Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Riccione 14 luglio 005

Scrivo con rammarico, ma anche con speranza, in relazione alla vicenda del giovane
marocchino Youssef Mihraje, clandestino, certo, ma vittima di un pestaggio da parte di
un esponente dello stato. Pestaggio certamente ancora da dimostrare ma che se dovesse
rispondere al vero sarebbe un episodio gravissimo.
Scrivo anche personalmente visto che ho seguito la vicenda passo passo assistendo il
giovane insieme ad altri che lo hanno sostenuto e che hanno attivato tutti i canali possibili per
aiutarlo e denunciare l’episodio.
Il giovane Youssef si reca a denunciare l’abuso subito NONOSTANTE si trovi in condizione di
clandestinità. Forse proprio su questo contava che ha commesso l’abuso.
Il giovane Youssef ha, per questo, UN DOPPIO MERITO: oltre al coraggio della denuncia (di
per se non facile neppure per un regolare) affronta il tribunale che lo deve processare perchè
clandestino.

Questi episodi, che spero limitati, minano la civile e pacifica convivenza tra persone
provenienti da culture differenti in una realtà, la nostra, sempre più complessa ed articolata
nella quale queste persone si trovano con pieno diritto: soggetti attivi nel lavoro, nelle istituzioni,
nel volontariato. Alcuni di questi ancora in difficoltà per una condizione di iregolarità, devono essere
aiutati ad integrarsi e non respinti con metodi brutali che si fanno forza di una presunzione di impunità.
Come dicevo ho seguito questo caso e continuerò a seguirlo negli ulteriori sviluppi. Non solo
queli che riguardano il giovane Youssef, ma quelli che eventualmente arriveranno attraverso altri
canali informativi.

E’ infatti necessario che simili episodi non accadano più.
Se si chiede legalità ai migranti e si insiste sul tema dell’abusivismo commerciale
(sebbene ricondotto alle sue reali dimensioni) non si possono dare in cambio abusi e violazioni.

PAOLO SEVERI