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Grecia. L’isola semideserta di Gavdos al centro di una nuova “rotta migratoria”

Una conseguenza dell’accordo tra l'Italia e il generale Haftar

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Meno di 70 abitanti, una scuola, una panetteria, due mini-market e quattro taverne. Un unico agente di polizia e nessun centro di accoglienza. È l’isola di Gavdos, dove da inizio 2024, secondo i dati UNHCR 1, circa 1.186 tra egiziani, pakistani e bengalesi sono arrivati a bordo di imbarcazioni provenienti da Tobruk, sulla costa libica, che dista circa 180 km dal piccolo centro greco. Nello stesso periodo del 2023 si contavano zero arrivi. Gavdos, più vicina all’Africa che ad Atene, si trova a sud di Creta ed è il confine meridionale d’Europa.

«Sono per lo più giovani uomini, che arrivano su barche che trasportano il quadruplo della loro capacità dopo più di un giorno e mezzo di navigazione. Arrivano esausti dopo aver affrontato il pericoloso viaggio dalla città portuale di Tobruk», racconta a The Guardian Efsevios Daskalakis 2, l’agente di polizia che gestisce l’isola. La maggior parte delle persone che raggiungono la Grecia provengono dall’Egitto, dove un’asfissiante crisi economica sta spingendo un numero crescente di persone nelle mani dei trafficanti libici.

L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha rassicurato in comunicato che si sta facendo carico della situazione: «Siamo in contatto con Atene e con le autorità greche. Attualmente stiamo fornendo beni non alimentari, tra cui coperte, sacchi a pelo e kit igienici per soddisfare i bisogni di base», ha dichiarato Stella Nanou, portavoce dell’UNHCR in Grecia 3.

La maggior parte delle persone viene trasferita a Creta e poi nella Grecia continentale, ospitati nei centri di accoglienza del porto di Rethymno, di Heraklion o Chania. Tuttavia, quando il tempo è ostile e la navigazione è rischiosa, i trasferimenti sono impossibili, e le persone sono costrette ad attrezzarsi e rimanere a dormire sull’isola, in una situazione di vulnerabilità estrema. Secondo Reuters, i nuovi arrivati si sono rifugiati in un edificio abbandonato a Gavdos o in centri per bambini in disuso a Creta.

Le due isole non dispongono ancora di procedure di accoglienza/identificazione nonostante l’aumento degli arrivi. Dimitris Kairidis, Ministro per l’immigrazione e l’asilo, esponente di Nuova Democrazia, ha annunciato nei giorni scorsi l’apertura di 2 nuove strutture di “accoglienza temporanea” a Creta, che saranno probabilmente nel sud delle prefetture di Heraklion e Chania.

La dichiarazione è avvenuta durante la due giorni di visita nelle isole 4. «Creta è la prima priorità, […] è la nostra vetrina, è il grande fiore all’occhiello del turismo greco ed è la regione più dinamica e vivace del Paese […] e quindi dobbiamo mantenere l’ordine e la pulizia» – rassicura il ministro – «fino a poco tempo fa non c’erano flussi e il nostro obiettivo è continuare a non averne. Siamo qui per aiutare la comunità locale. Le risorse e i mezzi ci sono. Creta non sarà lasciata sola e ancor di più Gavdos, che è un’isola molto piccola con pochi residenti».

Le denunce delle organizzazioni

Già a partire da dicembre 2023, due organizzazioni di solidarietà, Refugee Support Aegean (RSA) e Shelter for Migrants of Chania, avevano denunciato il trattamento inaccettabile riservato alle persone che arrivano nel sud di Creta e a Gavdos: procedure sommarie, senza essere informate sui loro diritti, senza nemmeno qualcuno che traduca ciò che firmano 5.

Queste persone vengono messe per alcuni giorni in alloggi non ufficiali. In questi luoghi ci sono solo polizia, polizia portuale e alcuni medici della Croce Rossa, non c’è accesso alle organizzazioni di solidarietà di Creta o agli avvocati, e non è chiaro se ci sia un’interpretazione sufficiente o anche solo informazioni di base sui diritti dei nuovi arrivati, secondo Refugee Support in the Aegean 6.

«Molto spesso viene dato loro un foglio da firmare per dichiarare che non stanno chiedendo asilo in Grecia, senza che il più delle volte siano nemmeno in grado di leggerlo o che qualcuno lo traduca per loro».

Entrambe le organizzazioni denunciano le veloci procedure di “sparizione” di queste persone da Creta, con l’ipotesi più probabile del loro trasferimento nei centri di Malakasa (a nord di Atene) o Amygdaleza (senza alcuna informazione ufficiale sulla destinazione finale), ma in ogni caso senza la possibilità di richiedere asilo e senza seguire le procedure di accoglienza e identificazione previste dalla legge, procedura che dovrebbe essere effettuata immediatamente una volta entrati nel territorio europeo.

