di Razzismo Stop. «La casa – ribadiscono gli occupanti – non può essere trattata come merce qualunque, ma un bene come l’acqua e l’aria che respiriamo, a cui tutti abbiamo diritto».