Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Corriere della Sera del 4 gennaio 2006

Sarkozy rompe l’ultimo tabù: quote per gli immigrati

Dal nostro inviato a Parigi – “La vera generosità non è accogliere tutti, ma solo quelli che siamo in grado di integrare”. Nicolas Sarkozy lo ripete da mesi e questo principio comincia ora a prendere forma in un documento di lavoro del ministero dell’Interno datato 18 dicembre, finito in mano ad alcune associazioni per la difesa degli immigrati e svelato ieri su Internet accanto al marchio di infamia di “piano razzista”.
La filosofia del nuovo progetto di legge, che potrebbe essere sottoposto al Parlamento in primavera, è il passaggio dall'”immigrazione subita”, propria della Francia degli ultimi trent’anni, all'”immigrazione scelta”.
La parola “quote”, introdotta dalla Bossi-Fini in Italia ma quasi tabù nel Paese dei diritti dell’uomo, non è mai pronunciata, comunque di questo si tratta: abbandonare l’illusione della Francia terra di ospitalità per gli oppressi, i poveri e i malati e difendere l’idea di “una Nazione che ha il diritto di scegliere gli stranieri in base ai suoi interessi, per attirare le competenze che ci servono” come ha proclamato Sarkozy al Senato.
Il capovolgimento di visione non è da poco: l’immigrazione cessa di essere la speranza, l’avventura, il dramma di singoli, per diventare il soddisfacimento delle esigenze economiche dello Stato. “Immigrazione di diritto” contro “immigrazione di lavoro”: la prima è quella delle richieste di asilo, dei ricongiungimenti familiari, dei malati che ottengono di essere curati in Francia; la seconda è quella qualificata, di chi entra nel Paese con un lavoro o con la certezza di trovarlo e Sarkozy ha sempre lamentato la sproporzione a vantaggio della prima.
“L’immigrazione “di diritto” in Francia rappresenta attualmente il 95% del totale, quella “di lavoro” arriva appena al 5%. Perché non possiamo fare come l’Australia, il Canada, il Regno Unito, la Nuova Zelanda o la Svizzera, dove l’immigrazione di lavoro rappresenta oltre il 50% del flusso migratorio?”.
Ecco quindi la stretta agli ingressi familiari prevista nel documento: uno straniero residente in Francia potrà farsi raggiungere da moglie e figli solo dopo 18 mesi (ora ne bastano 12); uno straniero sposato a una francese (o viceversa) acquisterà la nazionalità solo dopo 4 anni (ora ne bastano due); la regolarizzazione sulla base della “vita privata e familiare”, introdotta nel 1998, viene limitata e lo straniero deve portare la prova di “legami stabili e intensi da almeno cinque anni”.
L’anagrafe dovrà avvvisare la magistratura se un bambino sembra essere riconosciuto “in modo fraudolento”, vengono rafforzati i controlli contro matrimoni bianchi e poligamia, abrogato il diritto di essere regolarizzati dopo 10 anni di residenza in Francia (una disposizione che dal 1984 ha permesso l’integrazione di migliaia di sans papiers) e limitata l’accoglienza ai malati, che dovranno dimostrare di essere presenti in Francia da almeno un anno e di rischiare la morte senza le cure richieste.
Nell’ambito dell'”immigrazione di lavoro”, invece, ecco una nuova carta di soggiorno chiamata in modo piuttosto suggestivo “capacità e talenti”, valida tre anni, rinnovabile, che sarà concessa allo straniero “in grado di partecipare, grazie alle sue capacità e ai suoi talenti, allo sviluppo dell’economia francese o all’espansione della Francia nel mondo o allo sviluppo del suo Paese d’origine”.
La rivelazione del piano di Sarkozy arriva dopo settimane di tensione, nelle quali l’organizzazione gay Act Up ha affisso a Parigi manifesti con la faccia del ministro e la frase Votez Le Pen, per protestare contro discriminazioni nei confronti degli stranieri malati di Aids; prima di Natale, 200 sans papiers hanno occupato gli uffici della Direzione del lavoro denunciando l’imminente svolta di Sarkozy. Ieri 8 associazioni, tra cui Lega per i diritti dell’uomo, Mrap e Act Up, hanno protestato contro “la negazione radicale dei diritti della persona”, “la visione mercantile e utilitarista”, “l’impostazione razzista” del ministro.
Sarkozy sta perfezionando il suo progetto, a metà febbraio lo sottoporrà al Consiglio dei ministri. Trova “insopportabile” che la Francia, frenata dalla retorica, non abbia sviluppato ancora una chiara politica dell’immigrazione, “mentre ogni anno almeno 200 mila stranieri entrano nel nostro Paese”.
Stefano Montefiori