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da Gazzetta di Parma del 17 aprile 2008

Parma – L’odissea della speranza dei rifugiati senza rifugio

Solo lo scorso anno 103 nuovi arrivi. Tiziana Mozzoni: Parma in prima linea.

Uomini in fuga più che migranti. Più che una vita migliore, cercano di mettere un bei po’ di chilometri tra sé e l’ombra della morte. Perseguitati per questioni politiche, religiosi o razziali: bussano ai nostri confini. Rifugiati di nome, ma spesso senza rifugio, come in queste sere – chiuso il dormitorio di Padre Lino – dimostra la chiesa di Santa Cristina, a sua volta trasformata in dormitorio per 25 di loro. A Parma erano 260 a fine 2006: più che a Bologna (237), Reggio Emilia (144) e Piacenza (34), e meno che a Modena, che con i suoi 343 rifugiati era la provincia emiliano-romagnola che ne ospitava di più. Ai 260 del 2006, lo scorso anno si sono aggiunti 103 richiedenti asilo o titolari di permesso di soggiorno per protezione umanitaria. Difficile dare cifre precise, perché Parma può essere la meta di chi ha richiesto asilo in un’altra questura, magari del sud o lungo i nostri confini orientali. Oppure, qualcuno può presentare, domanda alla nostra questura, per poi trasferirsi altrove.
L’impegno del territorio. Tra le due, è comunque più facile la prima ipotesi. Pare che il passaparola richiami dalle nostre parti sempre più richiedenti asilo, per i quali la Provincia, nel 2006 ha aperto lo Sportello provinciale asilo, al quale dal gennaio al maggio del 2007 si sono rivolte 171 persone per un totale di 480 interventi. «Su questo fronte – dice Tiziana Mozzoni, assessore alle Politiche sodali della Provincia, che ente attuatore del progetto regionale Terra d’asilo – la nostra è tra le Regioni più presenti a livello nazionale, tanto da essere l’unica ad aver siglato un protocollo d’intesa in materia. E la nostra provincia è l’unica a vedere realizzati al proprio interno due progetti Sprar». Si tratta del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. Una mano tesa, che offre accoglienza a singoli e famiglie, formazione professionale e aiuto per l’inserimento nel mondo del lavoro. Un concentrato di solidarietà, in teoria. Nei fatti, troppo spesso, un progetto senza realizzazione.
«Con tutta la buona volontà – scuote il capo Tiziana Mozzoni – non riusciamo a garantire i percorsi a tutti i richiedenti». In buona parte dei casi, l’aiuto consiste in una somma devoluta per primi 45 giorni. E nella speranza (che quasi sempre si realizza, magari dopo un po’) di vedersi assegnato un permesso di soggiorno. «Una volta – ricorda l’assessore – i tempi erano più lunghi: ora si sono accorciati un po’».

I progetti. Due, come si è detto, gli Sprar nel nostro territorio. A Parma, dal 1999 è attivo il progetto Una città per l’asilo, gestito dal Centro di solidarietà l’Orizzonte, in collaborazione con cooperative sociali e imprese, Centro territoriale permanente, Caritas diocesana, Centro provinciale per l’impiego, Spazio salute immigrati dell’Azienda Usl e Azienda ospedaliera. Oltre all’accoglienza in strutture e alloggi per singoli e famiglie, offre supporto e accompagnamento all’espletamento delle attività di segretariato sociale, attività mirate all’inserimento in percorsi formativi e nel mercato del lavoro, aiuto per la ricerca di alloggi autonomi, orientamento legale e supporto psico-sanitario in caso che si segua una vittima di torture.
Nel 2006 (al 31 dicembre di questo anno risalgono i dati più aggiornati) per il progetto Sprar di Parma, che metteva a disposizione 20 posti, erano state accolte 34 persone: venti singoli e tre nuclei familiari. Dieci le dimissioni dal progetto, sei di queste per integrazione sul territorio), mentre sono stati 17 gli inserimenti in
borsa lavoro attivati.

Terra d’asilo. Il secondo Sprar, attivato nel 2004, è rappresentato dal progetto Terra d’asilo, del quale è capofila il Comune di Fidenza. Coinvolti, oltre i distretti di Fidenza e Langhirano, il Comume di Sorbolo. Il progetto, sostenuto da 27 comuni, è appoggiato dalla Provincia e si avvale della collaborazione dell’Ausl, attraverso lo Spazio salute immigrati e i servizi territoriali dei distretti salutari e del sostegno dell’associazione Mondinsieme di Montechiarugolo, della Caritas di Fidenza, di Amnesty Intemational di Fidenza, del Coordinamento pace e solidarietà di Parma. La gestione è affidata a Ciac onlus, fondamentale anche nella fase della programmazione delle attività. Oltre all’accoglienza, alla tutela legale, alla formazione professionale e all’assistenza per le vittime di tortura, provvede alla formazione del personale delle istituzioni e alla sensibilizzazione della cittadinanza sulle tematiche del diritto d’asilo. Nel 2006, sono stati 25 i posti messi a disposizione, per 43 domande accolte. I posti di accoglienza messi a disposizione dal progetto sono in appartamenti e strutture di sette comuni: Sala Baganza, Langhirano, Montechiarugolo, Sorbolo, San Secondo, Fidenza e Parma. Dei 43 beneficiari, 17 erano vittime di tortura; 21 sono stati inseriti nel mondo del lavoro e 27 hanno svolto percorsi di formazione.