Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Comunicato relativo all’operazione di polizia condotta contro dei migranti subsahariani a Rabat

Comunicato stampa dell'Ufficio Politico del Partito Socialista Unificato.

Il Marocco, nazione di cui tre milioni di cittadini vivono all’estero, è diventato da qualche anno un paese di transito, e occasionalmente anche di soggiorno, per un numero relativamente importante di migranti in situazione amministrativa irregolare, provenienti essenzialmente dai paesi dell’Africa subsahariana.
Conosciamo tutte le ragioni di queste migrazioni e abbiamo seguito – e condannato quando sono avvenute- le violenze compiute nei confronti di questi migranti in particolare nel corso dell’autunno del 2005 ai confini delle città marocchine occupate di Sebta e Melillia.
Abbiamo anche tenuto conto del lavoro diplomatico portato avanti dal governo marocchino per mettere ciascuno- tanto i paesi dell’Unione europea quanto i paesi di partenza o di transito- davanti le proprie responsabilità e per superare gli effetti negativi che alcune delle azioni perpetrate dalle sue forze di polizia hanno avuto sull’opinione pubblica marocchina e africana.
Abbiamo inoltre avuto modo di notare come l’incontro intergovernamentale Euro-africano, tenutosi a Rabat all’inizio del Luglio 2006, abbia segnato un punto di svolta effettivo in rapporto alle tendenze precedenti tanto che, con lo spostamento delle rotte dei migranti verso le coste della Mauritania e del Senegal, il Marocco si è ritrovato in una posizione meno critica, poiché si è visto chiaramente come esso sia semplicemente un paese di transito. Ciò relativizza la sua responsabilità nei confronti dei paesi di partenza e soprattutto nei confronti dei paesi dell’Unione europea che rappresentano la meta finale dei migranti.
Alla luce di tutto questo, l’ufficio politico del PSU, che ha discusso di questa questione nel corso della sua assemblea del 24 dicembre 2006, comunica la sua sorpresa nel rilevare il ritorno a certi comportamenti che avevamo pensato fossero stati messi al bando dal novembre 2005 da parte delle autorità marocchine, ed esprime la sua assoluta condanna rispetto al flagrante attentato ai diritti dell’uomo che tali comportamenti comportano.
Tra questi è il caso di rilevare soprattutto l’assenza quasi sistematica del ricorso a verifiche giudiziarie prima di eseguire le decisioni di respingimento o di espulsione dei migranti (contrariamente a quanto prevede la stessa legge 02-03) e le retate periodiche compiute nei quartieri in cui risiedono i migranti cosiddetti irregolari nelle diverse città del paese. Queste operazioni sono condotte in totale spregio delle più elementari regole imposte dai diritti dell’uomo sia rispetto alle procedure seguite che ai soggetti arrestati, per i quali non viene presa in considerazione né l’eventuale statuto giuridico legato alla condizione di rifugiato, né le garanzie internazionali e nazionali che il sesso, l’età o la situazione matrimoniale dovrebbero comportare.
In questo panorama, l’Ufficio pubblico del PSU condanna con particolare fermezza la retata di cui sono stati vittime più di 230 migranti, costretti a venire fuori dalle proprie case nella note tra il 22 e il 23 dicembre 2006, in condizioni di freddo estremo, per venire condotti senza alcuna forma di processo legale, verso la frontiera tra Algeria e Marocco, dove sono stati abbandonati. Ciò sarebbe avvenuto- come ha detto il Wali di Rabat in un intervento televisivo del 23 dicembre 2006- “al fine di conformarsi agli impegni presi dal Marocco in occasione della Conferenza euro-africana di Rabat”.
Questi atti, che appaiono del tutto gratuiti considerata la tempistica e l’assenza di motivi diretti ed evidenti che potessero motivarli, rischiano di compromettere l’immagine del Marocco in Africa, e contemporaneamente appaiono in profonda contraddizione con i discorsi ufficiali secondo i quali il Marocco controllerebbe le sue frontiere e tratterebbe i migranti che si trovano sul suo territorio in situazione irregolare, nel rispetto totale dei diritti dell’uomo.
Inoltre, l’ufficio pubblico del PSU ha registrato allo stesso proposito- nel periodo compreso tra il mese di giugno e il mese di ottobre 2006- il decesso di dodici migranti subsahariani residenti in Marocco, per malattia, assenza di cure o incidenti.
Questa situazione drammatica, risultato della quasi totale chiusura del passaggio tra il Marocco e la Spagna, non può più continuare.
Per questo motivo l’ufficio politico del Psu chiede al governo di fermare immediatamente le azioni condotte contro i migranti in aperta contraddizione dei diritti dell’uomo, qualunque sia la condizione dei suddetti migranti sul territorio marocchino. Allo stesso modo chiede- di fronte al dramma umano vissuto dalla maggior parte di queste persone- che le autorità pubbliche marocchine intervengano perché i migranti privi di mezzi di sostentamento abbiano pieno accesso sulle strutture ospedaliere pubbliche allo stesso titolo dei marocchini in situazione di indigenza. A questo fine, l’ufficio politico del Psu è consapevole della scarsità di mezzi messi a disposizione dal nostro sistema sanitario- insufficienza che continua a denunciare come simbolo del deficit di altri servizi di base del paese- e preme sui responsabili marocchini affinché l’Unione europea, l’Hcr e l’Oim assumano un ruolo effettivo nelle risposte ai bisogni di base di questa popolazione migrante, che si trova provvisoriamente nel nostro paese in attesa di una partenza sempre più ipotetica per l’Europa, dal momento che il Marocco non dispone dei mezzi sufficienti nemmeno per affrontare i bisogni primari di una parte importante della propria popolazione.
L’ufficio politico del Psu continua a ritenere che la maniera di trattare i migranti stranieri che abitano in Marocco abbia delle conseguenza dirette e indirette sulle condizioni dei migranti marocchini all’estero, allo stesso modo in cui pensa che lo stato di diritto si costruisca anche in rapporto a come sono trattate le popolazioni in situazione di precarietà. In questo senso, il governo marocchino ha la piena responsabilità rispetto al fatto che i cittadini dei paesi subsahariani che transitano sul suo territorio o che via abitano siano protetti nella loro vita e nei loro diritti.

