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Pisa – Le associazioni di immigrati chiedono un incontro al Questore

Pisa, 21 Aprile 2007

Alla stampa cittadina

Africa Insieme, che con lo “sportello informativo”
segue le problematiche dei migranti; Ass. “Mezclar”,
che tutela il diritto alla salute; la Scuola di
italiano per migranti, promotore di corsi di italiano;
Laboratorio delle Disobbedienze “Rebeldia”, gruppo
impegnato nella zona Stazione per i diritti dei
migranti; Comunità senegalese, marocchina e tunisina,
in rappresentanza dei rispettivi cittadini; Consigli
degli Stranieri del Comune di Pontedera e della
Provincia, eletti dagli immigrati. Queste le realtà
che chiedono oggi un incontro al Questore, e che
esprimono «preoccupazione per l’operato della
Questura».

I comunicati stampa della Polizia, pubblicati sui
giornali locali, danno l’immagine di una città
appesantita da gravi problemi di criminalità e ordine
pubblico. I dati forniti dalla stessa Questura,
relativi ai reati denunciati nel 2006, restituiscono
però una realtà diversa. Emblematico il caso della
zona Stazione, descritta come uno dei luoghi più
insicuri. Qui, scrive la Questura, «i reati contro la
persona sono effettivamente pochi»: 6 denunce per
danneggiamento, 1 per lesione, 0 per risse o strupro,
5 per detenzione o spaccio di stupefacenti. Alla luce
di questi dati, come si può dichiarare di vivere in
una città insicura?

Le preoccupazioni dei gruppi firmatari della lettera
sono rivolte alle «conseguenze che una tale
informazione può creare»: al “pericoloso binomio
immigrazione-criminalità”; alle modalità di controllo
degli stranieri, che appaiono sproporzionate rispetto
all’esigenza di garantire l’ordine pubblico; le stesse
persone, denunciano le associazioni, «pur se regolari,
vengono ripetutamente fermate, anche più volte in una
stessa giornata, generando una percezione di
particolare accanimento nei confronti di alcune
nazionalità».

Il Questore ha incontrato a più riprese i
rappresentanti delle categorie commerciali,
sottolineando l’impegno nella lotta contro
l’abusivismo commerciale e l’immigrazione clandestina.
Al contempo, però, non c’è stata un’analoga visibilità
di iniziative tese a contrastare altri fenomeni,
anch’essi illegali: le discriminazioni che impediscono
agli stranieri l’accesso all’alloggio; i datori di
lavoro che assumono “al nero”; coloro che si rifiutano
di assumere stranieri in ragione della loro
appartenenza etnica; gli enti pubblici che violano i
diritti, come ad esempio la mancata concessione di
libretto sanitario ad uno straniero regolare. Questi
fenomeni pongono anch’essi problemi di “legalità”, e
meritano un’analoga attenzione da parte delle forze
dell’ordine.

In una conferenza stampa del 23 Marzo 2007, il
Questore «si è soffermato su quelli che gli sono
apparsi i temi più urgenti della città, problemi come
l’immigrazione, l’ordine pubblico, i furti, la droga».
Dunque, il Questore avrebbe definito l’”immigrazione”
come tale un “problema”. La legge, che il Questore è
chiamato a rispettare e far rispettare, non definisce
però l’immigrazione come “problema”. Le associazioni
si sarebbero perciò aspettate una rettifica da parte
della Questura: ciò avrebbe tutelato l’immagine dei
molti cittadini stranieri che vivono regolarmente nel
nostro territorio.

Un altro esempio. Le cronache locali del 31 Marzo
davano notizia di un blitz notturno della polizia
nell’Ospedale Santa Chiara, dove sono stati sorpresi
cittadini stranieri «alla ricerca di un posto al
riparo dalle intemperie». La stessa Questura aveva
però firmato nei mesi scorsi un protocollo di intesa,
che prevedeva l’accoglienza in luoghi idonei dei senza
fissa dimora rintracciati all’Ospedale. Del Protocollo
non c’è traccia nel comunicato della Questura, mentre
la notizia finiva per criminalizzare il comportamento
dei senza fissa dimora, senza che emergesse la
drammatica situazione di chi non ha un posto dove
dormire. Le associazioni si chiedono «perché la
Questura non abbia voluto chiarire la natura del
proprio intervento»: un intervento che è certo di
ordine pubblico, ma che deve svolgersi – dice il
Protocollo – all’interno di un «solido sistema di
collaborazione con tutte le istituzioni», e dunque con
un’attenzione alle problematiche sociali.

«Questi equivoci», concludono le associazioni e le
comunità straniere firmatarie della lettera,
«potrebbero essere risolti avviando un rapporto
proficuo con i soggetti sociali che finora non sono
stati ricevuti né ascoltati: le comunità straniere, le
associazioni del volontariato, gli organi di
rappresentanza degli immigrati, i tavoli istituzionali
impegnati sulle questioni relative all’immigrazione».