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Parigi si mobilita contro le espulsioni del governo marocchino

Presidio contro le espulsioni davanti all’ambasciata del Marocco
Per il rispetto dei diritti dei migranti.

Il 23 dicembre scorso, all’alba, in divesri quartieri di Rabat, il governo del Marocco ha messo a punto un gigantesco rastrellamento ai danni dei migranti africani.

Più di 300 rifugiati, richiedenti asilo e migranti; uomini, donne e bambini sono stati portati alla frontiera tra Algeria e Marocco dalla parte di Oujda per farli espellere.
Il 25 dicembre altre deportazioni sono avvenute a Nador (est del Marocco).

Un anno dopo i tragici avvenimenti di Ceuta e Melilla, teatro di deportazioni di massa di migranti sub-sahariani che avevano provocato l’indignazione della comunità internazionale su larga scala in nome della protezione delle frontiere europee sono di nuovo all’ordine del giorno in un pâese in cui ogni giorno i diritti dei migranti e delle persopne che hanno bisogno e diritto di protezione internazionale sono calpestati.
A più di un anno da auegli avvenimenti il governo marocchino continua le sue politiche di deportazione giustificandole con la “conformità degli impegni presi dal Marocco3 (dixit il prefetto di Rabat) con l’Unione Europea.

Gli Stati riuniti in occasione delle conferenze euro-africane sulla migrazione e lo sviluppo che si sono svolte a Rabat (luglio 2006) e poi a Tripoli (novembre 2006) hanno deciso di mettere a punto una partenrship ristretta sui flussi migratori.
In aueste deu occasioni hanno affermato l’imprtanza della “protezione dei diritti di tutti i migranti”, con partiocare attenzione alle pesrone più vulnerabili nonchè al rispetto di una protezione effettiva dei rifugiati.
“Questi principi fondalmnetali sembrano però avere una portata relativa di fronte alla volontà di impedire ad ogni costo l’accesso qi territori europei ai migranti, dato che è in nome degli accordi presi dal Marocco in occasione della conferenza di Rabat che le autorità marocchine hanno pubblicamente giustificato le espulsioni del 23 dicembre.

Il 28 dicembre molte associazioni e comitati hanno condannato queste espulsioni collettive, che contravvengono alle diverse convenzioni internazionali che il Marocco ha firmato e non corrispondono alla stessa legge marocchina sul soggiorno.
La condanna è rivolta anche alle pressioni esercitate dall’Unione Europea sul Marocco per dissuadere i richiedenti asilo e i migranti di chiedere protezione e asilo politico.
L’Unione Europea infatti si serve dei suoi vicini del sud – che siano paesi d’origine o di transito per i migranti – per delegare loro la protezione delle sue frontiere, senza preoccuparsi delle possibili consguenze. E’ in questo modo che la Libia, paese regolarmente sotto accusa poer le continue violazioni dei diritti umani, sta diventando uno dei principali partner per l’Europa come paese-filtro dei migranti che vengono dal sud Africa.
Allo stesso modo il Marocco é considerato come partener privilegiato dell’Unione Europea nella lotta contro la cosiddetta immigrazione illegale, quando lo stesso governo marocchino non rispetta i principi contenuti nella Convenzione di Ginevra sui rifugiati.

I morti di Ceuta e Melilla del 2005 e le centinaia di persone deportate lo scorso 23 e 25 dicembre si inseriscono nella illogica politica di esternalizzazione delle proprie frontiere adottata negli ulmtimi anni dalla Unione Europa.
L’appello lanciato da Migreurop oltre a denunciare la gravità degli avvenimenti chiede l’immediato rientro delle pesrone espulse, la loro regolarizzazione e il rispetto della loro dignità.

Tra i primi firmatari dell’appello:
AMF, ASDHOM, ATF, ATMF, Coordinqmento donne “egalitarie”, FTCR, GISTI, IDD, MIR, RLF, Voie démocratique (Francia), Union syndicale solidaire, les Alternatifs, ACORT, IACD, Association des amis de Taourirt, soutien AMDH (Marocco), EMCEMO, KMAN (Olanda), Associazione dei lavoratori magrebini di Francia.