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da La Repubblica del 20 gennaio 2004

“Sedativi in attesa del rimpatrio” indagini al Centro dei clandestini

Arrivano i Nas: sequestrati cibi, bevande e farmaci

Luigi Spezia
Massimo Calandri

Bologna – Said aveva sempre sonno, soprattutto dopo aver mangiato, e pensava che era tutta colpa della cucina italiana: «Troppo pesante, non mi abituerò mai», brontolava. Gezim passava le giornate a sbadigliare in branda, con gli occhi chiusi. José Miguel invece lo avevano ribattezzato la Mummia, perché dormiva sempre e non parlava mai. I «ragazzi» del centro di permanenza temporanea (Cpt) per extracomunitari di Bologna, da qualche tempo erano tutti molto tranquilli. Anche troppo. All´improvviso anche le rivolte, i tentativi di fuga, le risse con le forze dell´ordine – prima all´ordine del giorno, nell´ex caserma di via Mattei – sembravano essersi assopiti, sedati. Gli stranieri accettavano senza protestare l´«ospitalità» imposta dal prefetto, in attesa di essere espulsi e di non fare più ritorno in Italia. E quella notte di marzo dello scorso anno, la notte del pestaggio per cui nove poliziotti sono ancora sotto inchiesta per lesioni, apparteneva ormai ad un passato lontanissimo. Poi è successo che Darwin, ecuadoriano, e Said, marocchino, che prima del fermo vivevano a Genova, hanno ottenuto il diniego all´espulsione e si sono guadagnati una temporanea libertà: i loro avvocati, insospettiti da tutti quei sonnellini, hanno deciso di rimandare i festeggiamenti e portarli in due differenti laboratori d´analisi.
Gli esami del sangue hanno dato gli stessi risultati: Diazepam, Fenobarbital, Carbamazepina in valori largamente superiori alla normalità. Barbiturici, sedativi, farmaci contro l´epilessia in due soggetti che giuravano di non aver preso medicine da mesi. Alessandra Ballerini e Marco Vano, i due legali genovesi di Said e Darwin, hanno contattato un collega del capoluogo emiliano, Simone Sabattini: che a sua volta ha convinto un altro ospite del centro bolognese a farsi prelevare qualche goccia di sangue. Ancora Diazepam, Fenobarbital e Carbamazepina, assimilati chissà come dallo straniero ospite del centro di permanenza temporanea. Gli esposti sono finiti sul tavolo del pm Enrico Cieri, che ha aperto un´inchiesta – per ora contro ignoti – e nei giorni scorsi ha mandato in via Mattei una decina di carabinieri del Nas: i militari hanno prelevato alimenti e bevande, controllato i locali ed in particolare le cucine (dove però non si preparano i pasti, che arrivano pre-confezionati), l´infermeria, le macchine che dispensano bibite in bicchiere utilizzando acqua corrente. Sono stati acquisiti campioni dei prodotti distribuiti dalle macchinette, farmaci, cartelle cliniche. Il sospetto è che cibi e bevande destinate agli extracomunitari possano essere stati imbottiti di sedativi allo scopo di «tranquillizzare» gli ospiti stranieri in attesa della loro espulsione. «Apparentemente, tutto regolare: aspettiamo dal laboratorio di analisi i risultati degli esami sul materiale prelevato, e intanto cominceremo con le verifiche sui documenti recuperati», tagliano corto gli investigatori. Cieri ha nominato un biologo come consulente.
Il centro di via Mattei è gestito dalla Croce Rossa, protezione ed ordine sono affidati a turno a carabinieri e polizia con un presidio all´uscita. L´assistenza sanitaria è garantita da una guardia medica in servizio giorno e notte, il lavoro è affidato a medici esterni coordinati da un direttore sanitario. «Voci del genere correvano da tempo», spiega il professor Giovanni Mazzotti, commissario della Cri: «Ben venga questa inchiesta, ci renderà giustizia: personalmente, sono tranquillissimo».
«Francamente, parlare di “sospetto” e basta mi sembra un po’ riduttivo», commenta Alessandra Ballerini, che a Genova – dove non esiste ancora un Cpt – si è specializzata nelle pratiche di espulsione degli extracomunitari. «I risultati delle analisi parlano chiaro, tre casi fanno qualcosa più che un indizio. E purtroppo non è solo nel centro di Bologna, che gli stranieri accusano strane sonnolenze».


L’intervista
Darwin, giovane ecuadoriano, racconta i due mesi trascorsi nel centro gestito dalla Croce Rossa

“Mangiavo e mi veniva sonno succedeva anche a tutti gli altri”


Mi davano anche delle pastiglie, una l’ho conservata. È un antiepilettico, ma io non sono malato

Genova – «Il cibo il più delle volte era freddo, e quasi immangiabile. Ma quando hai fame, fame per davvero, non fai troppe cerimonie. E allora mangiavo, bevevo dalle macchinette: e qualche minuto dopo, immancabile, arrivava il sonno, lo stordimento. Mi sembrava strano, ma ne ho parlato con altri ragazzi detenuti e loro mi hanno spiegato che eravamo tutti nelle stesse condizioni. In particolare c’era un cubano, ma il nome non me lo ricordo, che dormiva tutto il giorno: sembrava morto». Darwin L. venticinquenne originario dell´Ecuador, è tornato a Genova, dove è ospite di una sorella. Non lo hanno espulso («Non ancora», sospira), e intanto racconta di quei due mesi – 29 agosto, 27 ottobre – trascorsi al Cpt di Bologna. «Quasi non parlavo una parola di italiano, ero arrivato dal mio paese per lavorare e all´improvviso mi sono trovato in quel posto senza capire bene perché. C’era sporco dappertutto, i servizi igienici erano terribili. E spesso c’erano dei vermi, per terra. La notte, ad ottobre, si moriva di freddo: ci avevano dato un paio di pantaloni, una maglietta e basta».

Durante la sua permanenza dice di aver assistito a tre tentativi di suicidio. «E poi c´era gente che si drogava, anche se non so come riuscissero a procurarsi lo stupefacente». Darwin soffriva di fortissime cefalee, con mal di stomaco e nausea. «Ho chiesto un dottore, ma non è arrivato nessuno. Quelli della Croce Rossa senza visitarmi hanno cominciato a darmi delle pastiglie tagliate a metà, dicendomi che sarei stato meglio». L’ecuadoriano cade in un misterioso torpore, sono gli amici a sorreggerlo quando deve andare al bagno. «Poi ho cominciato a prendere due pillole. Stavo sempre peggio, avevo paura e così la pastiglia della sera non la inghiottivo più: l’ho conservata, sull’involucro c’è la scritta Tegretol 200. E’ un antiepilettico. Ma io non ho mai sofferto di epilessia».