Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

La Cgil invita tutti alla manifestazione di sabato 22 novembre a Treviso

Comunicato della Cgil del Veneto e Treviso

Lo sgombero di 150 lavoratori immigrati da stabili che avevano occupato a Treviso e a Casier, in mancanza di un alloggio che nessuno – Istituzioni locali in testa – aveva loro garantito, è inaccettabile.

E’ immorale aver messo centinaia di persone su una strada, al freddo, senza dare loro alcuna soluzione alternativa.
Si tratta di un gesto che colpisce al cuore l’idea di coesione sociale, solidarietà e giustizia e alimenta tensioni e sofferenze.

Nel caso specifico poi si tratta di lavoratori, che contribuiscono allo sviluppo economico e sociale del trevigiano.

La CGIL di Treviso, con CISL e UIL, ha già rivendicato alle istituzioni locali (Prefetto, Provincia e Comuni) di mettere immediatamente a disposizione un alloggio dignitoso a queste persone. Questa è la prima richiesta presentata per l’incontro convocato in Prefettura venerdì 21 novembre.
Alla Regione chiediamo la convocazione immediata del Tavolo regionale di coordinamento sull’Immigrazione, anche per affrontare questa emergenza abitativa creatasi a Treviso dopo gli sgomberi.

Occorre però far diventare la questione del diritto all’alloggio una priorità dell’agenda politica delle istituzioni locali e regionali.
Per questo, ancora una volta, la CGIL, denunciando i ritardi della Regione Veneto e della Provincia e del Comune di Treviso, rivendica l’applicazione degli Accordi regionali, sottoscritti da Sindacato, Imprenditori, Regione, Province e Comuni, che stabiliscono precisi interventi per dare diritti agli immigrati: nel lavoro, alla casa, alla formazione.
Ci auguriamo che la drammatica situazione di Treviso, serva almeno a far comprendere che l’immigrazione è un fenomeno che va governato con politiche di integrazione e di accoglienza e non con logiche repressive.

Oggi siamo impegnati in questa nuova frontiera del lavoro sindacale, per dare diritti e dignità agli immigrati, esattamente come abbiamo fatto per anni con gli emigranti italiani all’estero.

Perché migrare è un diritto, anche se spesso assai doloroso, di ogni essere umano.