Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da La Tribuna di Treviso del 21 novembre 2003

Gli sfollati resistono in tenda

TREVISO. Continua la resistenza davanti agli edifici sgomberati martedì mattina. Mentre a Sant’Artemio una trentina di immigrati continuano a vivere all’addiaccio in tenda, a Casier si cerca disperatamente un altro posto dove rifugiarsi dal freddo. Il tendone di Radiosherwood, allestito nel giardino della scuola materna di Casier, non è bastato l’altra notte ad ospitare tutti i 90 lavoratori rimasti sulla strada dopo lo sgombero dell’ex seminario dei Sacramentini. Una trentina di loro è quindi partita nella notte alla ricerca di un nuovo posto, approdando all’ex municipio di Preganziol inagibile. In soccorso è arrivata la disponibilità di Rifondazione Comunista che ha messo loro a disposizione la sede di via Pisa. In 35 hanno dormito stipati, per terra nelle tre stanze dello scantinato del grattacielo, abitato da diverse famiglie extracomunitarie. Ieri mattina molti sono riusciti perfino ad andare a lavorare. Altri sono rimasti a dormire in attesa dei turni pomeridiani o notturni. «Non ce la fcciamo più a dormire all’aperto – racconta Cherif – sappiamo che è inutile restare qui fuori del seminario. Non potremo più rientrare, siamo decisi ad occupare un altro stabile». Alessandro Sabiucciu, segretario provinciale di Rifondazione e assessore provinciale a Venezia, invita anche altri partiti ad aprire le proprie sedi. «Non si possono lasciare queste persone a morire di freddo in strada – dice Sabiucciu – le soluzioni ci sono, i sindaci possono requisire quando vogliono un capannone. L’egoismo che contraddistingue queste terre è paragonabile solo all’ipocrisia di chi sfrutta la forza lavoro, le braccia dei migranti per poi diventare razzista fuori dai cancelli della fabbrichetta. Invito tutti a partecipare alla manifestazione a Treviso, ma ricordo anche la mobilitazione che ci sarà a Padova per il diritto alla casa». Con gli immigrati di Casier si schiera anche la Rete antirazzista di Venezia. «Lanciamo un appello – scrive la Rete – a mettere a disposizione edifici, cucine, sedi, spazi per far fronte all’emergenza che sta rischiando di trasformarsi in una grande vergogna per tutti». Critica le modalità dello sgombero la Margherita di Treviso: «Si doveva almeno dare un preavviso di 48 ore – scrivono Roberto Moro e Luigi Zoccarato – richiamiamo le istituzioni alle loro responsabilità».