Rabat, 24 Dicembre 2006

Parti Socialiste Unifié
Bureau Politique

Communiqué à propos de l’opération de police menée contre
des migrants subsahariens à Rabat dans la nuit du 22 au 23 décembre 2006

Le Maroc, dont 3 millions de ses citoyens vivent à l’étranger, est devenu depuis quelques années un pays de transit, et accessoirement de séjour par défaut, d’un nombre relativement important de migrants en situation administrative irrégulière en provenance essentiellement de pays d’Afrique subsaharienne.
Nous savons tous les raisons de ces migrations comme nous avons suivi – et condamné en leur temps – les violences qui ont été faites à ces migrants particulièrement au cours de l’automne 2005 aux confins des villes marocaines occupées de Sebta et de Melilia.
Nous avons aussi noté le travail diplomatique mené par le Maroc pour mettre chacun – aussi bien les pays de l’Union européenne que les pays de départ ou de transit – devant ses responsabilités et pour surmonter les effets négatifs de certaines des actions de ses forces de sécurité sur l’opinion publique marocaine et africaine.
Nous avons pu considérer que la rencontre gouvernementale Euro-africaine, tenue à Rabat début juillet 2006, marquait une rupture effective par rapport aux tendances antérieures, d’autant qu’avec le déplacement des routes migratoires vers les côtes mauritaniennes et sénégalaises, le Maroc s’est retrouvé dans une position moins critique, puisqu’il est apparu clairement qu’il n’était qu’un simple pays de transit. Ce qui relativise sa responsabilité par rapport aux pays de départ et surtout par rapport à ceux de l’Union européenne qui représentent l’objectif final des migrants.

