Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza
/

Ero Straniero analizza numeri e limiti del Decreto flussi

Il sistema va riformato subito: nel 2022 solo il 30% di chi ha fatto ingresso in Italia è stato assunto e ha i documenti

Start

La campagna Ero straniero 1 mercoledì 20 dicembre alla sala del Senato ha presentato il dossier “La lotteria dell’ingresso per lavoro in Italia: i veri numeri del decreto flussi“. L’approfondita analisi dell’impatto degli interventi normativi in materia di ingressi per lavoro, evidenzia tutti i limiti di un sistema definito «rigido e inefficace». Nel corso della conferenza per Ero Straniero sono intervenuti Giulia Gori (Fcei), Giulia Capitani (Oxfam), Fabrizio Coresi (ActionAid) e Francesco Mason (Asgi), ai quali si sono aggiunte le testimonianze di Andrea Zini, presidente di Assindatcolf, e Laura Hardeep Kaur, segretaria generale Flai Cgil Frosinone Latina.

La lotteria del decreto flussi

Proprio nei giorni in cui emergono i primi dati del ministero dell’Interno sui “click day” del decreto flussi del 2023, la campagna ha illustrato il bilancio finale del decreto flussi degli anni 2022 e parte del 2023: a partire dai dati ottenuti attraverso una serie di accessi agli atti al ministero, è emerso che solo un terzo delle persone ha ottenuto contratto e documenti.

«Per gli ultimi due anni le domande di ingresso per lavoro inoltrate sono più del triplo rispetto alle quote fissate. Migliaia di persone non entrano in Italia dopo aver ottenuto il visto. E solo il 30% delle domande esaminate, ottenuto il nulla osta, sono giunte a conclusione con la sottoscrizione del contratto di soggiorno e il rilascio del permesso di soggiorno», è stato evidenziato.

Il quadro delineato dagli autori del dossier – Fabrizio Coresi di ActionAid, Francesco Mason di ASGI e Francesco Portoghese di A Buon Diritto – è tutt’altro che positivo. Sei le principali evidenze:

«Nel corso del 2022 e del 2023, le domande pervenute nei click day sono molto più numerose delle quote di ingressi stabilite per ciascun anno. Le decine di migliaia di domande extra-quota corrispondono ad altrettante/i lavoratrici e lavoratori che sarebbero entrati in Italia regolarmente, in sicurezza, e avrebbero dato una risposta alla richiesta di manodopera di aziende e famiglie (evidenza 1)».

La seconda si articola su diversi punti: «I nulla osta rilasciati sono inferiori ai posti disponibili: un numero consistente di domande non arriva al secondo passaggio della procedura per l’ingresso, e cioè il rilascio del nulla osta (evidenza 2.1). Si tratta di migliaia di posti di lavoro che vanno perduti.

Una volta ottenuti il nulla osta e il visto, una quota cospicua di lavoratrici e lavoratori non fa ingresso in Italia e il meccanismo si inceppa (2.2): anche in questo caso, migliaia di quote non si trasformano in posti di lavoro e ingressi regolari. Perchè?

Complessivamente il rapporto tra le quote stabilite e i contratti effettivamente sottoscritti (con conseguente rilascio del permesso di soggiorno) è molto basso per i due anni: infatti, il tasso di successo nel 2022 è del 30% per il canale stagionale e del 26% per il canale non stagionale; per il 2023 (fino ad agosto) è del 5,21% per il canale stagionale e del 2,05% per il non stagionale (2.3). Ciò vuol dire che solo una parte di lavoratrici e lavoratori che entrano in Italia riesce a stabilizzare la propria posizione lavorativa e giuridica, ottenendo lavoro e documenti, mentre la maggior parte, impiegata dalle aziende col solo nulla osta, una volta terminato tale impiego, è destinata a scivolare in una condizione di irregolarità e quindi di estrema ricattabilità e precarietà. Quali sono le cause di tale fenomeno? Si tratta di intoppi burocratici o di comportamenti illegittimi da parte di datori di lavoro non affidabili?

Il coinvolgimento delle associazioni datoriali rappresenta un elemento di semplificazione e aumento dell’efficacia della procedura (2.4)».

La terza e la quarta registrano una «maggiore efficacia del canale riservato al lavoro stagionale, che è ormai da tempo quello maggiormente implementato nel sistema dei decreti flussi: nell’ambito del lavoro stagionale, normalmente il datore di lavoro già ha avuto modo di conoscere lavoratrici e lavoratori e ricorre ogni anno alle stesse persone, stabilendo un rapporto duraturo nel tempo. Un altro discorso è assumere una persona dall’estero senza averla conosciuta prima. Lo stesso ragionamento vale per le richieste di conversione dei permessi di soggiorno: funzionano meglio perché permettono l’impiego di persone che si trovano già in Italia, hanno già relazioni col territorio in cui vivono e, in molti casi, riguardano rapporti che sono già in essere».

