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da Il Corriere della Sera del 21 novembre 2003 - Cronaca di Roma

Morte tra le fiamme per quattro «invisibili» di Paolo Brogi

Erano muratori venuti dalla città di Focsani. Dormivano in una baracca. Due feriti al S. Eugenio

«Sì che li conosco…Gigi, Costel, Cristinel, Cristi, Giovanni…e il più giovane di tutti, Florino, che aveva appena 19 anni. Gigi invece è l’unico con figli, due ragazzi di 9 e 13 anni». È sera ed Anica, una romena col permesso di soggiorno, piange la morte di quattro suoi amici (e il ferimento di altri due) arrivati da poco a Roma dalla lontana Focsani, il capoluogo della provincia Vrancea. Quattro clandestini che sono rimasti intrappolati ieri notte tra le fiamme sprigionatesi dentro la catapecchia che faceva loro da casa in via dell’Arco di Travertino. Sono morti quattro invisibili. Rumeni o romeni, secondo la preferenza. Muratori, anzi manovali. Senza casa, anzi baraccati. Visibili in genere al mattino presto davanti a uno «smorzo», come quello vicino alla baracca in cui vivevano, per essere ingaggiati da chi ne ha bisogno per 50 euro al giorno. Manodopera. A buon mercato. Che alla sera, magari a lume di candela, alza il gomito, con birre recuperate al discount più vicino, tipo le Holland trovate ieri intorno alla baracca, insieme alle scatolette di carne in gelatina, alle batterie per alimentare i cellulari, alle taniche sporche, ai sacchetti pieni d’immondizia, ai panni rimasti miracolosamente stesi su un filo risparmiato dal rogo.

Via dell’Arco di Travertino, diramandosi a falce dall’Appia in direzione della vicina Tuscolana, ritaglia in quel punto una mezzaluna di terreno stretta tra una profonda fungaia da champignon (40 mila metri quadri sottoterra) e l’adiacente sito archeologico delle «Tombe della via Latina», un altro ettaro e mezzo di terreno visitabile dagli appassionati. La baracca della morte sorge in cima alla mezzaluna di terra, un prato incolto a felci ed erbacce sovrastato da pini centenari. La baracca è lì da anni, a lungo è stata utilizzata dal pescivendolo Bucci, che abita di fronte, come magazzino frigo. Ma sette anni fa il terreno è stato acquistato dall’Ansaldo Trasporti in vista di farne un parcheggio sotterraneo che poi però non ha visto la luce. È rimasta la baracca, che tra una bonifica e un intervento di polizia, ha registrato un lungo flusso di poveracci in cerca di un tetto. Gli ultimi, da qualche mese, dopo l’ennesima bonifica erano i morti della scorsa notte, un gruppo di romeni venuti quasi tutti da Focsani.
«Li abbiamo sentiti rientrare verso l’una, parlavano a voce alta – dicono Eva e Giuseppe, i custodi della sovrintendenza archeologica che abitano accanto -. In passato c’era già stato un incendio. La nostra direttrice ha anche fatto un esposto». L’altra notte l’incendio è scoppiato alle 4,30. Forse una candela, che veniva lasciata accesa per chi rientrava per ultimo. Il fuoco ha invaso la stanza più piccola, l’unica con un’uscita all’esterno, ricavata abbattendo i blocchetti di cemento messi nell’ultima bonifica. È la stanza in cui è stato poi trovato un corpo carbonizzato. E da lì il fumo ha invaso l’altro locale, uccidendo altri tre romeni. Quando i vigili del fuoco hanno abbattuto una porta sigillata all’esterno, ci hanno trovato Gigi Popa, 37 anni, che aveva cercato disperatamente di respirare incollato a quell’uscio. È l’unico di cui sono stati rinvenuti documenti, una patente con foto. Altre immagini, con i congiunti, sono state poi trovate dai carabinieri della compagnia di piazza Dante, guidata dal maggiore Ubaldo Del Monaco. Visi sorridenti, ignari, lontani.

Dalla baracca sono riusciti a fuggire solo in due, lasciando una scia di macchie di sangue e di brandelli di pelle. Sono corsi fino alla farmacia del Velodromo, sull’Appia, a quell’ora chiusa. Un passante che si recava al lavoro ha visto quegli uomini seminudi e insanguinati, ha chiamato i soccorsi. Il più grave è Cristinel Cristoloveanu, di 25 anni. Ha l’11% del corpo ustionato. Con lui al S. Eugenio c’è anche Costel Pop, di 25 anni. Il sindaco Veltroni ha espresso cordoglio. Il suo collega Decebal Bachinschi, a Foscani, ieri sera non era a casa. Al telefono sua moglie ha detto: «Che orrore…».