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Donne migranti e diritto all’aborto

Una corretta informazione potrebbe eliminare gli aborti clandestini che mettono in serio pericolo la vita delle donne migranti

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L’interruzione volontaria di gravidanza rientra fra le prestazioni mediche essenziali e urgenti e deve essere garantita anche a chi non possa permettersi di pagare la prestazione trattandosi di un diritto garantito dalla legge.

L’art. 10 della legge n. 194/78 (legge sulla tutela sociale della maternità e sull’interruzione volontaria della gravidanza) prevede che le prestazioni relative alla gravidanza, al parto e all’interruzione volontaria di gravidanza sono gratuite.

L’art. 35, comma 3, del D.Lgs. n. 286/98 (testo unico in materia di immigrazione) prevede fra i trattamenti sanitari che debbono essere comunque garantiti, anche agli stranieri irregolari e privi di permesso di soggiorno, l’interruzione di gravidanza.

Ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, non in regola con le norme relative all’ingresso ed al soggiorno, sono assicurate, nei presidi pubblici ed accreditati, le cure ambulatoriali ed ospedaliere urgenti o comunque essenziali, ancorché’ continuative, per malattia ed infortunio e sono estesi i programmi di medicina preventiva a salvaguardia della salute individuale e collettiva.

L’art. 35 comma 4 del D.Lgs. n. 286/98 prevede che ciò’ debba avvenire, in assenza di risorse economiche, gratuitamente: “Le prestazioni di cui al comma 3 sono erogate senza oneri a carico dei richiedenti qualora privi di risorse economiche sufficienti“.

La Costituzione italiana garantisce le cure mediche agli indigenti (art. 32): “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” proprio perché l’art. 3, comma 1 Cost. recita: “Tutti i cittadini hanno pari dignità’ sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali (…)“.

Si deve ricordare la sentenza della Corte Costituzionale (n. 252 del 2001) che è intervenuta in tema di cure urgenti ed essenziali che “costituiscono attuazione del “nucleo irriducibile” del diritto alla salute sancito dall’art. 32 della Costituzione, da riconoscersi ad ogni individuo, rispetto al quale non sono ammessi bilanciamenti con altri valori, quali il contenimento della spesa pubblica, né discriminazioni, in ragione della regolarità’ o meno del soggiorno“.

Dopo la pubblicazione di questa mirabile sentenza ci è voluto un anno affinché il Ministero della Salute con una determina ricomprendesse fra le cure essenziali e urgenti anche l’interruzione volontaria di gravidanza, ma purtroppo il percorso è ancora lungo.

L’unica regione italiana che si è conformata alla precisazione ministeriale è quella del Lazio.

Altre regioni, come le Marche, non si sono ancora adoperate per modificare la propria disciplina. Altre, infine, hanno deliberatamente ignorato la determinazione del Ministero della Salute, come la Regione Toscana che, con una decisione del 3 marzo 2008 e una nota del 8 marzo 2008, continua a consentire l’interruzione volontaria di gravidanza a titolo gratuito solo se “medicalmente necessaria“.

Ne deriva una ingiustificata disparità di trattamento per le donne che intendano interrompere una gravidanza, a seconda della regione in cui vivono. Una disparità che deve essere eliminata dalla immediata adozione, da parte di tutte le regioni italiane, di una regolamentazione conforme alla legge.
Non va sottaciuto che serve una seria campagna di informazioni per far conoscere la possibilità di accedere alle strutture medico sanitarie da parte di donne immigrate irregolari attraverso il codice STP e un facile accesso ai consultori.

Il consultorio è un servizio pubblico prevalentemente rivolto alla salute delle donne dove i singoli, le coppie, i giovani, le famiglie possono rivolgersi per chiedere aiuto e supporto su problemi sociali e sanitari. In queste strutture vengono garantiti la riservatezza e il segreto professionale. Nel consultorio familiare si trovano diversi operatori che possono esserti utili: personale sanitario (medici, ostetrica e infermieri), assistente sociale, lo psicologo/a, educatori professionale/pedagogista, psicoterapeuta, consulente legale, mediatrice familiare.

E’ possibile chiedere di essere visitati solo ed esclusivamente da ginecologo, ostetrica, infermiere di sesso femminile. I servizi offerti: gravidanza, assistenza dopo il parto e sostegno all’allattamento, contraccezione, interruzione volontaria di gravidanza (IVG/aborto), prevenzione tumori (pap–test), menopausa, mediazione familiare in supporto a situazioni di separazione o divorzio, fertilità, infertilità, violenza e maltrattamento su donne, consulenza legale, consulenza parto in anonimato.

Dare una corretta e giusta informazione eliminerebbe il triste fenomeno degli aborti clandestini che mettono in serio pericolo la vita delle donne migranti le quali spesso ricorrono a tale scelta dopo essere state vittime di stupro e/o gravi malattie.

Il diritto di abortire non deve essere violato esattamente come tutti gli altri diritto deve essere considerato inviolabile, indisponibile perché fa parte di un nucleo irriducibile di diritti garantiti dalla nostra costituzione.

L’Avv. Uljana Gazidede è Presidente della Casa delle Donne del Mediterraneo di Bari