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da Il Corriere della Sera del 2 novembre 2003

«A caccia di immigrati per passatempo»: arrestati cinque giovani

Dal nostro inviato

Sezze (Latina) – La sera andavano a caccia di immigrati nei vicoli del paese, li colpivano con mazze e bastoni, li minacciavano con i coltelli, li rapinavano anche, poi tornavano in piazza a bersi tranquillamente una birra nei locali. «Noi siamo razzisti, vi ammazziamo se non ve ne andate», avrebbe gridato uno di loro, mentre s’accaniva su una delle sue prede. Cinque ragazzi di Sezze, tutti tra i 18 e i 25 anni, muratori, fabbri, un ex carabiniere ausiliario, sono stati arrestati ieri dai carabinieri di Latina con l’accusa di aver compiuto tra maggio e luglio «aggressioni per fini abietti e razziali» nei confronti di una coppia di romeni e un’altra di colombiani.

Nessuno di loro era nato, il 28 maggio 1976, il giorno del comizio a Sezze di Sandro Saccucci, deputato missino che ancora vive riparato in Argentina. Giorno tristissimo, quello, macchiato di sangue. Un giovane, Luigi Di Rosa, 21 anni, morì freddato da un colpo di pistola. I ragazzi finiti in cella ieri, probabilmente, non sanno niente di lui né di Saccucci. Il fatto certo, però, è che in paese ora si torna a respirare un clima pesante, per via della difficile integrazione tra locali e stranieri. Polacchi, albanesi, romeni, sudamericani: «Settecento regolari e almeno 5-6 mila clandestini – osserva Lanfranco Coluzzi, amico a suo tempo di Saccucci e ora coordinatore di An -. La prefettura deve intervenire. Noi siamo per la Bossi-Fini, siamo per il diritto di voto agli stranieri che lavorano e pagano le tasse. Ma i delinquenti vanno espulsi: essi rubano, spacciano». Sarà anche vero, ma a Sezze gli stranieri tornano molto utili nei campi (25 euro al giorno per raccogliere carciofi e pomodori) e hanno riempito le case del centro storico insieme alle tasche di quelli che gliele affittano.

Le vittime delle aggressioni all’inizio hanno avuto paura, poi si sono decise a parlare. «Mi hanno rotto un dente, mi hanno massacrato, ero andato a comprare il latte per la mia bambina – ha raccontato il colombiano pestato a luglio -, mi hanno circondato, erano in venti altroché cinque. Penso che andrò via da Sezze, ho paura per la mia famiglia». I parenti e gli amici dei cinque, naturalmente, li difendono. «Non è razzismo – dicono -. Tutto è nato per colpa di un romeno ubriaco che ad aprile alle giostre picchiò un ragazzino, perciò c’è stata la vendetta». Anche il comandante della locale stazione dei carabinieri Gilberto Vidali, anche il sindaco Lidano Zarra, per la verità, attribuiscono i fatti al «disagio giovanile». «Ai giovani dobbiamo delle risposte – conclude il sindaco -. Al più presto aprirà l’auditorium, avremo una piscina…».

Fabrizio Caccia