Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da La Tribuna di Treviso del 16 dicembre 2003

Emergenza casa: che cosa vogliamo di Sergio Zulian

Ad ogni nuovo sgombero dai centri di accoglienza occupati ed autogestiti le autorità sembrano risvegliarsi dal torpore e riscoprire per l’ennesima volta l’emergenza casa che i lavoratori migranti vivono nel nostro territorio: poi, dopo il solito balletto di riunioni, tavoli, conferenze, incontri, tutto si conclude con un nulla di fatto.
Dopo 2 sgomberi ci sono state 2 occupazioni, ma nessuno si illude che la vicenda finisca qui.

Eppure l’immigrazione non è un tornado, un terremoto, un evento improvviso ed imprevedibile: i cittadini migranti arrivano qui da noi innanzitutto perché qui c’è un saldo demografico fortemente negativo ed un impetuoso sviluppo produttivo che attira forza lavoro; in secondo luogo questi cittadini, come i nostri nonni, decidono di partire perché fuggono dalla povertà, dalla disoccupazione, dalle guerre e dalle difficoltà dei loro paesi d’origine.

Tutto ciò era ed è ampiamente prevedibile ma per oltre 10 anni non si è voluto fare nulla.
Adesso siamo tutti in ritardo di 10 anni, un ritardo difficile da colmare e che, al di là degli sgomberi, produce grandissime sofferenze a migliaia di persone costrette a vivere in sovraffollamento, in alloggi precari, in fabbriche abbandonate: questo è il vero scandalo e non certo le occupazioni.

Al contrario, le occupazioni e la creazione di centinaia di posti letto in Centri di Accoglienza Autogestiti in assenza delle istituzioni, stanno rappresentando una straordinaria esperienza di solidarietà, convivenza, responsabilità, partecipazione e volontà di affermazione dei propri diritti da parte dei cittadini migranti.
Queste esperienze costruite con fatica dal movimento dei migranti e dalla società civile autoctona si stanno sviluppando parallelamente al deserto sociale e culturale “ufficiale” ed andrebbero innanzitutto conosciute e valorizzate invece di criminalizzarle e affrontarle con Polizia e Carabinieri come se fossero un problema di ordine pubblico.

Il movimento dei migranti, come si è visto nelle ultime vicende di sgomberi, manifestazioni e rioccupazioni, sta dimostrando una forte carica di affermazione dei diritti umani, rifiutandosi di retrocedere nel degrado e nell’invisibilità: nessuno si è disperso, nessuno ha preso paura, la violenza usata contro di loro accresce la coscienza dell’importanza di questa battaglia per la democrazia e la civiltà, anche per tutti coloro che verranno dopo, affinché i figli ed i fratelli minori possano trovare in futuro una situazione migliore.

Inoltre ci sono moltissimi soggetti, pubblici o privati, che sono i primi responsabili di un grande patrimonio immobiliare di centinaia di edifici e abitazioni tenute sfitte per incuria, incapacità, in attesa di speculazioni o per non far calare gli esosissimi prezzi immobiliari: tutti costoro, invece di stracciarsi le vesti e richiedere sgomberi su sgomberi quando uno dei loro edifici viene occupato, dovrebbero dar conto alla collettività di questi beni inutilizzati.

Le case sono un bene che non deve essere usato per speculazioni: proprietari che come pigri vampiri se ne stanno seduti in lussuosi uffici o agenzie e prosciugano tutto lo stipendio che i lavoratori si guadagnano con fatica!

Per tutto ciò avanziamo le seguenti proposte, che saranno anche le linee guida per proseguire la battaglia per il diritto alla casa:

– Sospensione tutti i procedimenti di sgombero finché non verranno trovate soluzioni alternative reali, oltre le chiacchiere.

– Creazione di Centri di Accoglienza dignitosi, autogestiti, di piccole dimensioni e dislocati sul territorio per evitare la formazione di ghetti.

– Realizzazione di un effettivo censimento del patrimonio immobiliare sfitto e che i Sindaci ed il Prefetto provvedano a requisire gli immobili necessari a far fronte all’emergenza casa.

– Revisione delle politiche abitative dell’ATER che lascia sfitte e non fa manutenzione per centinaia di case con l’obiettivo di disfarsi di un patrimonio abitativo pagato con le tasse di tutti lavoratori.

– Istituzione di un bando speciale per i senzatetto, famiglie e “single”, e la destinazione di una quota del patrimonio pubblico per la creazione di “comunità alloggio” a prezzi calmierati in cui possano vivere nuclei formati da 3 o 4 lavoratori “single”.

– Aumento, da parte della Regione, che invece da anni li taglia, degli stanziamenti per l’aiuto all’affitto per tutti coloro che pagano un canone troppo oneroso in rapporto allo stipendio.

– Per quanto riguarda gli Industriali crediamo che debbano realmente farsi carico del costo sociale di centinaia e centinaia di “working homeless”: o aumentano gli stipendi o tirano fuori le case a prezzi equi. Sottolineiamo tuttavia che va rifiutato il meccanismo capestro dell’alloggio fornito direttamente dal datore di lavoro con l’affitto trattenuto dallo stipendio e che gli alloggi devono venire gestiti da un soggetto “terzo” in modo da impedire ricatti e la perdita dell’alloggio in caso di cambio di posto di lavoro.

Su questi ed altri punti non ci aspettiamo certo risposte calate dall’alto, in particolare da parte di quei personaggi politici, soprattutto leghisti, che sul razzismo e l’esclusione hanno fondato le loro “fortune” politiche: dai “leprotti” ai “forni crematori” hanno dimostrato di essere fuori dalla comunità civile, i veri “extracomunitari” sono loro!

Al contrario, la vicenda dei migranti mette in luce un gravissimo deficit di democrazia presente nella nostra società: abbiamo migliaia e migliaia di cittadini che vivono con noi, lavorano e pagano le tasse ma non possono nemmeno votare e contribuire a decidere le politiche che li riguardano.

Crediamo che la battaglia per i diritti, non solo dei cittadini migranti, dovrà ancora essere portata avanti dalla società civile, dai movimenti, iniziando ad aprire vertenze che dal territorio coinvolgano sempre più i luoghi di lavoro perché, alla fin fine, si tratta di realizzare una più giusta redistribuzione della ricchezza per garantire dignità a tutti.

Per il Comitato M21
Sergio Zulian