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da La Gazzetta del Mezzogiorno on line del 19 agosto 2006

I superstiti: eravamo in 120, ci siamo rovesciati, tra noi anche donne

Lampedusa (Agrigento) – «Quando abbiamo visto la nave, ci siamo spostati su un fianco per salire a bordo e il barcone ha cominciato a ondeggiare fino a rovesciarsi». Così alcuni superstiti hanno raccontato le fasi drammatiche del naufragio, avvenuto la notte scorsa al largo di Lampedusa.
La ricostruzione della tragedia, fatta dagli stessi immigrati subito dopo essere sbarcati sull’isola, esclude quindi qualsiasi ipotesi di speronamento da parte della nave «Minerva» della Marina Militare che ha prestato i primi soccorsi.
Due di loro, che accusano gravi malori, sono stati trasferiti nel poliambulatorio. Secondo un primo, provvisorio bilancio della sciagura, fino ad ora sono stati recuperati 10 cadaveri e 70 naufraghi (e non 79 come era stato comunicato in un primo momento dai soccorritori). All’appello mancherebbero, dunque, ancora una quarantina di persone.

I superstiti hanno raccontato di essere partiti tre giorni fa in 120, tra cui cinque donne, dal porto libico di Al Zuwara, una delle basi principali dell’organizzazione che gestisce il traffico di clandestini tra le coste africane e la Sicilia. Fino ad ora sono stati recuperati dieci cadaveri, tra cui quattro donne, e 70 naufraghi. Nella zona del disastro sono in corso le ricerche degli altri 40 dispersi.
Alle operazioni, oltre alla corvetta «Minerva», partecipano mezzi navali ed aerei della Guardia Costiera, della Guardia di Finanza e dei carabinieri.
I primi 12 superstiti sono già arrivati a Lampedusa con una motovedetta della Capitaneria; due di loro, con problemi di respirazione e sintomi di assideramento, stanno per essere trasferiti in eliambulanza all’ospedale Civico di Palermo.
Secondo quanto si è appreso a Lampedusa, i cadaveri delle vittime saranno subito imbarcati sul traghetto di linea per Porto Empedocle. L’ennesima tragedia del mare avvenuta nel Canale di Sicilia ha nuovamente innescato un clima di tensione tra gli abitanti dell’isola, che più volte hanno richiamato l’attenzione delle istituzioni e delle forze politiche sui problemi causati dai continui sbarchi.