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da "Città Meticcia" ottobre/novembre 2007

Ravenna – Moschea, l’addio a via Scaletta

Le voci della comunità musulmana e non sul passato, presente e futuro del Centro islamico

Pochi sanno, in effetti, che i locali di via Scaletta, in pieno Borgo San Biagio, dove attualmente ha sede la Moschea, ospitano anche due importanti organizzazioni culturali molto attive e frequentate: il Centro di Cultura e Studi Islamici della Romagna e la Lega Islamica Femminile Italiana. In realtà in pochi sanno semplicemente che in via Scaletta esiste il Centro islamico da ben 12 anni, con tanto di Moschea, ovvero di una sala adibita alla preghiera. Un centro che ha anche una biblioteca multilingue e che funge inoltre da luogo di socialità e solidarietà, in particolare per i cittadini stranieri. Nei suoi dodici anni di vita ha organizzato centinaia di incontri, seminari e momenti di dialogo e confronto con le diverse religioni.
“Siamo molto commossi dall’affetto dimostrato in questi ultimi giorni da parte dei nostri vicini. Sapevamo che eravamo rispettati, ma non cosi ben voluti! – continua Marisa, visibilmente emozionata – Molti hanno manifestato dispiacere per il nostro trasloco. Ogni tanto qualcuno entrava nella Moschea, si guardava intorno, faceva delle domande. Sono stati sempre ben accolti nella nostra comunità”. In effetti, il Centro islamico di via Scaletta è stato, di fatto, da sempre aperto dall’alba al tramonto a tutti i cittadini, autoctoni o stranieri. In tanti anni non si è mai verificato un problema, neanche un semplice schiamazzo. Tanti abitanti del luogo non l’hanno mai conosciuto. Alcuni, invece, ne sono venuti a conoscenza solo per curiosità, come racconta Gino: “Vedevamo andare e venire tanta gente straniera. Per curiosità un giorno sono entrato, la porta era aperta. Mi hanno spiegato cosa facevano e mi hanno mostrato tutti gli ambienti. Ho visto delle famiglie, alcuni bambini che giocavano nel giardino. È stata una convivenza molto rispettosa. Non ho mai avuto paura. Adesso invece sono preoccupato. Che cosa faranno di questo spazio?” All’incontro pubblico sul dialogo interreligioso che si è tenuto al Centro islamico alla rottura del digiuno del penultimo venerdì di Ramadan, il 5 ottobre, erano molti i “vicini di casa” presenti. Due donne hanno sentito l’esigenza di testimoniare la loro solidarietà: “Per noi potrebbero stare qui altri cent’anni – afferma una. – La gente è sospettosa solo perché non li conosce, non sa di quello che parla. Sono persone incredibilmente educate. Ce ne fossero di vicini di casa sempre così!”.
La comunità musulmana di Ravenna è composta da persone di circa 20 nazionalità diverse, dagli italiani agli albanesi, macedoni, senegalesi, somali o marocchini. In città si può stimare una presenza di circa 4mila musulmani, di cui alcune centinaia i praticanti. Quando si è insediato il Centro islamico in via Scaletta, nel 1995, i musulmani a Ravenna erano appena un migliaio. È dunque evidente che gli spazi attuali siano diventati insufficienti. Ecco allora l’idea di acquistare un terreno e costruire, con fondi propri, una struttura in grado di accogliere la comunità e da cui nessuno possa più mandarla via. Il Comune ha individuato un terreno “ideale” nella zona delle Bassette (nel frattempo, da novembre, la comunità traslocherà in alcuni locali in affitto in via Ravegnana). “Cogliamo l’occasione dello sfratto di questo locale che è da ristrutturare – interviene Giorgia, con un tenero sorriso – per spostarci fuori città in un locale che riesca a ospitare le famiglie di religione musulmana. Io vengo qua con i miei tre figli. Sono romagnola, nata a Ravenna, e da molti anni abbiamo trovato la pace in questa religione che ho abbracciato insieme ai miei piccoli bambini di otto, sei e tre anni. Vorrei un Centro islamico di dimensioni adeguate che possa ospitare anche i bambini in un grande giardino protetto, dove possano giocare mentre noi preghiamo e studiamo il corano”. “È vero, io ho due bambine – interviene Amal, marocchina, da otto anni in Italia – e abbiamo bisogno di uno spazio abbastanza grande che possa ospitare oltre alla sala di preghiera anche la biblioteca e un salone dove possiamo riunirci noi donne per le diverse attività che svolgiamo. Sarebbe bello poi avere anche un’aula per il dopo scuola dei ragazzi. Sogno un Centro musulmano aperto a tutti. Non c’è niente di di più limpido quando il tuo cuore, la tua mente e la tua casa sono aperti a tutti”.
Amadou è un senegalese che vive da dieci anni a Ravenna. La sua voce nasconde un velo di tristezza: “Qual è la vera motivazione che fa innalzare le voci di protesta contro la costruzione di una Moschea? A Ravenna esiste già da dodici anni. Abbiamo convissuto in pieno centro storico senza problemi. Credevo fossero contenti che ci spostassimo fuori città vista la difficoltà di parcheggio. Siamo centinaia di musulmani che veniamo a pregare – continua Amadou, – soprattuto per le ricorrenze festive del nostro credo. Come si può parlare d’integrazione quando si rischia di negare un diritto importante per la nostra crescita spirituale? Sono proprio sorpreso dal coro di voci di protesta contro la costruzione della nostra Moschea. Costruzione che poi sarà interamente a carico della comunità musulmana. Spero vivamente che queste proteste non provengano dalla maggioranza dei ravennati per i quali nutro gran rispetto e stima. Non a caso ho scelto questa città per crescere i miei figli”.
Eppure molti ravennati non musulmani hanno paura. Ma l’impressione è che queste paure possano svanire con più facilità di quanto si pensi. Basterebbe la conoscenza: sapere quali sono i valori dell’Islam, iniziare a frequentare i musulmani, vederli in faccia e parlare, dialogare e discutere. Come quando un bambino di notte accende la luce e si accorge che non c’è nulla da avere paura, e che la paura nasceva solo dal buio.
“Io sono qui per curiosità – dice Mauro, un pensionato di 69 anni – Ho letto nei giornali che c’era una Moschea a Ravenna da dodici anni anni. Non lo sapevo mica. Sono arrivato e mi trovo tre donne con i loro bambini. Con le loro gentilezze mi hanno conquistato! Penso che più della metà dei ravennati non sappia della sua esistenza. E questo la dice lunga sulla discrezione di queste persone. Non capisco proprio quelli che difendono i valori morali cattolici e se la prendono con le altre religioni. Ma non sono mica molto diversi i loro valori.”

di Angelica Morales e Francesco Bernabini