Aussi, le Bureau politique du PSU, qui a débattu de cette question au cours de sa réunion du 24 décembre 2006, fait part de sa surprise quant au retour à certains comportements que nous avons estimés bannis depuis le mois de novembre 2005 par les autorités marocaines et exprime sa condamnation totale des atteintes flagrantes aux droits de l’homme que ces comportements impliquent.

Parmi ceux-ci il y a lieu de relever plus particulièrement l’absence quasi-systématique du recours à la justice avant toute décision de refoulement ou d’expulsion de migrants (contrairement à ce que prévoit même la loi 02-03) ainsi que les rafles périodiques dans les quartiers de résidence des migrants dits en situation irrégulière dans différentes villes de pays, et qui sont opérées dans l’irrespect total des règles élémentaires de droits de l’homme aussi bien quant aux procédures suivies, que quant aux personnes arrêtées dont on ne prend en considération ni leur situation de réfugié statutaire ni les garanties internationales et nationales induites par leur sexe, leur âge ou leur situation matrimoniale.

Dans ce cadre, le Bureau publique du PSU condamne tout particulièrement la rafle monstre dont ont été victimes plus de 230 migrants, qui ont été sortis de leurs logements dans la nuit du 22/23 décembre 2006 , dans des conditions de froid extrêmes, pour être conduits sans autre forme de procès, vers la frontière algéro-marocaine, où ils ont été dispersés pour, selon le Wali de Rabat intervenant à la télévision marocaine le 23 décembre 2006 au soir, ‘’se conformer aux engagements pris par le Maroc à l’occasion de la Conférence euro-africaine de Rabat‘’.

Ces actes, qui paraissent pour certains tout à fait gratuits vu leur timing et l’absence de motifs directs et apparents dictant qu’ils soient accomplis, sont de nature à porter atteinte à l’image du Maroc en Afrique en même temps qu’ils induisent une profonde contradiction avec le discours officiel qui soutient que le Maroc contrôle ses frontières et traite les migrants en situation irrégulière sur son territoire dans le respect total des droits humains et la réalité sur le terrain.
En outre, le BP du PSU a enregistré sur le même sujet le décès – entre les mois de juin et d’octobre 2006 – pour cause de maladie, d’absence de soins ou d’accident de 12 migrants subsahariens installés au Maroc.
Cette situation dramatique, résultat de la quasi-fermeture des passages entre le Maroc et l’Espagne, ne doit plus durer.
Pour cela le Bureau politique du PSU demande instamment au gouvernement d’arrêter les actions opposées aux droits de l’homme dirigées contre les migrants, quelle que soit leur situation au Maroc. Il demande également – face aux drames humains vécus par un très grand nombre de ces migrants – que les autorités publiques marocaines interviennent pour que les migrants sans moyens aient plein accès aux structures hospitalières publiques, au même titre que les Marocains en situation d’indigence. A ce sujet, le Bureau politique est conscient de l’insuffisance des moyens mis à la disposition de notre système de santé – insuffisance qu’il ne cesse de dénoncer à l’image des autres déficits dans d’autres services de base du pays – aussi presse-t-il les responsables marocains concernés d’agir pour que les instances de l’Union européenne ainsi que le HCR et l’Organisation des migrations internationales prennent effectivement leur part dans la réponse aux besoins de base de cette population migrante, qui se trouve provisoirement dans notre pays dans l’attente d’un départ de plus en plus hypothétique vers l’Europe, alors que le Maroc ne dispose pas de moyens suffisants pour faire face aux besoins primaires d’une proportion importante de sa propre population.

Le Bureau politique du PSU continue de penser que la façon de traiter les migrants étrangers vivant au Maroc a des incidences directes et indirectes sur les migrants marocains installés à l’étranger, comme il estime que l’Etat de droit se construit aussi par la façon dont les populations en situation de précarité sont traitées. Dans ce sens, la responsabilité du gouvernement marocain est pleinement engagée pour que les citoyens de pays subsahariens transitant par le Maroc ou y vivant soient protégés dans leur vie et leurs droits.

Fait à Rabat le 24 décembre 2006