Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Trento – Idoneità alloggiativa come forma di discriminazione

Questa mattina in una conferenza stampa la “Rete per i diritti senza frontiere”, formata da una serie di soggetti operanti sul tema dell’immigrazione, ha denunciato l’imminente entrata in vigore anche in Trentino di un regolamento chiaramente discriminatorio, quello che lega la possibilità di ottenere un permesso di soggiorno, il suo rinnovo o un ricongiungimento familiare alla verifica dell’idoneità alloggiativa.
Questa nuova normativa mette ulteriormente in difficoltà i migranti che puntano ad ottenere i documenti necessari alla loro permanennza sul territorio italiano.
E’ per questo che la “Rete per i diritti senza frontiere” chiede immediate risposte dall’Amministrazione Provinciale – già messa al corrente della gravissima situazizone che potrebbe verificarsi – che vadano a modificare un regolamento semplicemente inaccettabile
E’ per questo che la “Rete per i diritti senza frontiere” convoca un’assemblea pubblica per lunedì 3 giugno alle ore 20.30 presso la Tenda delle Comunità di Piazza Dante al fine di decidere le forme di mobilitazione da mettere in pratica.

No justice No peace

A seguire il volantino che verrà distribuito.

Campagna contro i diritti negati
NON HAI UNA CASA CONFORTEVOLE? ED ALLORA NON PUOI LAVORARE…

Mentre in tutte le occasioni pubbliche si sprecano le parole sull’integrazione che luminosamente si profila all’orizzonte, i lavoratori immigrati in questo Paese pazientemente si allenano a sopportare il peggio di un percorso ad ostacoli che non solo limita l’accesso a diritti fondamentali della persona, del cittadino e del lavoratore, ma minaccia continuamente la stessa possibilità di vivere e lavorare regolarmente in questo Paese. Uno dopo l’altro, una serie di provvedimenti, a dir poco sconcertanti, erodono diritti solennemente sanciti da leggi nazionali e convenzioni internazionali, riducendo la proclamata politica dell’integrazione e della convivenza ad una insultante finzione.

Ecco l’ultima perla pericolosamente inserita nel nuovo Regolamento di attuazione della Legge sull’immigrazione, approvato dall’ineffabile governo della ditta Berlusconi, Bossi e Fini: il lavoratore immigrato, se vuole lavorare, non solo deve trovare chi lo assuma, ma deve disporre anche di un alloggio e, si badi bene, di un alloggio confortevole. Sì, avete letto bene: perché l’art.35 del Regolamento, entrato in vigore nel febbraio del 2005, impone che il lavoratore straniero che intenda rinnovare il permesso di soggiorno per lavoro giunto a scadenza o voglia cambiare datore di lavoro, pur essendo in possesso di un permesso di soggiorno ancora valido, ha l’obbligo di stipulare, presso lo Sportello unico per l’immigrazione, un contratto di soggiorno. Ebbene, all’interno di questo contratto deve essere contenuta anche la dichiarazione del datore di lavoro, sotto la propria responsabilità – e, quindi, consapevole delle sanzioni previste dalla legge per chi dichiara il falso – che l’alloggio del lavoratore immigrato sia conforme ai parametri previsti dalla legislazione regionale in materia di edilizia residenziale pubblica. Insomma il lavoratore straniero deve abitare in un appartamento con una superficie sufficiente in relazione al numero delle persone che vi convivono; e la superficie è quella stabilita per le abitazioni dell’edilizia residenziale pubblica, quelle dell’Itea, tanto per capirci.

Si tratta, quindi, di una discriminazione intollerabile ed assolutamente illegittima che viola il principio di parità di trattamento tra lavoratori stranieri regolarmente soggiornanti e lavoratori italiani, sancito dalle convenzioni internazionali ed affermato anche nel Testo Unico sull’Immigrazione: perché un lavoratore italiano, anche se vive sotto un ponte, può stipulare regolarmente un contratto di lavoro, mentre uno straniero se non dispone di un alloggio idoneo, non può lavorare. E naturalmente nemmeno soggiornare regolarmente in Italia.

