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da La Stampa del 14 settembre 2006

Torino – La Commissione governativa boccia la struttura per i clandestini

«Il raddoppio del Cpt in corso Brunelleschi deve essere fermato».

De Mistura: meglio complessi più piccoli
Nel mirino anche le condizioni igieniche

di Alberto Gaino

Il Cpt di corso Brunelleschi è stato bocciato dalla commissione voluta dal ministro Amato per verificare le «condizioni di sicurezza e di vivibilità» di questi centri. L’ambasciatore Onu Staffan De Mistura, il presidente, e numerosi componenti della commissione sono stati ieri in città, a visitare prima «corso Brunelleschi», dove hanno mangiato e conversato anche con i «trattenuti», De Mistura parla arabo. Successivamente, in Prefettura, hanno sentito il sindaco Chiamparino, il presidente della Circoscrizione 3, Michele Paolino e, insieme, i rappresentanti delle associazioni per i diritti civili.

Alla fine, con i cronisti, De Mistura è stato chiaro nonostante cercasse di non dire troppo: «Abbiamo un rapporto da presentare al ministro, un rapporto per il superamento dei Cpt. La situazione torinese – unica struttura di questo genere allestita in una zona residenziale – vi troverà molto spazio. Doveva essere una soluzione transitoria, è stata invece trascinata per molto tempo. Abbiamo raccolto critiche e individuato serie deficienze». Naturalmente si è parlato del raddoppio del centro: 12,5 milioni di euro di finanziamenti, da 80 a 180 posti, a disposizione dai primi mesi del 2007. L’avvocato Gianluca Vitale, dell’Asgi, ha chiesto a nome delle associazioni presenti (Caritas, Chiesa Valdese, Arci, Gruppo Abele, Torino Social Forum) una moratoria del progetto, «in attesa di capire che ne sarà della Bossi-Fini, lo scopo è di non sprecare i soldi dei contribuenti».

De Mistura: «Parlo di superamento perché la situazione europea in questo campo è fortemente in evoluzione, e l’Italia non vorrà discostarsene. Quanto a Torino, dove sicuramente torneremo presto, l’iniziativa principale punta a migliorare la struttura, ma non basta. E abbiamo perplessità sul concetto di raddoppio». Pure il sindaco spende parole chiare: «Mi è stato chiesto perché non si è fatto nulla in questi anni. Ho spiegato loro che il Cpt era stato costruito in regime di emergenza nel 1999 e doveva essere ricollocato a breve in altro posto. Nel 2003 avevamo individuato l’ex deposito di artiglieria di via Bologna, poi vi sono state assemblee contro… La mia idea è sempre quella che si facciano piuttosto piccole strutture che servano per rendere operative le espulsioni quanto l’accesso ai diritti e all’accoglienza».

Paolino si fa interprete del suo territorio: «Con tanta polizia nei dintorni sono diminuiti scippi e furti, ma è anche aumentata la percezione di insicurezza. E poi l’illuminazione a giorno anche di notte, gli schiamazzi, le proteste rumorose anche all’alba e, vorrei vedere chiunque, affacciandosi dal balcone, si trovasse un lager di fronte… Figuriamoci con il raddoppio. Perché i pregiudicati veri non provvedono ad espellerli alla fine di anni di detenzione e devono piuttosto mandarli lì?».
Domanda d’obbligo a Di Mistura: al Cpt sono rispettati i diritti civili? «Non posso anticipare il giudizio». Però parla di questioni sanitarie critiche, di supporti legali carenti. L’avvocato Guido Savio, dell’Associazione studi giuridici sull’immigrazione, l’ha detto forte: «Veniamo avvisati all’ultimo minuto e i colloqui con i “trattenuti” avvengono con la porta aperta e un poliziotto a pochi metri che può ascoltare». Non basterà sostituire i container con casette in muratura.