Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

Il ministero dell’Interno ha dato i suoi numeri.

Un breve commento alle cifre rilasciate in relazione agli sbarchi dei migranti sulle coste italiane avvenuti nel 2006.

Con estrema soddisfazione il ministero dell’Interno ha affermato che “Nel 2006 diminuiscono gli sbarchi dei clandestini rispetto all’anno precedente” in quanto “dal 1° gennaio al 31 dicembre 2006 sono sbarcati sulle coste italiane 22.016 clandestini, con una riduzione, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, del 4,5% (22.939 erano stati gli arrivi nel 2005). La maggior parte degli sbarchi è avvenuta sulle coste siciliane dove nel 2006 sono arrivati 21.400 extracomunitari (22.824 nel 2005) mentre in Puglia sono stati solo 243 (19 nel 2005) e in Calabria 282 (88 nel 2005)”.

Per il documento completo consultare il sito del ministero.

La prima riflessione che salta in mente è come dietro queste definizioni -“clandestini”, “extracomunitari”… – e dietro queste cifre – migliaia, centinaia…- a scomparire siano sempre le persone, con le loro storie, le loro mani, i visi, i desideri, le fatiche e tutto ciò che rende uomini o donne quelli che qui vengono rappresentati come semplici cifre statistiche. La seconda cosa che viene da pensare è perché queste cifre siano diminuite, e quali costi siano stati pagati per raggiungere questo risultato. Non si è ridotto il numero delle guerre che anzi sono aumentate ovunque alimentate dall’odio razziale, dalla disparità economica, dal business del traffico di armi e da tanti altri motivi ancora. La povertà dei sud del mondo cresce, le risorse sono sempre più esigue e mal distribuite, e non sembra di poter affermare che i diritti umani siano stati particolarmente implementati nel corso degli ultimi 12 mesi… anzi.

Però sono diminuiti gli sbarchi clandestini.

Si potrebbe forse immaginare che nuove leggi siano state varate per aprire nuovi canali di ingresso legale sul nostro territorio. E invece no… neanche questo è successo.
Ma, se i migranti non hanno avuto nessuna buona ragione per smettere di lasciare i propri paesi d’origine e se non sono arrivati in Italia attraverso canali di ingresso legale, cosa è accaduto veramente?

Le cifre vanno sempre analizzate, spiegate, interpretate, soprattutto quando dietro queste stanno la vita e la morte di migliaia di persone. Non le si può usare in maniera tanto strumentale e decantarle con superficialità solo a scopi di propaganda politica.
Il ministero dell’interno asserisce che “La diminuzione, seppur lieve, segna un’importante inversione di tendenza (nel 2005 gli sbarchi erano quasi raddoppiati rispetto al 2004) e testimonia la proficua attività di cooperazione con i maggiori Paesi del nord Africa e, in particolare, i passi avanti fatti nel dialogo con la Libia, che ha contribuito alla diminuzione del fenomeno”.

Ma di che tipo di cooperazione, di quali passi avanti, esattamente si sta parlando in queste dichiarazioni?
Ci si riferisce forse alle deportazioni indiscriminate effettuate dalla Libia a danno di migranti che prima sono stati tenuti in condizioni inumane e degradanti nei centri di detenzione finanziati in quel paese dall’Italia? Oppure ci si sta rallegrando delle retate di natale condotte in Marocco da polizotti che hanno violentato le donne incinte e abbandonatoi i bambini alle porte del deserto dopo aver stracciato i documenti di rifugiati riconosciuti dall’Unhcr?
O, ancora, si allude al fatto che grazie ai pattugliamenti congiunti euroafricani molti migranti, quando sono intercettati in mare, vengono riportati indietro alle coste nordafricane di partenza anche a costo che le loro precarie imbarcazioni non reggano o che chi ha bisogno di protezione venga respinto?

Il ministero dell’interno italiano ha dato i suoi numeri, ma noi vi invitiamo a leggerli alla luce degli ultimi avvenimenti accaduti nei paesi cui è stato delegato il controllo delle frontiere esterne dell’Ue e alla luce degli altri numeri, quelli che non avremo mai, di tutte le donne e gli uomini “clandestini” ed “extracomunitari” che invece le nostre coste non le hanno mai raggiunte, perché sono morti altrove.

di Alessandra Sciurba