Si è svolta ieri al Tar l’udienza relativa alla domanda di sospensiva proposta dai titolari dei «call center» parmigiani contro l’Amministrazione comunale. Una quindicina di esercenti di centri telefonici si sono infatti riuniti per opporsi alla decisione presa dal Comune che obbliga i «call center» a dotarsi di servizi igienici così come previsto per i locali pubblici. «Si tratta di un provvedimento illegittimo – ha dichiarato Fabio Mezzadri, uno degli avvocati che rappresentano i gestori -. L’Amministrazione ha infatti adottato una decisione che, di fatto, danneggia delle imprese per motivazioni che non hanno nulla a che vedere con la tutela dell’igiene pubblica». Il caso, come è noto, era esploso nello scorso mese di ottobre quando è scaduto il semestre concesso agli esercenti per adeguare le loro strutture. Una delibera approvata all’unanimità in Consiglio comunale, prevede infatti che l’apertura dei «call center» sia condizionata alla presenza di tre bagni (uno per i dipendenti e due, di cui uno attrezzato per handicappati, per i clienti) e dal rilascio di un certificato di idoneità da parte dell’Usl. Ora, i giudici del Tar dovranno decidere sul ricorso ed emettere una ordinanza: se sarà accolta la richiesta di sospensiva, questo particolare tipo di esercizio potrà operare ancora. Al termine infatti del periodo concesso per l’adeguamento solo una delle 36 strutture attive nel comune di Parma aveva presentato domanda per l’adeguamento. Per le altre, se il Tar non deciderà diversamente, si rischia quindi la chiusura. E la linea utilizzata da molti immigrati per chiamare casa potrebbe cadere di colpo.
da La Gazzetta di Parma dell'11 febbraio 2004
Call center, la parola al Tar. E la polemica continua
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