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Venezia – A Jesolo ancora attesa per i richiedenti asilo

Quasi come uscire dall’invisibilità, quasi un urlo, un grido disperato, quello che martedì 2 ottobre è stato lanciato a gran voce da una quarantina di migranti eritrei ospiti della struttura, adibita a centro di accoglienza, di Jesolo.

Dopo essere stati trasferiti nella struttura jesolana, gli eritrei, provenienti dal centro di Gradisca d’Isonzo, chiedevano risposte alla loro domanda di asilo politico, per altri, migranti di altre nazionalità con cui condividono lo spazio nella struttura, la risposta era già arrivata.
“Non ci dicono nulla, nessuno ci fa sapere niente, alcuni di noi devono ancora essere sentiti dalla Commissione che dovrà valutare le nostre domande” dice uno di loro tentando di farsi capire in lingua inglese.
Ma la loro uscita, l’iniziativa che li ha resi così visibili nella cittadina jesolana, ha anche a che vedere con le condizioni di totale assenza di servizi che aggrava la loro situazione: “Non abbiamo soldi e neppure vestiti e qui fa molto freddo, non parliamo italiano e finora nessuno ci ha insegnato una parola”. Dalle loro dichiarazioni emerge la mancanza di una adeguata struttura di accoglienza in grado, certo, di ospitarli per la notte, ma totalmente carente dal punto di vista dell’orientamento.
E’ evidente infatti che la poca fiducia nel responso della Commissione è frutto anche della situazione di totale abbandono, dal punto di vista delle informazioni, nel quale i migranti sono stati lasciati.

Dopo la protesta, si sono susseguite da più parti le polemiche per la loro presenza nella città di Jesolo.
E così ecco avanzare anche la minaccia di un rifiuto dello status di rifugiati proprio in seguito all’iniziativa. Rifiuto quanto mai contrario alle norme che regolano la materia del diritto d’asilo.
Come può essere considerato pericoloso per la sicurezza dello stato un gruppo di migranti eritrei che passeggia per le strade di una città che accoglie ogni estate due milioni di persone? La cronaca della carta stampata parla di migranti che fuggono alle forze dell’ordine per rifiutarsi di rientrare nella struttura di accoglienza: un fatto paradossale visto che gli stessi non hanno alcun obbligo di rientro, non essendo detenuti!

La vicenda è ancora tutta aperta, i richiedenti asilo, ancora in attesa di risposta, e la situazione non mancherà, nei prossimi giorni, di far ancora discutere.

Redazione Melting Pot Europa