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da Il Manifesto del 28 gennaio 2004

«Monitorare i centri» di Cinzia Gubbini

Ispezioni, un libro bianco. Qualcosa si muove sul fronte dei centri di permanenza temporanea anche a livello istituzionale. Sembra essere finito il lungo periodo di silenzio, quasi imbarazzato, sui cpt: in Italia un segnale positivo di ripresa è stato dato dalla nascita del gruppo «no cpt» all’interno del Tavolo migranti del social forum, hanno seguito diverse inchieste giudiziarie (dai pestaggi, ai barbiturici), l’altro ieri la presentazione del rapporto di Medici senza frontiere, che ha definito i cpt «un sistema fallimentare». Sul fronte europeo ha fatto eco una campagna galvanizzata dalla proposta della Gran Bretagna di creare campi chiusi fuori dall’Unione europea, a dimostrazione che la detenzione dei migranti è il perno su cui ruota la politica europea sull’immigrazione.
Ieri, in senato, un piccolo passo in avanti nel tentativo di trovare una risposta coordinata a livello europeo, grazie all’impegno dei senatori Francesco Martone (Verdi) e Tana De Zulueta (Ds), organizzato proprio nel giorno della memoria: «Perché anche chi fugge da guerre e persecuzioni oggi ha diritto all’accoglienza», ha detto Martone. La proposta più forte, a sorpresa, quella del senatore di Forza Italia Pianetta, presidente della Commissione diritti umani al senato, che ha proposto di istituire un gruppo parlamentare di monitoraggio dei cpt, oltre a rinnovare l’impegno per l’approvazione di una legge sul diritto d’asilo in Italia (questa l’avevamo già sentita). Che anche la maggioranza decida di muoversi su questo terreno non è da sottovalutare: significa che le violazioni perpetrate all’interno dei cpt non sono più un argomento per «gli specialisti».

La tavola rotonda, coordinata da Emanuele Giordana, è stata aperta dal bellissimo spettacolo teatrale «Dinieghi», in cui recitano anche rifugiati. Il senatore Martone ha annunciato la preparazione di un libro bianco in cui saranno raccolte tutte le denunce sui cpt, da cui scaturirà anche un’interrogazione parlamentare.

L’incontro di ieri è stato anche un’occasione per aggiornarsi sulla politica europea del trattenimento. I cpt esistono un po’ in tutta Europa, in alcuni paesi da parecchi anni, ma le tipologie possono essere molto diverse come anche le modalità della detenzione. Claire Rodier e Marianne Gratia per l’associazione Migreurop, hanno fornito qualche informazione generale: i centri possono essere aperti o chiusi, la durata del trattenimento varia da paese a paese (32 giorni in Francia, 5 mesi in Belgio, nessuna scadenza precisa in Inghilterra), la gestione può essere privata, pubblica o a sistema misto. Alcune caratteristiche, però, si riscontrano ovunque: i migranti sono detenuti senza aver commesso alcun reato penale, i contatti con l’esterno sono spesso difficoltosi, in nessun il sistema dei campi ha eliminato il fenomeno dell’immigrazione irregolare. Allora qual è l’obiettivo? «Da una parte dissuadere i migranti dall’attraversare le frontiere, dall’altro mandare un messaggio subliminale alla popolazione: “controlliamo”. La conseguenza, però, è che la figura del migrante viene criminalizzata», ha concluso Rodier. Un processo accelerato dopo l’11 settembre.

In Italia la situazione va rapidamente peggiorando. La Bossi-Fini ha raddoppiato i giorni di detenzione, il dossier di Msf ha messo in evidenza che non esiste un minimo di legalità riconosciuta e condivisa tra le diverse strutture che permetta qualche tipo di controllo (vedi l’ordinarietà della detenzione di richiedenti asilo). Storie come quelle raccontate dall’avvocato Alessandra Ballerini, per esempio quella del ragazzo marocchino malato terminale di tumore rinchiuso nel centro di Brindisi Restinco, rimangono sconosciute. Stefano Galieni del gruppo «nocpt», ha osservato che il ministero dell’interno stringe i ranghi intorno ai cpt: presto potrebbe essere regolato anche l’ingresso dei parlamentari, finora libero.