Per la libertà di movimento, per i diritti di cittadinanza

da Il Manifesto dell' 8 maggio 2007

Stiamo diventando «razzisti», meno male che c’è Repubblica

di Luca Fazio

Dopo aver tanto pianto per la nascita del Partito democratico, ci voleva un’elezione vera, quella di Nicolas Sarkozy, per far scoprire le carte al nuovo centro che verrà. Lo fa con un’operazione raffinata il suo quotidiano di riferimento, la Repubblica, dando voce in prima pagina all’uomo qualunque di sinistra – Claudio Poverini – per fargli dire che nonostante la sua buona volontà sta diventando un «grandissimo razzista».
Si tratta di un vero e proprio manifesto politico, supportato da un’interessante intervista al ministro degli Interni Giuliano Amato, solo apparentemente scollegata a pagina 13.
Poverini lavora al Quirinale (che con 2.158 addetti pagati profumatamente costa agli italiani quattro volte più di Buckingam Palace), è uomo di buone letture, insegna la tolleranza alle sue figlie e né lui né i suoi amici sono stati vittime di atti di violenza, solo una volta ha sventato due borseggi da parte delle «zingarelle». Però legge e si informa (due quotidiani, Ballarò e Matrix) e sa cosa accade per le strade di Roma. Che certi stranieri sono maleducati, che la fontana di Trevi è terra di nessuno, «tra decine di venditori di pistolette che fanno le bolle di sapone», che se lui avesse ammazzato una rumena a Bucarest se la sarebbe passata male, che i nomadi rubano e mandano a scuola i loro figli con i pidocchi, che gli arabi stuprano («e se io stuprassi una giovane araba alla Mecca»?).

Ma qualcosa si sta muovendo per il meglio, e Poverini sa anche questo. Per esempio – cosa che Fini disse già 15 anni fa, si rammarica il lettore de la Repubblica che oggi è costretto a dargli ragione – è bene che dopo un omicidio compiuto da una ragazza rumena il buon sindaco Veltroni abbia deciso di spostare i campi nomadi fuori dal Grande raccordo anulare, provvedimento che il peggior sindaco leghista non potrebbe nemmeno permettersi di pensare. Del resto, sono gli stessi provvedimenti che con altro stile hanno chiesto anche i militanti di Forza nuova durante i funerali della ragazza uccisa.

I tempi stanno cambiando, il centrosinistra deve restare al passo di Sarkozy e senza spaccare troppo il capello in quattro per le altre notizie che si leggono sul giornale e magari non sempre lasciano traccia nel dibattito politico sull’immigrazione, come quella bambina polacca di cinque anni sparata in faccia, a Napoli, da un cittadino italiano. Succede. Su una cosa Poverini ha ragione da vendere. In un paese dove muoiono quattro persone al giorno sul lavoro, dove la criminalità organizzata controlla e mortifica intere regioni, dove c’è il più alto tasso di evasione fiscale d’Europa, dove ci sono zone in cui ci si ammazza a livelli «colombiani», dove il territorio viene violato, lui vuole «la cultura della legalità in questo benedetto paese», vuole che «chi sbaglia paghi».

Che siano zingari o venditori di bolle di sapone, da qualche parte bisognerà pur cominciare. Anche il ministro Amato, ha le idee molto chiare su come rivitalizzare la «sinistra». Dice che Sarkozy, che è già passato alla storia per aver chiamato «feccia» i maghrebini delle periferie, ha vinto perché sa parlare alla gente e perché ha detto che sarà capace di «evitare che vi sentiate sommersi dall’ondata degli stranieri». E noi, niente. Nessuno che sappia ascoltare la gente. E sì che Amato, dopo la tragedia sulla metropolitana di Roma, ha avuto il coraggio di riproporre una sua vecchia idea: punire i clienti delle prostitute. Davvero brillante, dopo che un uomo del suo governo è stato messo alla gogna per aver abbassato il finestrino davanti a un travestito: se la caverebbe con una multa. Solo un politico, spiega Amato, ha dimostrato di saper ascoltare le ansie degli elettori, e deve essere per questo che, col cuore in mano, ha deciso di deportare gli zingari a trenta chilometri dalla Capitale-vetrina, e di far sorvegliare da vicino i sudamericani che fanno il pic-nic nelle aiuole del centro.

Sul sito on-line de la Repubblica, centinaia e centinaia di lettori ieri hanno scaricato le loro ansie e le loro osservazioni a partire dalla lettera di Poverini. In Italia non si può fischiare nessuno, da Bertinotti alla Moratti, si lanciano anatemi contro chi critica il papa, ogni apparato è intoccabile (guai alla lesa maestà), e però la «gente» ha tutto il diritto di lasciare libero sfogo ai peggiori istinti contro gli stranieri, magari anche in chiesa per chiedere vendetta. Di più. Questa vox populi, aizzata dai media e dai politici, diventa addirittura la base da ascoltare e da comprendere per una sinistra champagne che vuole essere moderna. Ieri, in tv, lo ha detto anche Fassino, incalzato da Ferrara: «La sicurezza non è un tema di destra». Oui, siamo tutti Sarkozy.