Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Corriere Romagna 11 marzo 2004

Rimini – Padri discriminati alla nascita

Mille euro a cento secondogeniti. Sono già arrivati i primi assegni per il secondo figlio ad un centinaio di mamme riminesi. In linea con le aspettative dell’Ufficio anagrafe del Comune che a dicembre 2003, all’avvio dell’iniziativa del ministero del Lavoro, aveva ipotizzato per tutta la durata della campagna (fino al 31 dicembre 2004) 450-500 nascituri, successivi al primo figlio. Un incentivo alla procreazione, aveva spiegato all’epoca il ministro, che non distingue figli nati fuori o dentro il matrimonio, ma che viene erogato alle mamme a patto che siano cittadine italiane o comunitarie e siano residenti in Italia al momento del parto del bambino ovvero al momento dell’adozione.
E proprio l’esclusività della mamma italiana ha creato diversi problemi all’Ufficio anagrafe di Rimini, competente a verificare il possesso dei requisiti e a trasmettere le necessarie informazioni all’Inps ai fini dell’erogazione dell’assegno: le cittadine extracomunitarie, mogli di riminesi, che non possono ottenere l’assegno sono andate a protestare. Almeno quattro casi registrati in ufficio, alcuni dei quali si sono trasformati in litigi anche seri, ma i dipendenti comunali non hanno potuto fare altro che affermare la propria impotenza di fronte a queste richieste: per la legge queste donne non hanno diritto all’assegno.A scatenarsi soprattutto i novelli padri che non volevano capire come loro, riminesi, italiani, non potessero usufruire dell’assegno solo perché sposati, ad esempio, con una donna russa.
Mentre un padre albanese, anche in questo caso si tratta di un esempio, sposato con una donna francese, quindi comunitaria residente a Rimini, ha diritto a quei mille euro per il secondo figlio. Contro l’esclusione dall’incentivo degli extracomunitari si è pronunciata anche la regione Emilia-Romagna che ha fatto ricorso alla Consulta contro il decreto. “Una misura che nasce da un’indebita invasione delle competenze delle Regioni in materia di servizi sociali, che assegna risorse senza tenere conto del reddito dei beneficiari e che esclude illegittimamente i cittadini extracomunitari”.
Queste le motivazioni della Regione. “Nel caso ci venga data ragione, non toglieremo risorse già erogate dalle mani delle famiglie – ha sottolineato il presidente Vasco Errani -. Nessuno perderà un diritto acquisito, anzi si proseguirà su questa strada, ma con criteri di equità”. Contestabili per la Regione in particolare sia “l’esclusione dalle provvidenze delle famiglie di cittadini extracomunitari regolarmente soggiornanti in Italia” sia “l’attribuzione indistinta dell’assegno in cui non si tengono in alcun conto le condizioni sociali ed economiche dei beneficiari”.