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da Il Manifesto del 24 gennaio 2005

La rivolta delle nigeriane di Orsola Casagrande

Dopo il blocco dello straordinario allo stabilimento Idealservice di Rive d’Arcano (Udine), arriva puntuale la ritorsione dell’azienda. Ieri è stata comunicata ai sindacati l’apertura delle procedure di mobilità per venti lavoratrici attualmente a tempo parziale. Cioè proprio quelle, sottolineano allo sportello degli invisibili di Monfalcone, che avevano dato vita al blocco degli straordinari. La mobilitazione era stata organizzata dopo che ad alcune lavoratrici (per la maggior parte cittadine africane) era stato imposto, sotto minaccia di licenziamento, il passaggio da contratto a tempo pieno a tempo parziale. Le lavoratrici si erano rivolte all’associazione difesa lavoratori (federata alla Rdb) e agli sportelli degli invisibili e, assieme, avevano organizzato la protesta di lunedì scorso, che aveva visto coinvolti tutti i lavoratori dello stabilimento, cioè una trentina di persone. Per la verità la cooperativa Idealservice era già salita all’onore delle cronache quando, ad ottobre aveva deciso di trasferire alcune lavoratrici (anche in questo caso per lo più straniere) dallo stabilimento di Ballò (in provincia di Venezia) ad altre sue sedi distanti anche 150 chilometri. Le lavoratrici si erano rifiutate di spostarsi e grazie all’assistenza di associazione difesa lavoratori e sportelli degli invisibili avevano scioperato e portato l’azienda al tavolo delle trattative. In tre casi l’azienda si è anche impegnata a trovare l’alloggio alle lavoratrici che avevano accettato il trasferimento. La Idealservice si occupa di riciclaggio di rifiuti solidi urbani e ha convenzioni con circa 150 amministrazioni. Ha 6 stabilimenti, di cui 4 in Friuli Venezia Giulia e 2 in Veneto, per un totale di circa 600 dipendenti. Molte sono donne e moltissime straniere, per lo più cittadine africane. Come già era avvenuto in occasione del trasferimento delle lavoratrici in sedi lontane da quella di Ballò, anche nel caso di Rive d’Arcano ad essere colpite sono soprattutto le addette meno qualificate. «L’azienda – dice Celeste Giacon, dell’associazione difesa lavoratori di Padova – vuole il controllo totale sulla forza lavoro. Il paradosso – aggiunge – è che siamo in presenza di precarietà del lavoro anche quando i contratti sono a tempo indeterminato». Infatti a Rive d’Arcano l’azienda aveva imposto il cambio di contratto da full time a part time ma allo stesso tempo aveva chiesto alle lavoratrici di effettuare ore supplementari o straordinari. «Purtroppo la Cgil – dice ancora Giacon – ha spinto le lavoratrici ad accettare.

Ma le nuove condizioni di lavoro non sono accettabili». Così le dipendenti (diciotto inizialmente) hanno cestinato la tessera Cgil per prendere quella dell’associazione difesa lavoratori. Insieme ai sindacalisti di base hanno tenuto assemblee e pensato strategie. «Ci si ritrovava nei bar vicino a Udine – dice Giacon – Queste lavoratrici sono molto agguerrite». Alla fine si è optato per il blocco degli straordinari, che tra l’altro l’azienda comunicava il giorno prima o addirittura il giorno stesso. «Il blocco – spiega Mauro Bussani dello sportello degli invisibili di Monfalcone – è stato un grande sacrificio per quelle dipendenti che, avendo subito un contratto part time, ricevono un salario di 250-300 euro» (il salario di un tempo pieno si aggira sui 750 euro). Il sindacato sta valutando, anche con i legali, che iniziative intraprendere in difesa delle lavoratrici che l’azienda vorrebbe mettere in mobilità.