Gli effetti di questa nuova barriera all’integrazione sociale sono, quindi, devastanti, provocando una catena di assurde situazioni che producono condizioni di nuova irregolarità: se non ha un alloggio confortevole, il lavoratore straniero non può lavorare, e senza lavoro non può rinnovare il permesso di soggiorno, precipitando senza colpa nell’irregolarità anche dopo molti anni di regolare soggiorno in Italia. E perfino la nascita di un figlio rischia assurdamente di diventare un’esperienza di drammatica insicurezza perché la crescita del nucleo familiare può fare «saltare» il rispetto di parametri dell’idoneità alloggiativi, innestando una catena di esclusione….

In Trentino l’applicazione delle norme sulla stipulazione del contratto di soggiorno e sull’idoneità alloggiativa è rimasta a lungo sospesa, perché lo Sportello unico per l’immigrazione, cui deve essere presentato il contratto di soggiorno, non è stato ancora istituito, essendo necessaria a tale scopo una modifica dello Statuto di autonomia. E pertanto, la disponibilità dell’alloggio idoneo non è stata richiesta.
Ma, ora, pur gradualmente, questa norma sarà applicata anche in Trentino, come in tutto il territorio nazionale, creando ulteriore precarietà su lavoratori e cittadini che già vivono una condizione di fragili ed incerti diritti…

COSA FARE ORA?

1. UNA SCELTA DI CIVILTÀ: CANCELLARE «LA BOSSI-FINI»
Certo la soluzione civile e radicale per risolvere i problemi provocati da norme ingiuste e discriminatorie è rappresentata dalla loro totale abrogazione, così come dell’intera “Bossi-Fini” (….e non solo). E questo è l’impegno che ci attendiamo nell’immediato futuro da una coalizione politica che voglia realizzare una politica dell’immigrazione autenticamente ispirata ai valori dell’accoglienza, dell’integrazione e della cittadinanza nella parità dei diritti e dei doveri.

2. ABBASSARE I PARAMETRI ANCHE IN TRENTINO: SE NON ORA, QUANDO?
Nel frattempo, per attenuare gli effetti di questa regole indecenti, la strada da intraprendere è quella di rivedere i parametri dell’idoneità alloggiativa ai fini del rilascio della carta di soggiorno, del rinnovo dei permessi di soggiorno e del rilascio del nulla osta ai ricongiungimenti familiari. In questa direzione si sono mosse la Regione Toscana e la Provincia di Modena, dei comuni di Bologna e di Reggio Emilia.
Ed una delibera della Giunta provinciale di riduzione dei parametri provinciali dell’idoneità alloggiativa ai soli fini dei requisiti richiesti dalla legislazione sull’immigrazione per il ricongiungimento familiare, per la carta di soggiorno e per la stipulazione del contratto di soggiorno, la Rete delle Associazione per «Diritti Senza Frontiere» ha richiesto all’Assessora M. Dalmaso, in un incontro del 5 aprile, in previsione dell’entrata in Trentino delle nuove norme sul contratto di soggiorno e sulla disponibilità di un alloggio idoneo.
Ora, non è più tempo di distratta attenzione:occorrono tempestive scelte di civiltà
da parte della Giunta provinciale.

3. DIFENDERE LA LIBERTÀ DEI LAVORATORI IMMIGRATI PER LA DIGNITÀ E LA LIBERTÀ DI TUTTI I LAVORATORI.
Insieme chiediamo un deciso impegno delle Organizzazioni Sindacali per tutelate i lavoratori nel caso che a qualche datore venisse in mente di sospendere o di cessare il rapporto di lavoro di lavoratori stranieri che non fossero in grado di documentare la disponibilità di un alloggio idoneo.

Rete delle associazioni per
“Diritti senza frontiere”