Le conseguenze degli accordi tra Italia e il libico Khalifa Haftar

Tra le possibili cause di questo aumento degli approdi dalla Libia alle isole greche vi è la serie di contatti avvenuti tra il governo italiano e Khalifa Haftar, il comandante del sedicente Esercito nazionale libico (Lna), che attualmente controlla, tra gli altri, proprio il porto di Tobruk. Gli incontri della Premier Meloni del gennaio scorso, così come quelli dello stesso Haftar a Roma nel mese di maggio, hanno siglato una nuova fase dei rapporti tra Italia e Libia, basati ancora una volta sul contrasto alle cosiddette “migrazioni irregolari”, attraverso lo stanziamento di ingenti quantità di denaro, che finanziano torture e detenzioni nel Nord Africa.

A conferma dei rapporti privilegiati tra i due Paesi, lo scorso marzo il Ministro dell’Interno Piantedosi ha incontrato il “signore della guerra” a Bengasi 7, con cui intende «contrastare il traffico di esseri umani» grazie «alla cooperazione in atto e all’azione di prevenzione». Alcune pubblicazioni 8 hanno dimostrato come la brigata Tareq Bin Zeyad, guidata da Saddam Haftar, figlio del comandante libico, dallo scorso maggio abbia intensificato i rapporti con Frontex al fine di intercettare e riportare in Libia centinaia di migranti e richiedenti asilo in acque europee. Queste nuove dinamiche nel Paese potrebbero aver aperto nuove rotte migratorie verso l’isola di Gavdos e la Grecia.

La soluzione greca è coerente con le politiche migratorie europee: accordo coi Paesi terzi come unica possibilità per “contrastare le migrazioni irregolari

Il ministro dell’immigrazione greco ha un’unica soluzione: ampliare l’accordo con l’Egitto. «Abbiamo bisogno della cooperazione dell’Egitto, perché sono soprattutto gli egiziani ad arrivare. Per questo abbiamo fatto pressione per l’accordo e per dare all’Egitto il sostegno dell’UE che merita». Il mese scorso, l’Unione Europea ha infatti annunciato di aver stanziato un pacchetto di finanziamenti di 7.4 miliardi di euro destinati all’Egitto, nell’ambito di una strategia volta a contrastare il flusso migratorio verso l’Europa 9.

Molte sono le critiche su questa nuova partnership con il paese nordafricano. «Le autorità egiziane arrestano e trattengono arbitrariamente rifugiati, richiedenti asilo e migranti in condizioni inumane; li espellono ingiustamente e senza procedure adeguate o costringendoli a chiedere asilo in paesi dove rischiano di andare incontro a gravi violazioni dei loro diritti umani», ha dichiarato Eve Geddie, direttrice dell’Ufficio presso le Istituzioni europee di Amnesty International 10.

«I leader europei non possono ignorare tali violazioni e devono assicurare che qualsiasi forma o accordo di cooperazione includa chiare garanzie per i diritti umani. L’Unione europea deve abbandonare il fallimentare schema di costringere le persone a rimanere in paesi dove i loro diritti sono a rischio ed evitare di essere ulteriormente complice delle violazioni dei diritti umani, come è stato evidente per la cooperazione portata avanti con la Libia e la Tunisia», ha aggiunto Geddie.

Ancora una volta, dunque, le uniche soluzioni auspicate nella gestione del fenomeno migratorio sono repressive, anacronistiche e delegano paesi terzi in cui le violazioni dei diritti umani sono documentate e note.

  1. Over 1,000 migrants have reached a tiny Greek island in recent months – InfoMigrants (1 aprile 2024).
  2. ‘Pushed to the limit’: the tiny Greek island in people smugglers’ sights – The Guardian (27 marzo 2024).
  3. I dati diffusi da UNHCR sulla Grecia sono consultabili su Reliefweb.
  4. Qui l’articolo sul viaggio del Ministro pubblicato da EfSyn (3 aprile 2024) (Greco)
  5. Come “scompaiono” i rifugiati da Creta?, EfSyn (23 dicembre 2023) (Greco).
  6. Crete and Gavdos have no reception and identification procedures despite the increased arrivals, RSA (19 dicembre 2023).
  7. Ansa (12 marzo 2024).
  8. Libia: un paese alla deriva tra corruzione e traffici illeciti – Ispi (31 gennaio 2024).
  9. EU pledges €7.4 billion in aid to Egypt as it seeks to curb migration, InfoMigrants (18 marzo 2024).
  10. Accordo Ue-Egitto: i diritti umani siano al centro delle cooperazioni (16 marzo 2024).

Albertina Sanchioni

Mi sono laureata in Sicurezza Globale con una tesi sulle implicazioni sui diritti umani degli algoritmi relativi all’hate speech nei social network, con un focus sul caso del popolo Rohingya in Myanmar.
Volontaria dello sportello anti-tratta a Torino, frequento il Master in “Accoglienza e inclusione dei richiedenti asilo e rifugiati” all’Università Roma Tre.