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da Il Messaggero del 11 gennaio 2004

”Ospitavano” in un tugurio 20 clandestini prendendo da ognuno 250 al mese

Affittano alloggi a disperati immigrati, ma con lo spirito delle iene, per lucrare il massimo profitto possibile. Un malaffare che a Perugia rende molto bene a persone prive di scrupoli, che trovano il modo di far rendere moltissimo locali improponibili per italiani, in alcuni casi anche privi dell’abilitabilità. Ma questa volta sono intervenuti i carabinieri e scono scattate le denunce.

Un perugino di 53 anni è stato infatti denunciato dai carabinieri per avere affittato ad alcune famiglie di stranieri, una ventina di persone tra cui anche diversi bambini, quasi tutti clandestini, piccole stanze di cinque-sei metri quadri. I locali erano privi di finestre, le stanze erano state ricavate con pareti di cartongesso all’interno di uno scantinato. Il prezzo pattuito per ciascuna era di ben 250 euro mensili.

Adesso viene indagato anche il padre dell’uomo, un pensionato di 86 anni. In base alle indagini è risultato amministratore della società proprietaria del locale.
L’indagine è stata avviata dai carabinieri della compagnia di Perugia, comandata dal capitano Saverio Spoto, in seguito a molte segnalazioni giunte da abitanti nel quartiere di Madonna Alta.

Il personale dell’Arma, accompagnato da una pattuglia della Guardia di Finanza, ha effettuato una perquisizione in uno scantinato di un palazzo di Madonna Alta. I militari hanno scoperto il locale dove dormivano gli stranieri immigrati ed hanno accertato che il locale era stato diviso in sei piccole stanze ricorrendo ai pannelli di cartongesso. Qui vivevano, in condizioni di degrado, una ventina di ecuadoriani che utilizzavano un unico bagno e un cucinotto. C’erano alcune donne e cinque bambini. Le stanzette erano state affittate via via agli stranieri dal perugino di 53 anni attraverso annunci sul giornale e con il sistema del passaparola. Il prezzo, secondo gli investigatori, era proprio di 250 euro al mese.

I carabinieri sono poi risaliti anche allla responsabilità del padre dell’uomo. Entrambi dovranno ora rispondere di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di avere ricavato un ingiusto profitto da questa attività.
Gli ecuadoriani sono stati poi identificati dal personale dell’Arma in collaborazione con l’ufficio immigrazione della questura. Otto sono risultati in regola con il permesso di soggiorno e quindi affidati alla Caritas. Altri sei, clandestini, sono stati invece condotti da polizia e carabinieri presso un centro di accoglienza, mentre gli altri hanno ricevuto il decreto di espulsione dal’ufficio immigrazione. Dall’indagine è emerso che diversi dei sudamericani lavoravano, in nero, come badanti o nel campo dell’edilizia.