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da Il Manifesto del 1 febbraio 2006

«Caro bebè…» E Silvio sbaglia gli indirizzi

Truffa bebè. Il presidente del consiglio, pur di farsi l’ennesima pubblicità elettorale, sfrutta la legge finanziaria che concede un bonus bebè di 1000 euro per tutti i nati nel 2005 e nel 2006 e spedisce, a spese dei contribuenti, migliaia di lettere firmate Silvio Berlusconi (cosa tra l’altro vietata dalla stessa finanziaria che prevede comunicazioni amministrative anonime). Una gaffe e un uso improprio della comunicazione pubblica. Il premier si fa campagna elettorale anche così: con i soldi dei contribuenti, gli stessi a cui ha promesso di abbassare le tasse. Ma sbaglia anche gli indirizzi. Questa volta, infatti, l’affare mediatico non funziona e anzi potrebbe determinare qualche serio problema per il governo, che inciampa dunque anche sul bonus, dopo aver inciampato – senza mai ammetterlo – sull’aumento delle pensioni minime. Il bonus bebè è una norma contenuta nella legge finanziaria ed è stato il frutto – tra l’altro – di un lungo braccio di ferro politico tra An, Udc, Forza Italia e il ministro Tremonti, che non ne voleva sapere nulla, visti i costi. Ma ora il compromesso politico-elettorale rischia di saltare in aria per l’enorme gaffe procedurale dello stesso Berlusconi. Sono state infatti spedite lettere per la riscossione del bonus bebè anche a persone che (in base all’impianto della finanziaria) non ne hanno diritto, perché non sono cittadini italiani o comunitari. Migliaia di lettere che saranno quindi solo carta straccia. Migliaia di genitori che si presenteranno negli uffici postali di tutte le città italiane per riscuotere e che si vedranno rispondere invece solo un imbarazzato diniego.

Ecco come stanno le cose. In base alla legge finanziaria per il 2006 il governo aveva stabilito l’erogazione di un bonus per ogni bambino nato in Italia o adottato nel corso del 2005, bonus che poi – per le pressioni politiche degli alleati in vista delle elezioni politiche – è stato esteso anche al 2006. Ma a chi spetta questo bonus? A chi dobbiamo mandare la lettera? Il governo Berlusconi, consigliato probabilmente dai suoi autorevoli esperti di comunicazione politica massmediatica, ha cercato la via più breve, anche per non sovrapporre l’iniziativa alla campagna elettorale. Detto come eufemismo, visto che la campagna elettorale è cominciata già da molti giorni.

La via amministrativa più breve, per Palazzo Chigi, era quella di rivolgersi alla Sogei (cosa tra l’altro prevista dalla stessa legge finanziaria), che ha il quadro generale di tutti i nati in Italia nel corso dell’anno perché spedisce i codici fiscali dopo pochi giorni dal primo vagito. Palazzo Chigi ha chiesto dunque alla Sogei l’elenco completo di tutti i nuovi nati nel 2005. E la società, con giusta solerzia, ha passato al governo l’elenco completo. Ricevuti i nominativi con tanto di indirizzo, Silvio Berlusconi ha pensato bene di scrivere di suo pugno la lettera della buona novella (un esemplare originale lo pubblichiamo qui accanto). Tutte le lettere cominciano così: «Caro Mario Rossi….caro Paolo Bianchi…caro Mohamed…». Le lettere sono state infatti spedite proprio a tutti i nuovi nati, quindi anche ai bambini e alle bambine degli immigrati regolarmente registrati in Italia, ma senza la nazionalità, che come si sa bene è un «certificato» molto complesso a cui non tutti gli immigrati regolari presenti nel nostro paese riescono ad accedere. Dunque ecco la gaffe, o meglio la grande truffa.

Berlusconi ha mandato a dire a migliaia di persone (si calcola almeno 50 mila lettere sbagliate) di aver un diritto prescritto dalla norma, senza in realtà averne diritto. La finanziaria – come spiega bene i commi dal 311, 312, 313 – stabilisce appunto l’attribuzione del diritto al bonus solo per gli italiani con nazionalità e per tutti i cittadini Ue. Migliaia di immigrati stanno fuori dalla finanziaria, anche perché così ha voluto la Lega di Bossi. I parlamentari leghisti hanno insistito infatti con i paletti della nazionalità. Il bonus bebè non si poteva dare a tutti.

La Cgil e la Cisl chiedono spiegazioni urgenti. Il responsabile economico della Cgil, Beniamino Lapadula, si spinge anche più in là e chiede l’intervento dell’Authority delle comunicazioni e della Corte dei conti. «E’ opportuno che intervenga non soltanto l’Authority – dice Lapadula – ma anche la Corte dei conti per il danno erariale causato dall’inoltro di oltre 50 mila lettere fasulle che non sarebbero dovute partire». Interviene anche la Cisl. La lettera autografa del presidente del consiglio – sottolinea una nota dell’Inas-Cisl – è stata inviata anche a migliaia di stranieri che hanno avuto figli nel 2005 ma che, secondo la legge, non avrebbero diritto al bonus, anche se in possesso della carta di soggiorno.