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da Il Manifesto del 23 agosto 2004

Buttiglione chiede asilo di Raffaele Vitali

L’immigrazione continua a spaccare il governo, proprio mentre in Sicilia proseguono gli sbarchi. Da una parte i centristi, guidati da Rocco Buttiglione, e un’inattesa Forza Italia, dall’altra gli estremisti di destra di Lega e An. Un’intervista del neo commissario europeo dell’Udc ha scatenato le dure reazioni degli alleati. Al centro del dibattito la contestata legge Bossi-Fini. Non che Buttiglione ne abbia parlato poi così male, ma sono bastate le aperture, per quanto importanti, nei confronti degli immigrati a provocare la dura reazione dei «bombardieri» leghisti Calderoli e Borghezio.

«Il diritto d’asilo» è il primo punto su cui gli alleati di governo si sono divisi. Udc da una parte, casa delle Libertà, compresa FI su questo punto, dall’altra. Secondo Buttiglione di fronte alle catastrofi naturali, alle carestie, alle crisi economiche «l’Italia deve essere pronta ad accogliere i disperati che bussano alla porta». Per fare questo il mezzo potrebbe essere una riforma del diritto di asilo italiano che garantisca un accesso legale all’immigrato a cui non è riconoscibile lo status di rifugiato. Non l’avesse mai detto. Il ministro per le riforme Roberto Calderoli respinge ogni sua parola: «Sono decisamente contrario a dare asilo agli immigrati che fuggono dalla fame e dalla povertà perché non possiamo farci carico noi di un continente intero».

Il tema è sempre lo stesso: «Aiutiamoli ma a casa loro perché – ha ribadito Calderoli – il rischio insito a un’accoglienza allargata è grande, anche dal punto di vista demografico».

Puntuale a supporto del nuovo «vate» leghista è intervenuto l’amico-deputato Mario Borghezio, l’uomo che sparerebbe contro una mosca solo perché nera. «Il buonismo non ha mai salvato nessuno; la linea deve essere durissima, perché in gioco c’è la nostra stessa identità di popolo italiano». La soluzione per il leghista è una sola: fermare gli sbarchi in ogni maniera prima che attracchino con le carrette nelle coste italiane. L’esatto opposto di quanto pensato e affermato da Buttiglione che vorrebbe rivedere, invece, anche un secondo punto della legge Bossi-Fini, quello delle «quote».

Con l’appoggio, finora personale, di Francesco Giro, deputato forzista, Buttiglione ha proposto di riformare il sistema delle quote d’ingresso. Non perché anticostituzionale, come sostiene l’opposizione, bensì perché inadeguato nei limiti prefissati a rispondere alle esigenze delle imprese italiane. «Il numero di lavoratori extracomunitari a cui la legge sull’immigrazione permette l’accesso in Italia è – scrive la Coldiretti – insufficiente». Sulla stessa linea di Buttiglione che chiede «di abolire le quote sostituendole con un contatto diretto tra imprenditori italiani e lavoratori extraeuropei». Di diverso avviso Alleanza nazionale. Per il responsabile sicurezza del partito, Filippo Ascierto, «le quote non vanno cancellate perché avere comunità in prevalenza musulmane potrebbe essere problematico per l’integrazione. Caso mai vanno migliorate le espulsioni». Secondo il ministro Mirko Tremaglia «la legge va bene così perché basterebbe solo applicarla». Unico punto di accordo nella maggioranza è «lasciare gli immigrati nel loro paese» passando un minimo di soldi. Lontano dagli occhi lontano dal cuore.

Rissa a destra, pronto il commento dell’opposizione. Prima è intervenuto Pecoraro Scanio: «Anche per Buttiglione la Bossi-Fini è fallita»; poi Clemente Mastella: «Speriamo che riesca a convincere gli alleati sulla vergogna di questa legge»; infine Marco Rizzo: «Finalmente, un commissario europeo non può essere a favore di una legge razzista».