Infine, l’evidenze 5 e 6 si soffermano sulla distribuzione territoriale di quote, nulla osta rilasciati e contratti sottoscritti: «Si segnala una differenza nell’andamento a livello regionale e una maggiore efficacia della
procedura nelle province del nord. Tale situazione potrebbe essere ricondotta a una maggiore efficienza delle prefetture del nord nell’espletare le pratiche, ma potrebbe essere anche legata a un ricorso maggiore, nel mezzogiorno, all’uso strumentale dell’ingresso legale per fini di lavoro nero o di sfruttamento».

Cosa accade davvero dopo i click day?

La procedura – ricorda la campagna – prevede che il datore di lavoro la cui domanda è rientrata nelle quote, riceva dallo sportello unico immigrazione della prefettura il nulla osta al lavoro e all’ingresso in Italia della persona che vuole assumere. Segue il rilascio del visto da parte del consolato italiano nel paese di origine. Una volta ottenuto il visto, lavoratrici e lavoratori possono fare ingresso in Italia: entro 8 giorni dall’ingresso devono poi recarsi in prefettura insieme ai datori di lavoro per stipulare il contratto di soggiorno e chiedere il rilascio del permesso di soggiorno.

«Il primo punto da segnalare è che, rispetto alle domande inoltrate, nel corso del 2022 e del 2023, i nulla osta rilasciati sono inferiori ai posti disponibili: un numero consistente di domande non arriva al secondo passaggio della procedura per l’ingresso, e cioè il rilascio del nulla osta. Si tratta di migliaia di posti di lavoro che vanno perduti. Una volta ottenuti il nulla osta e il visto, poi, una quota cospicua di lavoratrici e lavoratori non fa ingresso in Italia. Nel 2022, su 55.013 nulla osta rilasciati (tra stagionali e non), risultano esserci ancora 3.183 persone che non hanno fatto ingresso in Italia, pur avendo ricevuto il visto. Lo stesso vale per le domande del 2023: fino ad agosto scorso, su 65.662 nulla osta rilasciati, 19.082 persone non risultano essere arrivate in Italia.

Ma ciò che desta maggiore preoccupazione è che, complessivamente, il rapporto tra le quote stabilite e i contratti di soggiorno effettivamente sottoscritti è molto basso per i due anni: infatti, il tasso di successo nel 2022 è del 30% per il canale stagionale (solo 12.708 contratti di soggiorno sottoscritti a fronte di 42.000 ingressi stabiliti dalle quote) e del 26% per il canale non stagionale (solo 5.243 contratti su 20.000 quote). Ciò vuol dire che solo un terzo di lavoratrici e lavoratori che entrano in Italia riesce a stabilizzare la propria posizione lavorativa e avere i documenti, mentre la maggior parte, impiegata dalle aziende col solo nulla osta, una volta terminato tale impiego, è destinata a scivolare in una una condizione di irregolarità e quindi di estrema ricattabilità e precarietà.

Rispetto alla distribuzione territoriale di quote, nulla osta rilasciati e contratti sottoscritti, si segnala una differenza nell’andamento a livello regionale e una maggiore efficacia della procedura nelle province del nord. Nel settentrione il 30% dei nulla osta è trasformato in contratti di soggiorno. Seguono il centro con il 17% e il sud solamente con poco più del 12%.

Emerge che il sistema del decreto flussi è inefficace, finisce per determinare nuova precarietà sociale e irregolarità e va superato.

Questo è, da sempre, l’obiettivo della campagna Ero straniero: andare oltre un meccanismo di ingresso per lavoro rigido e difficilmente accessibile attraverso l’introduzione di canali diversificati, flessibili, in grado di far incontrare domanda e offerta. Fondamentale, poi, un altro tassello: per chi è già in Italia e ha un rapporto di lavoro informale perché senza documenti, va introdotta la possibilità di firmare un contratto e di mettersi in regola in qualsiasi momento, senza dover aspettare l’ennesima sanatoria».

Le proposte della campagna Ero Straniero a governo e Parlamento

In conclusione, gli interventi si sono soffermati sui correttivi necessari per favorire la regolarità del soggiorno e maggiori diritti e tutele per i lavoratori e lavoratrici. Queste consistono, in sintesi, nell’introduzione di percorsi di ingresso diversificati e flessibili, ossia un meccanismo di assunzione diretta extra-quote (domanda presentata dal datore di lavoro, in qualsiasi momento, senza il limite delle quote e dei settori); l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro attraverso “sponsor” (persona singola o enti di intermediazione che presentano la richiesta di visto per l’ingresso di lavoratore/lavoratrice); l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro con richiesta di visto presentata direttamente da lavoratore/lavoratrice a fronte di garanzie economiche; infine, l’introduzione di due meccanismi di regolarizzazione su base individuale: regolarizzazione attraverso un contratto di lavoro e regolarizzazione per radicamento sociale.

  1. Promossa da A Buon Diritto, ActionAid, ASGI, Federazione Chiese Evangeliche Italiane (Fcei), Oxfam, Arci, CNCA, CILD, Fondazione Casa della carità “Angelo Abriani”, Radicali Italiani, con il sostegno di decine di organizzazioni.

Redazione

L'archivio di tutti i contenuti prodotti dalla redazione del Progetto Melting Pot Europa.