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da Il Gazzettino di Venezia del 4 agosto 2004

Il direttore di Le Monde accusa. Galan: nessun razzismo

Controlli accurati, a volte fin troppo, nei confronti di stranieri di colore in arrivo all’aeroporto Marco Polo. L’accusa di Jean-Marie Colombani, direttore del quotidiano francese Le Monde , chiama in causa il personale dello scalo veneziano di Tessera e solle va un vespaio di pole miche. Con una le ttera a un giornale italiano, Colombani si scaglia contro gli atteggiamenti a suo dire vessatori dei quali – scrive – sarebbe rimasto vittima all’aeroporto di Venezia, in più occasioni, il figlio 15enne di origine indiana. Secondo il direttore di Le Monde , ciò avverebbe perché si tratta di un ragazzo di colore. «Da quando nostro figlio ha compiuto 15 anni – scrive tra l’altro Colombani – non può mettere piede nell’aeroporto di Venezia senza essere sottoposto a interrogazioni vessatorie da parte della Polizia. Ogni volta deve rispondere a domande sulla sua vita privata, affrontare dubbi insistenti sulla sua nazionalità. Deve lasciare che un agente ispezioni interamente la sua valigia».Il caso è finito anche all’attenzione del ministro degli interni, Giuseppe Pisanu, a cui è arrivata una richiesta di chiarimenti da parte dalla deputata dei Verdi Luana Zanella, che si è subito schierata al fianco del giornalista francese, chiedendo in un’interrogazione al ministro di chiarire «quali sono i criteri dei controlli negli scali aeroportuali».«Quanto è stato denunciato – afferma il deputato veneziano – non c’entra nulla con la sicurezza. Chissà quante altre persone sono vittime, come il figlio di Colombani, di discriminazioni di stampo chiaramente razzista: la questione non può restare sospesa. Quella forte denuncia deve scuotere le coscienze ma soprattutto le autorità preposte ai controlli. La sicurezza non può sfociare in discriminazione e repressione».«Dunque – conclude il deputato – solle citiamo il ministro dell’Interno ad avviare le opportune ispezioni per ripristinare uno stato di le galità laddove qualche zelante funzionario ha inteso usare i propri metodi al posto di quelli codificati».
Dall’altra parte, in aeroporto, le forze dell’ordine manifestano stupore. Al Marco Polo i controlli spettano a Polizia di frontiera, Dogana e Guardia di finanza. La Polizia chiarisce che non è sua competenza ispezionare le valigie. I controlli riguardano solo i documenti, su un campione di passeggeri. Alla Dogana e alla Finanza spiegano che le verifiche sui bagagli vengono fatte per quei passeggeri, anche con documenti comunitari, che arrivano da Paesi fuori dall’accordo di Schengen. E ciò avviene, dicono, al di là del colore della pelle .Anche il presidente della Regione, Giancarlo Galan, prende posizione. «La lunga “denuncia” di Jean-Marie Colombani – dice Galan – sulle misure “vessatorie” da anni messe in atto dalle forze dell’ordine nell’aeroporto di Venezia a danno di un suo figlio di origine indiana, contiene più di un qualcosa che può essere anche condiviso, ma c’è al contempo nelle sue parole un tono generale che ci lascia interdetti. Il nostro sconcerto è provocato, intanto, da una versione dei fatti redatta solo dal direttore di “Le Monde “, autore di un racconto in cui si accusano di razzismo i poliziotti e i carabinieri in servizio all’aeroporto di Venezia».

«Il giovane figlio di Colombani – prosegue il governatore veneto – è “un ragazzo di colore” che non appena giunge a Venezia viene “sottoposto a interrogazioni vessatorie”. E’ questo il motivo dell’amarezza espressa dal direttore di Le Monde , cui rivolgiamo il nostro benvenuto più sincero da estendere a tutta la sua famiglia. Ma nel mio saluto c’è anche l’invito per il famoso giornalista francese a non parlare di razzismo e di xenofobia. Il Veneto e Venezia accolgono da anni lavoratori provenienti da ogni parte del mondo e non mi è facile ricordare episodi di razzismo nei loro confronti. Le questioni relative all’ordine pubblico e alla sicurezza rientrano in dimensioni politiche, sociali, culturali, amministrative che nulla hanno a che vedere con il razzismo. Mi sorprendo non poco, invece, per la disinvolta e molto francese dimenticanza con cui il signor Colombani omette di citare, nelle sua denuncia, i gravissimi episodi di razzismo e intolle ranza, a seguito dei quali la comunità ebraica francese lamenta un clima pesantissimo di persecuzione e di odio nei suoi confronti».