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da MISNA del 3 gennaio 2007

Rifugiati somali deportati dal Kenya

Circa 400 rifugiati somali fuggiti in Kenya negli ultimi giorni di dicembre per gli scontri tra le Corti islamiche e le milizie governative appoggiate dall’Etiopia sono stati deportati e rimandati in Somalia. Lo ha detto alla MISNA Millicent Mutuli, portavoce dell’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr), raggiunta al telefono a Nairobi. “Sono civili arrivati lo scorso 29 dicembre nel posto di confine di Liboi”, circa 550 chilometri a nord-est della capitale Nairobi, ha detto la portavoce dell’Onu. “Il Kenya ha diritto di difendere la sicurezza delle proprie frontiere ma deportare civili che hanno bisogno di assistenza è contrario alle convenzioni umanitarie internazionali” ha spiegato alla MISNA. L’Acnur, ha aggiunto, ha inviato stamani una lettera al ministero dell’immigrazione del Kenya, responsabile anche per le questioni relative ai rifugiati, lanciando un appello al governo perché interrompa i rientri forzati di sfollati somali. Nella zona di Liboi ci sono tre campi-profughi dell’Acnur. Secondo la stampa locale, il governo del Kenya avrebbe impedito alla Croce rossa locale di raggiungere le località di confine dove arrivano i somali; gli sfollati provengono dalla strada che collega il Kenya a Chisimaio (Kismaayo), nel sud della Somalia, conquistata tre giorni fa da milizie governative e soldati etiopi. Il Kenya in questi anni ha accolto 160.000 rifugiati somali, di cui 35.000 nel 2006, fuggiti a causa di guerre e insicurezza. Nelle ultime settimane il Kenya ha rafforzato la sicurezza lungo i circa 700 chilometri di frontiera con la Somalia, chiudendo i punti di passaggio; anche di questo hanno discusso ieri il presidente ad interim somalo Abdullahi Yusuf e quello keniano Mwai Kibaki in un incontro a Mombasa. Il timore delle autorità di Nairobi è che possano varcare il confine i capi delle Corti islamiche, fuggiti dopo essere stati sconfitti in battaglia. Secondo osservatori locali, non c’è il rischio di un esodo di miliziani islamici: i leader sarebbero nascosti nel sud del Somalia e molti combattenti avrebbero abbandonato le Corti per unirsi ai signori della guerra che stanno tornando a Mogadiscio dopo l’arrivo del governo di transizione appoggiato dall’Etiopia.
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Aggiornamento delle ore 16:19 – Dopo averlo annunciato nei giorni scorsi, il ministro degli Esteri keniano ha confermato in una conferenza stampa la chiusura dei confini terrestri con la Somalia. “La frontiera è stata chiusa” ha detto il capo della diplomazia Raphael Tuju parlando nella capitale Nairobi. Negli ultimi giorni erano state rafforzate le misure di sicurezza lungo i circa 700 chilometri di frontiera comune con la Somalia per cercare di bloccare l’eventuale arrivo dei miliziani delle Corti islamiche, sconfitti dalle forze del governo somalo di transizione con il sostegno dei soldati etiopi a Mogadiscio e nel sud del paese. Il 1° gennaio le Corti sono state scacciate anche dalla loro roccaforte Chisimaio (Kismaayo); da questa città portuale parte anche la principale strada di collegamento con la frontiera del Kenya, che dista circa 180 chilometri. Oggi intanto a Bruxelles è riunito il gruppo di contatto – che comprende Italia, Norvegia, Gran Bretagna, Svezia, sotto la guida della Germania, presidente di turno ue per il primo semestre 2007 – per valutare possibili interventi dell’Unione Europea a favore della Somalia.

Aggiornamento delle ore 18:21 – “C’è un clima di tensione e di paura qui perché domani le autorità del Kenya dovrebbero espellere altre centinaia di profughi somali arrivati nei giorni scorsi”: lo ha detto alla MISNA una cittadina somala raggiunta per telefono nella città di confine di Liboi, in Kenya, 550 chilometri a nord-est della capitale Nairobi, da dove 400 rifugiati sono stati espulsi oggi verso la Somalia. “Ci sono centinaia di somali arrivati qui in Kenya oltre il confine in fuga dagli scontri dei giorni scorsi tra le Corti islamiche e i miliziani governativi appoggiati dall’Etiopia: ora temono vendette o persecuzioni politiche e non vogliono tornare in Somalia” dice ancora alla MISNA la testimone, della quale per motivi di sicurezza si mantiene l’anonimato. Secondo l’ufficio umanitario dell’Onu (Ocha), circa 4.000 somali attendono ancora in Somalia di poter varcare il confine con il Kenya, ma per il momento è impossibile dopo il blocco della frontiera terrestre; al momento sono raggruppati soprattutto nella cittadina somala di Dhooble che – secondo informazioni raccolte dalla MISNA – in queste ore è stata occupata dai miliziani del governo somalo di transizione e dai soldati etiopi. “La chiusura dei confini da parte del Kenya costituisce una violazione delle leggi internazionali” dice alla MISNA Steve Ouma, vicedirettore esecutivo della ‘Kenya Human Rights Commission’, un’organizzazione non governativa e indipendente attiva nel settore dei diritti umani, al telefono da Nairobi. “Se per motivi di ‘pragmatismo’ il nostro governo vuole evitare l’arrivo in Kenya di esponenti delle Corti islamiche non può però impedire ai civili somali di abbandonare il loro paese” aggiunge l’esperto. Il Kenya, spiega Ouma, “sta cercando di rimanere neutrale di fronte alla crisi somala e la chiusura delle frontiere è dettata da questioni di sicurezza: ma davanti a problemi di giustizia e ingiustizia occorre prendere posizione. Non possiamo deportare somali che chiedono asilo nel nostro Paese”. Resta il problema di come distinguere i civili in fuga dagli eventuali esponenti delle Corti islamiche, sconfitti nei giorni scorsi sia a Mogadiscio che a Chisimaio, il loro ultimo bastione nel sud della Somalia. “Il problema dei rifugiati somali non è nuovo per il Kenya” dice ancora alla MISNA il vicedirettore dell’organizzazione per i diritti umani, che in queste ore ha inviato una missione nella zona di Liboi, principale punto di passaggio tra i due paesi (il confine è di fatto quasi inesistente lungo i 700 chilometri di frontiera comune). Nei pressi di Liboi, l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr) ha allestito da tempo alcuni campi-profughi. “Dobbiamo garantire i diritti dei rifugiati senza pregiudicare la sicurezza del nostro paese: le autorità di Nairobi hanno gli strumenti adatti”. Il Kenya ospita circa 160.000 rifugiati somali arrivati a partire dal 1991, anno della caduta di Siad Barre e dell’inizio del lungo caos somalo; nel 2006 ne sono arrivati 35.000.