Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da SwissInfo del 2 dicembre 2004

Bilaterali bis, a Schengen/Dublino dovrà seguire adattamento politica interna, Blocher

Berna – Il consigliere federale Christoph Blocher veglierà affinché i vantaggi di un’adesione a Schengen/Dublino prevalgano sugli inconvenienti. In sostanza saranno necessari una severa politica dell’asilo e una buona collaborazione tra polizie, ha detto oggi il ministro della giustizia durante il dibattitto al Consiglio degli Stati.

Dopo oltre tre ore di discussione, Blocher ha preso la parola per rispondere a una serie di critiche formulate soprattutto da membri del suo partito, l’Unione democratica di centro (UDC). Il ministro ha bocciato la loro richiesta di rinvio del dossier alla commissione preparatoria per ulteriori approfondimenti.

I vantaggi dell’adesione della Svizzera agli accordi relativi alla sicurezza interna (Schengen) e all’asilo (Dublino) hanno convinto il Consiglio federale, ha detto Blocher. Schengen è stato previsto per garantire la libertà di movimento: l’abolizione dei controlli alle frontiere è dunque un corollario obbligato, ha spiegato. Malgrado questo cambiamento, ora si tratta di garantire comunque la sicurezza dei cittadini.

A questo scopo l’Unione europea (UE) ha costituito il sistema informatico centralizzato sulle persone ricercate (SIS) e la banca dati di impronte digitali di richiedenti l’asilo Eurodac. Se Dublino funzionasse, l’accordo equivarrebbe al rispetto della regola dello Stato terzo, ma non permetterebbe di risolvere da solo il problema dell’asilo: Paesi generosi continuerebbero ad accogliere più richiedenti l’asilo di Stati con una legislazione restrittiva, ha ammonito il consigliere federale.

Un’adesione a Schengen/Dublino non dev’essere una scusa “per non fare più nulla”, ha sintetizzato. I problemi negli ambiti della sicurezza, dell’asilo e della collaborazione transfrontaliera vanno affrontati con mezzi propri in modo “che anche in futuro gli inconvenienti non siano più grandi dei vantaggi e che questi ultimi prevalgano”.

Se la Svizzera non dovesse sottoscrivere l’accordo e rimanesse alla frontiera esterna dell’UE, questa comunque non le porrebbe un bastone fra le ruote chiudendo le frontiere, ritiene Blocher, che ha così voluto smentire Fritz Schiesser (PLR/GL). E questo certo non per particolare amore per un Paese vicino, ma solo per interesse, perché la Confederazione poi potrebbe fare lo stesso nei confronti dell’Europa.

Nel dibattito, dai ranghi UDC le critiche contro Schengen/Dublino non sono mancate. Per il partito di Blocher l’accordo comporta una perdita di sovranità nazionale; i controlli mobili interni non permettono di compensare la soppressione di quelli alla frontiera. Basterebbe pensare al fatto che il Corpo delle guardie di confine (Cgcf) l’anno scorso ha respinto 140 000 persone, è stato detto da vari oratori.

Con 34 voti contro 6, il Consiglio degli Stati ha però rifiutato di rinviare il dossier in commissione come chiedeva Hans Hofmann (UDC/ZH). Tra l’altro, lo zurighese ha rimproverato il Parlamento per la precipitazione nell’affrontare questo tema di politica europea.

Vari membri della commissione e consiglieri agli Stati di cantoni di confine hanno invece smentito che la commissione non abbia avuto tempo a sufficienza per approfondire adeguatamente la questione. Secondo Christiane Brunner (PS/GE), la diffidenza dell’UDC nei confronti del lavoro preparatorio è semplicemente un pretesto per non associarsi a Schengen/Dublino.

Tutti questi oratori hanno affermato, opponenedosi ai loro colleghi dell’UDC, che Schengen/Dublino accrescerà la sicurezza in Svizzera. Per il ticinese Dick Marty (PLR), i controlli all’interno del Paese avranno maggiore effetto di quelli al confine: “la frontiera è come i radar fissi sull’autostrada, da cui non ci si fa mai prendere”. I radar mobili invece sono più efficaci perché non prevedibili. “La criminalità organizzata teme proprio i controlli non previdibili, non le frontiere: è questa la filosofia che sta dietro a Schengen”, ha detto il radicale.

I controlli volanti alle frontiere a Ginevra sono praticati quotidianamente da dieci anni, ha detto la Brunner. Facendogli eco, Philipp Stähelin (PPD/TG) ha dichiarato che il Cgcf già oggi impiega il 40 % delle proprie risorse per controlli all’interno del Paese. Alla frontiera sono controllate solo il 3 % delle 700 000 persone che vengono in Svizzera giornalmenete. Il controllo delle merci continuerà come finora, sicché al confine il lavoro continuerà pressapoco come oggi.

Peter Briner (PLR/SH) e Stähelin, a nome della commisione, hanno insistito sul fatto che Schengen/Dublino porterà più benefici che problemi. La Svizzera saprà evitare di diventare “la falla per criminali nel cuore d’Europa” e l’ultima spiaggia per richiedenti l’asilo respinti altrove, hanno sostenuto.

Nel quadro degli adattamenti del diritto svizzero a Schengen, la Camera dei cantoni ha poi deciso che cacciatori, tiratori sportivi e collezionisti non dovranno motivare la loro richiesta di un’arma. Invece chi vorrà acquisire un’arma per la propria difesa o per ragioni professionali dovrà declinarne le ragioni. Il dibattito su Schengen e sugli altri accordi bilaterali bis proseguirà domani.