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dal Corriere Romagna del 15 marzo 2006

Trenta minuti per realizzare un sogno

RIMINI – La lunga attesa della “speranza” si и conclusa. Alle 14.30, come accaduto in tutta Italia, anche i 47 uffici postali del territorio abilitati hanno spalancato le proprie porte per accogliere la documentazione riguardante i flussi d’ingresso dei lavoratori extracomunitari per il 2006.

All’ufficio centrale di largo Giulio Cesare erano alcune centinaia le persone in attesa di consegnare la domanda. Chi per se, chi per amici o conoscenti, altri ancora per i propri famigliari: quasi tutti reduci da una notte al freddo per non perdere la prioritа acquisita, alcuni di questi in sosta ininterrotta addirittura da sabato.Per facilitare l’afflusso, i primi della fila sono stati fatti entrare alle 14.

Cinque gli sportelli destinati alla ricezione delle domande, con in bella mostra l’avviso “massimo 5 kit per persona”, posto sul bancone, volto a scongiurare il rischio del fenomeno dei “turnisti”. A regolare il normale svolgimento delle procedure di alcuni dipendenti dell’ufficio e quattro agenti delle forze dell’ordine. Tra la curiositа di alcuni cittadini non informati di ciò che stava accadendo, alle 14.30 in punto i cittadini in attesa hanno potuto presentare la propria documentazione. Si è verificato qualche problema riguardante l’orario delle ricevute, elemento fondamentale per entrare a far parte del gruppo dei fortunati cui sarа accolta la domanda di permesso di lavoro e di soggiorno.

Alcuni di coloro che avevano presentato per primi i moduli hanno lamentato, ricevute timbrate alla mano, il fatto di essere stati preceduti da chi invece la domanda l’aveva consegnata successivamente. A parte l’inconveniente, che i responsabili dell’ufficio postale hanno subito cercato di verificare, tutto si è svolto nella massima tranquillitа e senza nessun problema di ordine pubblico. Il serpentone si è esaurito in pochi minuti tanto che, quando le 15 dovevano ancora scoccare, tutto si era compiuto. Poco prima dell’ora “x” si è visto transitare don Renzo Gradara, il direttore della Caritas diocesana, venuto a verificare di persona che tutto si svolgesse regolarmente. “Davvero non capisco – ha commentato – perchè per l’assunzione e la regolarizzazione le persone debbano fare code del genere. Possibile non ci fossero altri sistemi?”.

Sotto i portici di corso d’Augusto anche alcuni ragazzi del Laboratorio occupato Paz, che giа ieri avevano fatto visita e si erano fermati a parlare con gli stranieri in attesa. “Quello che abbiamo visto in queste ore – ha detto Manila Ricci – è un po’ la dimostrazione dello spirito della legge Bossi-Fini, un meccanismo poco umano che considera queste persone esclusivamente come forza lavoro, cui non è stata data la benché minima assistenza”.