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Dal Messaggero Veneto del 15 aprile 2005

Immigrati, via libera tra le polemiche alla normativa sulle associazioni e gli enti

TRIESTE. Fra polemiche il regolamento che individua criteri e modalità per l’iscrizione all’Albo regionale delle associazioni e degli enti per l’immigrazione ha ricevuto ieri parere favorevole dalla III commissione, presieduta da Nevio Alzetta (Ds). Sottoposto a un fuoco di fila di domande da An, Fi e Lega, l’assessore ai Migranti e alle Politiche della Pace, Roberto Antonaz, ha ribadito a più riprese che «l’iscrizione al registro non lascia spazio a criteri soggettivi», replicando alle accuse di favorire «associazioni amiche a Rc». Il parere favorevole è stato espresso a maggioranza, contraria la Casa delle Libertà.
Come previsto dalla norma, il regolamento «copia semplicemente i requisiti di accesso previsti nel registro delle associazioni di volontariato», ha spiegato Antonaz. All’Albo potranno iscriversi gli enti senza fini di lucro con sede permanente in regione e che, alla data di presentazione della domanda, operino con continuità da un anno almeno a favore degli immigrati. Due le sezioni previste: una per le associazioni a livello regionale che svolgono attività particolarmente significative nel settore dell’immigrazione; l’altra per quelle i cui organismi dirigenti siano composti da oltre il 60% da cittadine e cittadini stranieri immigrati. Tra i requisiti, precisi criteri di rappresentanza e la redazione di un bilancio o rendiconto annuale. Sospeso il punto relativo le associazioni storiche (16, di cui 6 riconosciute a livello regionale e 10 a livello nazionale) poichè alcune non possiedono tutti i requisiti previsti. In attesa di chiarimenti, verranno iscritte di diritto. Un adeguamento del loro statuto, è stato detto, sarà sufficiente a farle rientrare nel novero.
E se puntualizzazioni sono state chieste da Paolo Menis (Margherita), tra l’altro, sul prevedere coordinamenti delle associazioni, sulle due sezioni previste dall’Albo, sulla sua revisione triennale e sul perché gli organismi dirigenti devono essere composti da oltre il 60% da cittadini stranieri immigrati, si sono concentrate gran parte delle domande di Adriano Ritossa, Paolo Ciani, An e Gina Fasan, Udc. Sulla «genericità del testo» e sulla «mancanza di direttive sulla finanziabilità delle iniziative» è intervenuto Piero Camber (Fi), mentre Alessandra Guerra (Lega) ha chiesto chiarimenti sul significato di «attività particolarmente significative» e sugli «enti riconosciuti dalle confessioni religiose» e se tra queste ultime rientrino anche le islamiche.
Sonia Sicco