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da La Repubblica del 3 maggio 2006

Parigi taglia i permessi di soggiorno

Polemiche per la legge proposta da Sarkozy. Villepin: “Non mi dimetto”

Campagna ignobile L’affare Clearstream è un castello di calunnie e di menzogne contro di me che mi lasciano ferito e choccato. È troppo.

Giampiero Martinotti

PARIGI – Alì è tunisino, ha trentatré anni e vive qui dal 1994. Lavapiatti «sans papiers», clandestino stanco di vivere nell’ombra e di essere sempre in ansia alla vista di un poliziotto, tenta di ottenere un permesso di soggiorno prima che sia troppo tardi.
Wafia ha ventidue anni, vive in Marocco, ma possiede un diploma di infermiera: con un po’ di fortuna, potrebbe essere autorizzata a stabilirsi in Francia. Le traiettorie della disperazione di Alì e della speranza di Wafia s’incrociano in un solo punto: la nuova legge Sarkozy sull’immigrazione, la seconda con la firma del ministro dell’Interno, la dodicesima in 22 anni. Un provvedimento che rischia di creare una nuova figura, quella dell’immigrato «usa e getta», che si accoglie o si rispedisce indietro come un pacco postale.

Il parlamento ha cominciato a discuterne ieri mentre continuano a brulicare le voci sull’affare Clearstream. Intervistato di prima mattina alla radio, Dominique de Villepin ha detto di non vedere alcun motivo per dimettersi, di considerare la vicenda come «un petardo bagnato». Nel pomeriggio, rispondendo alle interrogazioni parlamentari, il primo ministro ha usato il registro solenne:
«Negli ultimi giorni sono stato vittima di un’ignobile campagna di calunnie e di menzogne, che mi ha profondamente scioccato e ferito. E’ troppo». Nicolas Sarkozy sta in guardia: ai deputati ha detto di non voler una crisi politica basata sulle voci e le indiscrezioni. Ma ha aggiunto di voler conoscere la verità sulla vicenda, «indipendentemente dalle conseguenze». Il ministro dell’Interno dice di voler lasciar fare la magistratura, ma promette guai nel caso fosse dimostrato che Villepin ha tentato di nuocergli, facendo mettere in giro una lista di falsi conti bancari all’estero.

Nell’immediato, Sarkozy deve anche difendere il suo contestatissimo provvedimento sull’immigrazione, attaccato da tutte le Chiese e dalle associazioni che difendono gli extracomunitari. Finora, la legge consente di regolarizzare la posizione dei clandestini che vivono in Francia da più di dieci anni e hanno un lavoro: se si superano le tormentose barriere burocratiche, il sogno di un permesso di soggiorno può concretizzarsi. La legge Sarkozy sopprime questa disposizione e crea di fatto la figura del clandestino a vita. I prefetti potranno regolarizzare a loro discrezione, in base a criteri soggettivi. Chi verrà trovato senza documenti avrà l’obbligo di lasciare il paese, le possibilità di ricorso sono ridotte da tre a una sola.

La legge rafforza anche i controlli sui matrimoni bianchi, riduce la possibilità di far venire Oltralpe le famiglie degli immigrati in situazione regolare e soprattutto introduce delle quote di ingresso: il governo rilascerà i visti in funzione dei bisogni nelle università e sul mercato del lavoro. I visti potranno anche essere temporanei, legati alla congiuntura, ai lavori stagionali. Usa e getta, come li hanno ribattezzati gli avversari del provvedimento.

Le proteste lasciano di marmo il ministro dell’Interno, il quale difende a spada tratta la sua scelta di passare da un’immigrazione «subìta» a un’immigrazione «scelta». Una mossa fatta anche in previsione delle presidenziali 2007: Sarkozy mira a sedurre l’elettorato del Fronte nazionale, che proprio sulla battaglia contro gli immigrati ha costruito le sue fortune. Resta da vedere se la sua legge sarà più efficace delle precedenti, cosa di cui è legittimo dubitare: secondo calcoli difficili da verificare, in Francia ci sarebbero almeno 400 mila extra-comunitari clandestini. Nonostante il parlamento sforni una legge ogni due anni.