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da La Sicilia on-line del 2 marzo 2004

Chiuso il centro per le donne senza fissa dimora “la Boa” di Pinella Leocata

L’unico centro di accoglienza per donne senza fissa dimora è stato chiuso. Alla «Boa», in via Beato Bernardo, dietro la chiesa dei Cappuccini, non c’è più nessuno. Tutte fuori, in strada. Persi i 25 posti che assicuravano un tetto, una doccia calda e la colazione a chi non ha dove riparare. Un rifugio importante soprattutto d’inverno e soprattutto per le donne più degli altri esposte alla violenza, alle ritorsioni, al racket della prostituzione.

A denunciare la soppressione di uno dei pochi servizi che la città offre a chi non ha casa, a chi vive in situazioni di estrema povertà, a chi si trova sbandata in un Paese non proprio, sono i volontari della «Ronda della solidarietà». Loro, che la notte vanno in giro per portare un pasto caldo e una coperta a chi dorme in strada, il problema lo conoscono bene. E s’indignano. S’indignano perché il numero di persone che non ha dove vivere aumenta in maniera esponenziale, come il numero degli immigrati clandestini che vengono dai Paesi dell’est e, invece di cercare soluzioni per evitare il peggio, l’amministrazione di città chiude l’unico spazio del genere in città.
«Lasciare Catania senza un centro di accoglienza femminile – denuncia il signor Saro Di Grazia, volontario della Ronda – significa lasciare la città sguarnita di un servizio indispensabile anche per evitare speculazioni illecite sull’immigrazione di donne dall’Est europeo». Una denuncia che ieri hanno espresso in pubblico, con grandi cartelloni, davanti al PalaNesina dove si è tenuta la festa dei Servizi sociali. «Forzese superstar in tv / ma per i barboni soldi non ce ne sono più».

E l’amministrazione che dice? I funzionari si devono informare, poi, dopo un giro tortuoso, risponde il dott. Ubaldo Camerini, da ieri nuovo direttore dei Servizi sociali. E la risposta è che è scaduta la convenzione che era stata stipulata con «La Boa», per un ammontare di 206.582 euro, l’1 marzo del 2003. Già, ma esiste l’istituto della proroga. «Il fatto – spiega il dott. Camerini – è che l’iniziativa era finanziata con fondi regionali. Ora la Regione ha tagliato i fondi e non ha rifinanziato il progetto». Che ne sarà, allora, delle centinaia di donne che, a turno, hanno potuto contare su questo servizio?.
«Il problema dovrebbe essere affrontato attraverso la legge 328 per il riordino dei Servizi sociali». Ma nel piano di zona dell’amministrazione non è previsto nulla per i senza fissa dimora e nulla per gli immigrati. «Ma si può prevedere». Si può prevedere. E in quanto tempo e come? «I tempi non sono brevi perché il piano di zona non è stato ancora approvato, perché poi bisognerà attendere l’accreditamento dei fondi e fare le convenzioni. Almeno 6 mesi». E nel frattempo? «Si potrebbe vedere se c’è posto nelle due case per donne in difficoltà: il Cirs e Santa Maria degli Angeli, anche se sono sempre piene».
L’assessore Forzese, in viaggio verso la festa del PalaNesina, cade dalle nuvole.
«Vero che la convenzione è scaduta, ma da due giorni. Non si chiude così e non si mettono le persone sulla strada in questa maniera. Chiederò conto e ragione. Ne parlerò con il sindaco e il vicesindaco e concorderemo insieme che cosa si può fare».