Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto del 23 marzo 2006

Libri – Palazzo Yacoubian

Storie di vita e di ordinaria corruzione al Cairo , di Francesca Corrao

Il grande edificio che fa da cornice alla narrazione di Palazzo Yacoubian, il romanzo di ‘Ala al-Aswani da poco uscito per Feltrinelli nella traduzione di Bianca Longhi (pp. 209, euro 16), sembra rappresentare in primo luogo un invito al recupero della memoria di un’epoca affascinante, quando l’Egitto con uno sforzo straordinario cercava di raggiungere l’Europa per dimostrare a se stesso e al mondo di essere un paese in grado di diventare moderno e cosmopolita in poco tempo.
Simbolo di una società e di una economia in rapida espansione, il palazzo – situato al centro della principale capitale del Medio Oriente – venne infatti costruito negli anni Trenta da un miliardario armeno che era riuscito a creare un impero dal nulla. Proprio per questo, però, la decadenza dell’edificio, dai fasti degli inquilini della belle époque sino al lento e inarrestabile assedio da parte degli umili che si infiltrano in ogni spazio abitabile, dal sottoscala al terrazzo, finisce per diventare la metafora delle occasioni perdute dal paese. Facendo emergere dai diversi appartamenti del palazzo una folla di personaggi di cui ci narra la storia e le peripezie, Al-Aswani traccia con abilità le figure di eroi semplici, che inseguono disperatamente la felicità per trovarsi spesso prigionieri delle incognite della vita. Così l’intrecciarsi dei racconti ricorda a tratti le epiche vicissitudini raccontate dal più celebre scrittore egiziano, il Nobel Naguib Mahfuz. Ma la narrazione del cinquantenne Al-Aswani – che è approdato al romanzo dopo avere esercitato la professione di dentista, fra l’altro proprio nel palazzo che ha ispirato il suo testo – appare più leggera, più rapida, tanto da evocare piuttosto lo stile di un altro grande autore egiziano, il meno noto (in Italia) Yusuf Idris, maestro del racconto breve.
Ritroviamo dunque in Palazzo Yacoubian le scene di miseria e corruzione tipiche di Idris, descritte però senza la sua sorridente saggezza, ma al contrario con un occhio lucido, perfino spietato. Oggi infatti la storia sembra aver voltato le spalle ai giovani egiziani. Passati e ormai lontani gli anni in cui Nasser offriva un posto di lavoro nello stato a ogni neolaureato, ora anche i più bravi, nonostante l’impegno negli studi, non hanno alcuna speranza di vedere premiati i loro sforzi se non c’è qualcuno a proteggerli. Perfino la prospettiva di entrare nella polizia (il mestiere che anche altrove nel mondo è riservato ai poveri che arrivano a frotte nella capitale per sfuggire alla miseria) appare irraggiungibile. Duro atto di accusa contro la corruzione e un sistema che soffoca le forze migliori abbandonandole nelle braccia di personaggi oscuri pronti a reclutarli contro la corruzione in nome della jihad, Palazzo Yacoubian denuncia anche il persistere di un maschilismo bieco e violento, che lascia alle ragazze e alle donne ben poche speranze di poter sopravvivere se non nella sottomissione. Con il suo procedere incalzante, in cui i protagonisti delle diverse storie entrano ed escono di scena con il loro bagaglio di ansie e di temporanei momenti di felicità, Palazzo Yacoubian sembra segnare anche una evoluzione nel romanzo egiziano. Se infatti nelle opere di Mahfuz la sequenza narrativa aveva un taglio piuttosto cinematografico (e del resto l’anziano scrittore ha lavorato a lungo come soggettista e sceneggiatore), il testo di Al-Aswani pare invece riproporre l’antico modello delle Mille e una notte, letto però attraverso i ritmi e le cadenze di una modernissima fiction televisiva, tutta giocata su contrasti e chiaroscuri forti. Eppure, all’interno di un quadro assai poco confortante, lo scrittore (che in questi giorni si trova in Italia e oggi alle 18 incontra i suoi lettori alla Libreria Feltrinelli di Galleria Colonna a Roma) sembra indicare nel comportamento corretto di alcuni personaggi una possibile via di fuga dall’ impasse. E d’altra parte l’enorme successo del romanzo in Egitto, come il fatto che nel paese se ne sia permessa la pubblicazione e la diffusione senza censura preventiva, rappresenta un passo avanti, un gesto di coraggio che restituisce ai protagonisti e ai lettori un margine di speranza.